Risurrezione ed esperienze di morte imminente: una medesima speranza?

Conclusione

A mo’ di conclusione di questa meditazione, vorrei tornare a ribadire: la nostra fede cristiana ci chiama a non cadere nella superstizione, né a nutrirci di testimonianze straordinarie.

Se il Signore avesse voluto che queste esperienze fossero la via ordinaria per aprirsi alle realtà del Cielo, egli avrebbe cosí disposto le cose. Ma non è questo il caso.

Nella fedeltà alla rivelazione biblica e nella comunione con la Santa Chiesa cattolica, dobbiamo dunque vigilare di non cadere

  • né in una curiosità malsana;
  • né in superstizioni che fanno perdere lo spirito critico;
  • né in seduzioni per racconti che potrebbero anche rivelarsi un espediente del Padre della Menzogna che cerca di farci vacillare.

Incontestabilmente, l’aspetto soggettivo resta presente in queste esperienze, al punto per esempio che alcune persone le quali credono la reincarnazione ne tornano con una convinzione rinforzata nella reincarnazione stessa. Non ci fonderemo dunque su tali racconti per far emergere delle verità di fede.

Ciò detto, le esperienze di morte imminente riprendono in maniera significativa quel che il mistero pasquale ci fa riconoscere.

Esse illustrano – ovviamente senza provare alcunché – la nostra fede cristiana in un Dio d’amore, di luce e di vita, che attraversa le tenebre e che ci dice: «Non temere, ti voglio con me per l’eternità».

In buona sostanza, la cosa piú interessante dei fenomeni di morte imminente è certamente il modo in cui esse hanno profondamente sconvolto quanti le hanno vissute.

Cosí il mistero pasquale dovrebbe sconvolgerci al punto che viviamo in maniera radicalmente differente dopo essere stati immersi nella morte e nella risurrezione di Cristo.

Un esperto di questioni di morte imminente, il dottor Theillier (che peraltro è un diacono permanente), ha operato una

constatazione generale indubitabile: quasi tutti coloro che fanno tali esperienze cessano di dirsi atei per il tempo che segue la loro esperienza.

Patrick Theillier, Expériences de mort imminente, 64

Le persone diventano assai meno materialiste, si legano maggiormente al valore dell’amore, consapevoli di come esso sia l’unica realtà degna che vi si riponga il cuore.

Oppure ancora: degli scienziati che hanno vissuto esperienze di morte imminente rivedono totalmente il loro paradigma epistemologico.

Ad esempio, l’ingegnere nucleare Fabienne Raoul è passata da una concezione della vita unicamente materiale a una apertura al trascendente: adesso si fonda sulle ricerche scientifiche nel campo della fisica quantistica per tentare di collegare il visibile e l’invisibile.

Nel suo libro – Mon bref passage dans l’autre monde – ha scritto che tali esperienze permettono di «cambiare la nostra visione della morte per meglio vivere la nostra vita».

Dopo tali esperienze, alcuni decidono di modificare tante cose nella loro vita, oppure rispondono a una chiamata vocazionale, come è avvenuto per padre Patrice Gourrier, il quale nel 2003 ha evocato nel suo libro – J’ai choisi d’être prêtre – come lo psicoterapeuta che egli era sia stato segnato dall’esperienza di morte imminente: «È stato cosí forte, e ha cosí tanto cambiato la mia vita!».

Sta forse qui il maggior punto d’interesse di queste esperienze; quello che può ridondare su tutti noi per convincerci che il mistero pasquale deve veramente cambiare la nostra vita.

Se noi crediamo che Gesú sia davvero uscito vivo dalla tomba; se noi crediamo che la sua Passione ci ha riscattati dalla morte eterna; se noi crediamo che in Lui siamo già risuscitati – sarà possibile che viviamo sulla terra come se nulla fosse?

Non c’è bisogno di attendere di vivere un’esperienza di morte imminente per convincercene: la nostra fede in Gesú Cristo basta! Essa è sufficiente a fondare il nostro desiderio di una vita differente, piú aperta agli altri e sull’infinito; una vita che non cerchi sulla terra il suo compimento nel benessere e in continue soddisfazioni, ma che si apra a ciò che è piú grande di lei e che si prepari a incontrare la Fonte dell’amore, il Dio unico – Padre, Figlio e Spirito Santo.

Non c’è bisogno di esperienze di morte imminente per questo: basta avere la fede.

Lo sguardo sulle testimonianze di morte imminente dovrebbe dunque condurci a riprendere coscienza del fatto che tutti i battezzati hanno già vissuto – in qualche modo ma realmente – un’esperienza di morte imminente… E anzi piú che imminente – è stata reale, attuale e completa, la morte del nostro “uomo vecchio” nell’acqua battesimale. Il giorno del nostro battesimo siamo morti con Cristo e con Lui siamo risorti.

La lettera ai Colossesi esprime bene questa realtà (era la prima lettura del giorno di Pasqua):

Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassú dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassú, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.

Col 3,1-4

Ogni sguardo verso la finalità della nostra vita, verso il suo dispiegamento eterno, ci chiama allora ad affidarci con maggior fervore alla Vergine Maria, a lei che preghiamo «adesso e nell’ora della nostra morte»:

  • l’“adesso” è quello della risurrezione già in atto nelle nostre vite;
  • l’“ora della nostra morte” ne sarà il dispiegamento eterno.

Pensiamoci, ogni volta che preghiamo:

Ave, Maria, piena di Grazia. Il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra tutte le donne,
e benedetto è il frutto del tuo grembo, Gesú.

Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori
adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen.

Cristo è risorto, egli è veramente risorto. Alleluja.

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Rettore del Santuario di Notre-Dame du Laus (Hautes Alpes)

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