Vaccini anti-Covid19: “Catholics do it better”

Photo by CDC on Unsplash
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Il 18 agosto scorso Papa Francesco è intervenuto con un videomessaggio, diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede, in cui, come pastore premuroso e sollecito, ha nuovamente inteso rivolgere ai fedeli ed alle persone di buona volontà l’invito ad effettuare la vaccinazione contro il Covid-19, quale «atto di amore» volto alla salvaguardia della salute propria e pubblica ed al perseguimento del bene comune.

Grazie a Dio e al lavoro di molti, oggi abbiamo vaccini per proteggerci dal Covid-19. Questi danno la speranza di porre fine alla pandemia, ma solo se sono disponibili per tutti e se collaboriamo gli uni con gli altri.

Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli. L’amore è anche sociale e politico, c’è amore sociale e amore politico, è universale, sempre traboccante di piccoli gesti di carità personale capaci di trasformare e migliorare le società (cfr. Laudato si’, n. 231, cfr. Fratelli tutti, 184).

Vaccinarci è un modo semplice ma profondo di promuovere il bene comune e di prenderci cura gli uni degli altri, specialmente dei più vulnerabili. Chiedo a Dio che ognuno possa contribuire con il suo piccolo granello di sabbia, il suo piccolo gesto di amore. Per quanto piccolo sia, l’amore è sempre grande. Contribuire con questi piccoli gesti per un futuro migliore.

Papa Francesco, Videomessaggio ai popoli sulla Campagna di vaccinazione contro il COVID-19, 18 agosto 2021
Papa Francesco, Videomessaggio ai popoli sulla Campagna di vaccinazione contro il COVID-19, 18 agosto 2021

Nonostante l’imponente quanto biasimevole diffusione di tesi cospirazioniste improntate alla più veemente ed infondata ostilità nei confronti dei vaccini, i dati inerenti all’evoluzione della campagna internazionale di profilassi vaccinale comprovano la maggioritaria adesione dei cattolici all’autorevole e sapiente appello del Santo Padre ed alle indicazioni provenienti dagli Ordinari diocesani, volte a rassicurare ed incoraggiare il popolo di Dio in merito all’importanza della vaccinazione, confermando con siffatta risoluzione la sincera disponibilità a coltivare una condotta improntata a genuina carità nei confronti del prossimo e, parimenti, informata ad autentica dedizione e tangibile impegno nella promozione e nella difesa della vita umana, primariamente se segnata da condizioni di particolare fragilità che esigano dai consociati una maggiore prudenza e coscienziosità in ordine alla sua efficace tutela, secondo lo stile della vicinanza, della compassione e della cura dei fratelli che incessantemente il Papa sollecita a vivere e testimoniare. 

I numeri del fenomeno

A riprova della preponderante condivisione, da parte della comunità dei fedeli, di siffatto gesto d’amore e di responsabilità, raccomandato dal Sommo Pontefice e dall’episcopato, non solo nel continente europeo ma anche negli Stati Uniti d’America, ove la retorica anti-vaccinista ha da tempo raggiunto livelli allarmanti in ordine alla tutela della salute pubblica, al punto da indurre numerosi Vescovi a vietare al clero diocesano il rilascio di esenzioni, per motivi religiosi, dall’obbligo vaccinale disposto per i dipendenti federali e per alcune categorie professionali del settore privato (personale medico-sanitario e dipendenti di aziende con più di cento impiegati), un’approfondita indagine demoscopica del Pew Research Center, condotta dal 23 al 29 agosto precedente su un campione di 10.348 cittadini maggiorenni residenti negli USA e pubblicata il 15 settembre, ha rilevato come l’82% dei cattolici statunitensi abbia già ricevuto la prima dose di uno dei vaccini approvati dalla FDA, venendo a costituire il più elevato tasso di vaccinazione accertato tra le confessioni religiose prese in esame (seguono le differenti denominazioni protestanti, ad un complessivo 66% di vaccinati, con il picco negativo del 57% riscontrato tra gli evangelici bianchi), sensibilmente superiore finanche al dato nazionale, attestatosi, al momento della rilevazione, al 73% di popolazione almeno parzialmente vaccinata1Attualmente negli USA, secondo i dati aggiornati comunicati dai CDC, il 79% della popolazione maggiorenne ed il 77% dei cittadini di età superiore a 12 anni risulta avere ricevuto almeno una dose di un vaccino autorizzato contro il Covid-19.. Ancora più significativa appare la partecipazione dei cattolici di origine ispanica alla campagna di immunizzazione: l’86% degli intervistati appartenenti a tale componente, rispetto al 79% dei cattolici bianchi, ha dichiarato di essersi sottoposto all’inoculazione del vaccino, sorpassando di dieci punti percentuali la quota media di adesione del corrispondente gruppo demografico di riferimento (nel periodo considerato la copertura vaccinale nella minoranza latinoamericana si fermava al 76%). 

I risultati della ricerca del PRC avvalorano gli orientamenti che già una precedente indagine, effettuata tra il 7 ed il 23 giugno dal Public Religion Research Institute, in collaborazione con l’Interfaith Youth Core, su un campione di 5.851 americani maggiorenni e diffusa il 28 luglio scorso, aveva indicato come ampiamente prevalenti, con l’80% dei cattolici ispanici ed il 79% di quelli caucasici interpellati che si dichiaravano pronti a vaccinarsi, nella sostanziale omogeneità tra fedeli praticanti e saltuari, registrando un significativo incremento rispetto a quanto emerso da uno studio condotto dai medesimi istituti nel marzo precedente (quando, nei due gruppi, i favorevoli si attestavano rispettivamente al 56% ed al 68%), a fronte della disponibilità alla vaccinazione del 74% dei protestanti, del 65% dei mormoni, del 56% degli evangelici, del 77% dei membri di altre confessioni cristiane, del 78% dei fedeli di altre religioni e del 75% dei non affiliati2Nel medesimo studio si è riscontrato come, tra gli aderenti alle differenti confessioni religiose analizzate, ad avere espresso in prevalenza perplessità o timori solo di modesta o lieve entità circa l’impiego dei vaccini, contraddistinguendosi, dunque, per una maggiore fiducia riposta nella loro efficacia e sicurezza, fossero stati i cittadini statunitensi di fede ebraica (72%), mormona (59%) e cattolica (54%).. Superiore alla media federale, pari al 56%, era risultato anche l’assenso dei cattolici all’introduzione dell’obbligo vaccinale ed all’adozione di certificati attestanti l’avvenuta vaccinazione dell’intestatario per l’accesso ad aziende, scuole, uffici, mezzi di trasporto e luoghi aperti al pubblico od affollati, in quanto contesti esposti ad un maggiore rischio di contagio: oltre due terzi dei cattolici ispanici (67%) ed il 59% di quelli bianchi si era pronunciato favorevolmente al ricorso a tali misure, specialmente in ambito lavorativo e scolastico così come nel settore dei trasporti, comparati al 52% dei protestanti (con la positiva eccezione del 63% di quelli di origine afroamericana), al 46% dei mormoni e ad appena il 31% degli evangelici bianchi. Altrettanto ampio il consenso tra i fedeli della Chiesa Cattolica statunitense in ordine alla necessità di ricorrere al vaccino per proteggere la salute dei minori dal pericolo di contrarre l’infezione: a giugno il 48% dei genitori cattolici di origine ispanica ed il 40% di quelli bianchi, rispetto ad un dato nazionale del 35%, affermava di avere già vaccinato i propri figli minorenni contro il Covid-19 o di volervi provvedere il più celermente possibile, a confronto del 35% dei non affiliati e dei protestanti afroamericani, del 33% dei protestanti bianchi, del 27% di quelli ispanici e del 18% degli evangelici (tra i quali la contrarietà all’inoculazione per la prole si attestava al 42% e la mera riluttanza al 36%).

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A partire dall’analisi dei dati inerenti alla partecipazione della popolazione alla campagna vaccinale e della relativa distribuzione territoriale nelle 3.142 contee dei cinquanta Stati che compongono l’Unione in rapporto all’identità religiosa dei rispettivi abitanti ed all’incidenza di quest’ultima sui livelli di vaccinazione riscontrati localmente in ognuna di tali suddivisioni amministrative, una nuova indagine del PRRI, i cui esiti sono stati resi pubblici il 22 settembre, ha appurato la sussistenza di una correlazione positiva tra la percentuale di cattolici residenti in una contea ed il tasso di vaccinazione ivi riscontrato. Le contee a più elevata densità cattolica registrano, infatti, i maggiori livelli di adesione alla campagna di immunizzazione (mentre nelle circoscrizioni con forte presenza di evangelici bianchi, tra i quali l’anti-vaccinismo raggiunge il 24%, si rilevano i minori livelli di vaccinazione). 

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Nelle contee con una quota di cattolici bianchi eguale o superiore alla media (9%) la metà dei residenti (50%) risulta vaccinata, a confronto con il 43% dei residenti nelle contee in cui la percentuale di cattolici bianchi si attesta ad un dato inferiore alla media. Nelle contee ove la quota di cattolici bianchi è pari o superiore al 16%, la maggioranza dei residenti di età superiore a 12 anni (52%) è vaccinata. Nelle contee in cui la quota di cattolici bianchi è inferiore al 5%, solo quattro residenti su dieci hanno completato il ciclo vaccinale (40%). […] Le contee con la più alta percentuale di cattolici bianchi (pari o superiore alla quota media del 9%) generalmente presentano tassi di vaccinazione più elevati rispetto a quelle in cui risiede una quota inferiore di cattolici. Nelle piccole contee con una maggiore presenza di cattolici bianchi, il 47% dei residenti risulta vaccinato, comparato al 41% di residenti nelle piccole contee con una minore quota di cattolici bianchi. Nelle grandi contee che presentano le più elevate percentuali di cattolici bianchi, quasi sei residenti su dieci (59%) sono completamente vaccinati, raffrontati al 53% di residenti delle grandi contee con una più esigua presenza di cattolici bianchi3«There is a positive relationship between a county’s share of white Catholics and the rate of vaccination. In counties with an equal or above-the-median share of white Catholics (9%), half of residents (50%) are vaccinated, compared to 43% of residents of counties below the median share of white Catholics. In counties where the share of white Catholics is in the top quartile (16% or greater), a slim majority of residents over age 12 (52%) are vaccinated. In counties where the share of white Catholics is in the bottom quartile (less than 5%), four in ten residents are fully vaccinated (40%). […] Counties with larger shares of white Catholics (at or above the median share of 9%) generally have higher rates of vaccination than those with smaller shares. In small counties with larger shares of white Catholics, 47% of residents are vaccinated, compared to 41% of residents of small counties with smaller shares of white Catholics. In large counties with larger shares of white Catholics, nearly six in ten residents (59%) are fully vaccinated, compared to less than half of residents of large counties with smaller shares of white Catholics (53%)»..

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Le ragioni probabili del fenomeno

Il deciso sostegno dei cattolici alla campagna vaccinale può, dunque, inquadrarsi nel più ampio orizzonte di un’etica della responsabilità, permeata dal principio di solidarietà, che riconosce nella contestuale salvaguardia della salute personale e altrui, per mezzo del vaccino, una modalità di adempimento del comandamento evangelico dell’amore per il prossimo, da attuarsi attraverso la cooperazione per la difesa e la promozione del bene comune. 

Tale inferenza è, difatti, avvalorata dal condiviso sentire della maggioranza assoluta dei cattolici, anche nei paesi segnati da marcato vaccino-scetticismo come gli Stati Uniti: nel summenzionato rapporto del PRRI il 67% dei cattolici ispanici (massimo dato rilevato) ed il 58% dei confratelli bianchi intervistati ha dichiarato di ritenere la profilassi vaccinale un’occasione per testimoniare la carità nei confronti del prossimo, in quanto orientata a proteggere la collettività. 

Muovendo dalla constatazione che fin dall’inizio della pandemia le parrocchie ed i luoghi di culto cattolici, sia nell’ambito delle celebrazioni liturgiche sia durante lo svolgimento delle diverse attività pastorali, si sono distinti per la scrupolosa e solerte osservanza dei protocolli predisposti ai fini del contenimento del virus e per il disciplinato e rigoroso adempimento delle norme sanitarie concernenti l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale ed il rispetto delle misure di sanificazione personale e di distanziamento sociale (eccettuati rari ancorché deplorevoli episodi del tutto marginali), risulta evidente come, Oltreoceano al pari che nel Vecchio Continente, i cattolici, confortati dalla sicura e lungimirante guida e dal provvido e luminoso esempio del Romano Pontefice ed incentivati dai moniti e dalle disposizioni emanate dai loro Vescovi, non si siano lasciati condizionare dalla spregiudicata quanto venefica propaganda negazionista e vaccinofoba allignante, nondimeno, in settori minoritari e marginali ancorché chiassosi, in quanto amplificati dalla visibilità e dalla risonanza social-mediatica, del mondo ecclesiale (e che coinvolgono perfino singoli membri del collegio episcopale e di quello cardinalizio, come Papa Francesco non ha mancato di sottolineare nella conferenza stampa a margine del viaggio apostolico in Slovacchia), tendenzialmente coincidenti con il malsano milieu degli oppositori e dei denigratori dell’attuale pontificato e contigui ai referenti ideologici e politici di tali teoremi mistificatori; una campagna di disinformazione, non di rado aggravata dal compimento di azioni di protesta violente, precipuamente diretta a minimizzare o negare la gravità dell’infezione da Sars-Cov-2 e ad istigare l’avversione, la sfiducia ed il timore nei confronti dei vaccini quali fondamentali strumenti di contrasto al morbo epidemico, sebbene la loro comprovata sicurezza e perspicua efficacia, unanimemente confermate dalla comunità scientifica, si accompagnino alla piena liceità morale in ordine all’impiego ed alla somministrazione degli stessi, secondo quanto precisato dalle Note della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Pontificia Accademia per la Vita oltreché dai pronunciamenti compiuti personalmente dal Vicario di Cristo, diretti non solo ad esortare il gregge affidato alla sua paterna cura a compiere il suddetto gesto di carità ma anche ad invocare l’impegno della comunità internazionale affinché sia garantito l’accesso universale ai vaccini.

Secondo quanto emerso dagli studi demoscopici citati in riferimento alle comunità del protestantesimo evangelico statunitense, all’interno delle quali l’anti-vaccinismo giunge a coinvolgere circa un quarto degli aderenti, non può non destare preoccupazione che l’acrimoniosa riottosità ed il rifiuto sdegnoso e finanche brutale dinnanzi alla prospettiva della vaccinazione così come riguardo all’introduzione di certificazioni comprovanti l’avvenuta inoculazione del vaccino, la negatività ad un test antigenico o molecolare effettuato nelle 48/72 ore precedenti o la guarigione dall’infezione da Sars-Cov-2, allo scopo di garantire un accesso il più possibile sicuro ai luoghi pubblici e di lavoro, sembrino attecchire anche in ambienti connotatisi per un’apparentemente convinta militanza pro-life. È, altresì, motivo di sconcerto e rammarico che alcuni sedicenti sostenitori della cultura della vita, guidati da un’irragionevole ostilità sia per i mezzi messi a disposizione dalla scienza medica per il contrasto all’epidemia sia per i provvedimenti adottati dalle autorità pubbliche e religiose allo scopo di prevenire ed arginare la circolazione del virus e la proliferazione dei contagi, si dimostrino insensibili al preciso dovere di proteggere la vita e la salute proprie ed altrui dal grave pericolo rappresentato da un patogeno letale. Le pretese di autodeterminazione che, attraverso pose protestatarie e facinorose, connotano un simile contegno, nella sostanziale indifferenza per gli effetti della propria condotta sulla famiglia umana, finiscono per essere riconducibili a quella cultura dello scarto frequentemente denunciata dal Pontefice, raggiungendo accenti cripto-eugenetici nella misura in cui coloro che con ostinata temerarietà rifiutano deliberatamente di assumersi una responsabilità personale orientata alla tutela del bene comune, ostentando la propria insofferenza all’osservanza delle necessarie e proporzionate misure di prevenzione e di sicurezza sanitaria, accettano consapevolmente il rischio che la generalità dei consociati e, in particolare, le persone vulnerabili, quali anziani, disabili ed infermi, possano subire le conseguenze pericolose e nefaste della loro egoistica sconsideratezza e di un’avventata incoscienza che, ammantata di rivendicazioni libertarie ed anarco-individualiste, confonde un presunto anelito di libertà con la mera brama per l’arbitrio e la licenza, nella totale incuranza per il bene del prossimo4Il 13 l’agosto 2021 la repubblicana evangelica Marjorie Taylor Greene, membro della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti per lo stato della Georgia, conclamata propugnatrice di teorie cospirazioniste sull’origine della pandemia e sulla (insussistente) pericolosità dei vaccini, per giustificare la propria contrarietà all’introduzione di qualsivoglia forma di controllo e di restrizione sanitaria (persino relativamente all’impiego delle mascherine e dei basilari dispositivi di protezione individuali) e negare l’evidenza del sovraffollamento ospedaliero determinatosi nel suo stato a motivo dell’aumento dei ricoveri causati dalla crescita dei casi di Covid-19, ai microfoni di Real America’s Voice dichiarava che “we’re human, we can’t live forever”, un’asserzione maggiormente consona ad un sostenitore della legalizzazione dell’eutanasia piuttosto che ad una sedicente pro-life, rivelatrice di un sostanziale disinteresse per il diritto alla vita stesso..

Nel pomeriggio di domenica 24 ottobre 2021 un uomo (già diffidato per comportamenti anti-sociali) è salito sul presbiterio della parrocchia di St. Frances Cabrini in Lakewood (Washington) durante la liturgia eucaristica e, avanzando verso il prete (fr. Paul Brunet) con fare minaccioso, ha rifiutato di uscire e di mettersi la mascherina. Una ventina di parrocchiani lo ha allora immobilizzato e portato fuori.

Resistendo e respingendo le sconsiderate e fallaci tentazioni ribellistiche, i cattolici, illuminati dalla testimonianza e dal magistero del Vescovo di Roma, con la propria condotta hanno dimostrato di riconoscere e comprendere il valore etico e sociale non solo della vaccinazione ma finanche del diligente adempimento delle prescrizioni sanitarie, indispensabili per proteggere la vita umana, opera e dono del Creatore che ciascuno è tenuto a preservare.

La cura della salus/salute orienta a quella della salus/salvezza

A comprova di tale evidenza sovvengono puntuali i risultati della più recente indagine in materia condotta dal Pew Research Center su un campione di 6,485 cittadini americani intervistati tra il 20 ed il 26 settembre e pubblicata il 15 ottobre: l’istituto di ricerca, analizzando l’incidenza della pandemia sulla pratica religiosa negli Stati Uniti, ha accertato che il 70% dei cattolici osservanti ritiene che nelle chiese e nei luoghi di culto debbano continuare ad essere osservate le misure prudenziali finora adottate, un dato indubbiante significativo se confrontato con il 59% di tutti i cittadini che, soliti prendere parte, con cadenza almeno mensile, alle funzioni religiose del proprio credo, si sono dichiarati favorevoli al mantenimento delle restrizioni, seguiti dal 56% dei protestanti e dal 46% degli evangelici. Lo studio del PRC evidenzia, inoltre, che, con il procedere della campagna vaccinale, la partecipazione dei cattolici alle celebrazioni liturgiche è significativamente aumentata rispetto alle precedenti rilevazioni, con il 65% dei fedeli praticanti interpellati che ha affermato di essersi recato a Messa di persona nel trascorso mese di settembre, rispetto al 38% registrato nel marzo 2021 ed al 32% nel luglio 2020, a conferma di come la perdurante sussistenza e la scrupolosa esecuzione delle norme e dei protocolli sanitari vigenti, garantite dalle disposizioni emanate dai Vescovi così come dall’attenta supervisione dei parroci e dalla generosa dedizione dei volontari laici, abbiano concorso a rassicurare i fedeli in ordine alla sicurezza delle celebrazioni, costituendo, pertanto, un incentivo a recarvisi. L’indagine ha riscontrato, infine, il consolidato orientamento dei cattolici, tra i praticanti delle diverse confessioni religiose sondate, a rivolgersi primariamente a fonti qualificate per ricevere un’informazione accurata e fededegna riguardo alla campagna di immunizzazione ed all’opportunità di effettuare il vaccino, affidandosi innanzitutto ai propri medici curanti (91%) ed alle agenzie sanitarie pubbliche quali i Centers for Disease Control and Prevention (64%). In particolare, il 60% dei fedeli cattolici che dichiarano di partecipare alle celebrazioni eucaristiche con frequenza settimanale o quantomeno mensile ha affermato di riservare alle raccomandazioni ed alle indicazioni dispensate da Papa Francesco in merito alle vaccinazione un livello di fiducia molto elevato, considerandole credibili ed affidabili criteri-guida a cui conformarsi, e riconoscendo, pertanto, alle dichiarazioni pontificie in materia vaccinale un’attendibilità finanche superiore a quella attribuita alla comunicazione delle autorità politiche del proprio stato (57%) e di contea (53%) così come a quella mediatica (47%).

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Non può sorprendere che, persino in un contesto fortemente polarizzato come quello statunitense, i credenti, riponendo meritoriamente la propria fiducia nella competenza e nella professionalità della comunità medico-scientifica, confidino nondimeno nella singolare autorevolezza del Pontefice (che scaturisce dalla somma autorità di cui è rivestito), il quale se da una parte esorta l’umanità a riscoprire la centralità della persona, incoraggiando il suo sviluppo integrale in stretta sinergia con una rinnovata attenzione per la custodia del creato, e ad abbracciare la logica del servizio e della cura del fratello, nella consapevolezza che «l’amore per l’uomo, soprattutto nella sua condizione di fragilità, in cui traspare viva l’immagine di Gesù Crocifisso, è specifico di una realtà cristiana e non deve mai smarrirsi»5Papa Francesco, Discorso ai membri della Biomedical University Foundation dell’Università Campus Biomedico, 18 ottobre 2021., dall’altra ammonisce contro l’insidiosa minaccia rappresentata da una distorta concezione della libertà ridotta a capriccio e soddisfacimento di bramosie libertarie.

La libertà, cioè, non è un vivere libertino, secondo la carne ovvero secondo l’istinto, le voglie individuali e le proprie pulsioni egoistiche; al contrario, la libertà di Gesù ci conduce a essere – scrive l’Apostolo – “a servizio gli uni degli altri” (Gal 5, 13). Ma questo è schiavitù? Eh sì, la libertà in Cristo ha qualche “schiavitù”, qualche dimensione che ci porta al servizio, a vivere per gli altri. La vera libertà, in altre parole, si esprime pienamente nella carità. Ancora una volta ci troviamo davanti al paradosso del Vangelo: siamo liberi nel servire, non nel fare quello che vogliamo. Siamo liberi nel servire, e lì viene la libertà; ci troviamo pienamente nella misura in cui ci doniamo. Ci troviamo pienamente noi nella misura in cui ci doniamo, abbiamo il coraggio di donarci; possediamo la vita se la perdiamo (Mc 8,35). Questo è Vangelo puro. […] Non c’è libertà senza amore. La libertà egoistica del fare quello che voglio non è libertà, perché torna su se stessa, non è feconda. È l’amore di Cristo che ci ha liberati ed è ancora l’amore che ci libera dalla schiavitù peggiore, quella del nostro io; perciò la libertà cresce con l’amore. Ma attenzione: non con l’amore intimistico, con l’amore da telenovela, non con la passione che ricerca semplicemente quello che ci va e ci piace, ma con l’amore che vediamo in Cristo, la carità: questo è l’amore veramente libero e liberante. È l’amore che risplende nel servizio gratuito, modellato su quello di Gesù, che lava i piedi ai suoi discepoli e dice: “Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15). Servire gli uni gli altri. […] quante volte, dopo aver seguito solo l’istinto, ci accorgiamo di restare con un grande vuoto dentro e di aver usato male il tesoro della nostra libertà, la bellezza di poter scegliere il vero bene per noi e per gli altri. Solo questa libertà è piena, concreta, e ci inserisce nella vita reale di ogni giorno. La vera libertà ci libera sempre, invece quando ricerchiamo quella libertà di “quello che mi piace e non mi piace”, alla fine rimaniamo vuoti. In un’altra lettera, la prima ai Corinzi, l’Apostolo risponde a chi sostiene un’idea sbagliata di libertà. “Tutto è lecito!”, dicono questi. “Sì, ma non tutto giova”, risponde Paolo. “Tutto è lecito, ma non tutto edifica”, ribatte l’Apostolo. Il quale poi aggiunge: “Nessuno cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri” (1 Cor 10,23-24). Questa è la regola per smascherare qualsiasi libertà egoistica. Anche, a chi è tentato di ridurre la libertà solo ai propri gusti, Paolo pone dinanzi l’esigenza dell’amore. La libertà guidata dall’amore è l’unica che rende liberi gli altri e noi stessi, che sa ascoltare senza imporre, che sa voler bene senza costringere, che edifica e non distrugge, che non sfrutta gli altri per i propri comodi e fa loro del bene senza ricercare il proprio utile. […] La dimensione sociale è fondamentale per i cristiani, e consente loro di guardare al bene comune e non all’interesse privato. Soprattutto in questo momento storico, abbiamo bisogno di riscoprire la dimensione comunitaria, non individualista, della libertà: la pandemia ci ha insegnato che abbiamo bisogno gli uni degli altri, ma non basta saperlo, occorre sceglierlo ogni giorno concretamente, decidere su quella strada. Diciamo e crediamo che gli altri non sono un ostacolo alla mia libertà, ma sono la possibilità per realizzarla pienamente. Perché la nostra libertà nasce dall’amore di Dio e cresce nella carità.

Papa Francesco, Udienza generale. Catechesi sulla Lettera ai Galati: 12. La libertà si realizza nella carità, 20 ottobre 2021

La Chiesa Cattolica, madre e maestra che insegna, promuove e propone una visione antropologica, ispirata dalla Rivelazione, autenticamente incentrata sulla salvaguardia della sacralità e dell’intangibilità della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento fino al suo esito naturale, avendo piena coscienza che «l’umanità ha una storia di amicizia con i vaccini»6Papa Francesco, Conferenza Stampa durante il volo di ritorno dal Viaggio Apostolico in Slovacchia, 15 settembre 2021., l’impiego dei quali la Sede Apostolica ha sapientemente favorito, incentivato e disposto, anche dinanzi alle resistenze di parte della popolazione, fin dal tempo in cui esercitava il potere temporale sui territori soggetti alla propria giurisdizione, ed invocando conseguentemente che «ogni Paese, ogni popolo, ogni essere umano, abbia accesso al vaccino»7Papa Francesco, Videomessaggio in occasione del IV Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, 16 ottobre 2021., invita a coltivare la tutela della salute personale e pubblica iscrivendola nella più ampia prospettiva di una condivisa cultura della responsabilità e della solidarietà che esprima «la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti»8S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo Rei Socialis, 38. e che sia radicata nel riconoscimento dell’insopprimibile dignità della persona in ogni sua dimensione.

Certo, facciamo bene a prendere tutte le misure per arginare e sconfiggere il Covid-19 sul piano globale, ma questa congiuntura storica in cui veniamo minacciati da vicino nella nostra salute dovrebbe farci attenti a ciò che significa essere vulnerabili e vivere quotidianamente nella precarietà. Potremo così renderci responsabili anche di quelle gravi condizioni in cui vivono altri e di cui finora ci siamo poco o per nulla interessati. Impareremo così a non proiettare le nostre priorità su popolazioni che abitano in altri continenti, dove altre necessità risultano più urgenti; dove, ad esempio, mancano non solo i vaccini, ma l’acqua potabile e il pane quotidiano. […] Per favore, prendiamoci cura di queste realtà, anche quando riflettiamo della salute. Ben venga, dunque, l’impegno per un’equa e universale distribuzione dei vaccini – questo è importante –, ma tenendo conto del campo più vasto in cui si esigono gli stessi criteri di giustizia, per i bisogni di salute e promozione della vita.

Considerare la salute nelle sue molteplici dimensioni e a livello globale aiuta a comprendere e assumere responsabilmente l’interconnessione tra i fenomeni. E così si osserva meglio come anche le condizioni di vita, che sono frutto di scelte politiche, sociali e ambientali, producono un impatto sulla salute degli esseri umani. Se esaminiamo, in diversi Paesi e in diversi gruppi sociali, la speranza di vita – e di vita in salute – scopriamo forti disuguaglianze. Esse dipendono da variabili come il livello di retribuzione, il titolo di studio, il quartiere di residenza pur nella stessa città. Noi affermiamo che la vita e la salute sono valori ugualmente fondamentali per tutti, basati sull’inalienabile dignità della persona umana. Ma, se a questa affermazione non segue l’impegno adeguato per superare le diseguaglianze, noi di fatto accettiamo la dolorosa realtà che non tutte le vite sono uguali e la salute non è tutelata per tutti nello stesso modo. E qui vorrei ripetere la mia inquietudine [preoccupazione], perché ci sia sempre un sistema sanitario gratuito: non lo perdano i Paesi che l’hanno, per esempio l’Italia e altri, che hanno un bel sistema sanitario gratuito; non perderlo, perché altrimenti si arriverebbe a che, nella popolazione, avranno diritto alla cura della salute soltanto coloro che possono pagarla, gli altri no. E questa è una sfida molto grande. Questo aiuta a superare le disuguaglianze.

Pertanto sono da sostenere le iniziative internazionali – penso ad esempio a quelle recentemente promosse dal G20 – volte a creare una governance globale per la salute di tutti gli abitanti del pianeta, vale a dire un insieme di regole chiare e concertate a livello internazionale, rispettose della dignità umana. Infatti, il rischio di nuove pandemie continuerà a essere una minaccia anche per il futuro.

Papa Francesco, Discorso all’assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, 27 settembre 2021

Note

Note
1 Attualmente negli USA, secondo i dati aggiornati comunicati dai CDC, il 79% della popolazione maggiorenne ed il 77% dei cittadini di età superiore a 12 anni risulta avere ricevuto almeno una dose di un vaccino autorizzato contro il Covid-19.
2 Nel medesimo studio si è riscontrato come, tra gli aderenti alle differenti confessioni religiose analizzate, ad avere espresso in prevalenza perplessità o timori solo di modesta o lieve entità circa l’impiego dei vaccini, contraddistinguendosi, dunque, per una maggiore fiducia riposta nella loro efficacia e sicurezza, fossero stati i cittadini statunitensi di fede ebraica (72%), mormona (59%) e cattolica (54%).
3 «There is a positive relationship between a county’s share of white Catholics and the rate of vaccination. In counties with an equal or above-the-median share of white Catholics (9%), half of residents (50%) are vaccinated, compared to 43% of residents of counties below the median share of white Catholics. In counties where the share of white Catholics is in the top quartile (16% or greater), a slim majority of residents over age 12 (52%) are vaccinated. In counties where the share of white Catholics is in the bottom quartile (less than 5%), four in ten residents are fully vaccinated (40%). […] Counties with larger shares of white Catholics (at or above the median share of 9%) generally have higher rates of vaccination than those with smaller shares. In small counties with larger shares of white Catholics, 47% of residents are vaccinated, compared to 41% of residents of small counties with smaller shares of white Catholics. In large counties with larger shares of white Catholics, nearly six in ten residents (59%) are fully vaccinated, compared to less than half of residents of large counties with smaller shares of white Catholics (53%)».
4 Il 13 l’agosto 2021 la repubblicana evangelica Marjorie Taylor Greene, membro della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti per lo stato della Georgia, conclamata propugnatrice di teorie cospirazioniste sull’origine della pandemia e sulla (insussistente) pericolosità dei vaccini, per giustificare la propria contrarietà all’introduzione di qualsivoglia forma di controllo e di restrizione sanitaria (persino relativamente all’impiego delle mascherine e dei basilari dispositivi di protezione individuali) e negare l’evidenza del sovraffollamento ospedaliero determinatosi nel suo stato a motivo dell’aumento dei ricoveri causati dalla crescita dei casi di Covid-19, ai microfoni di Real America’s Voice dichiarava che “we’re human, we can’t live forever”, un’asserzione maggiormente consona ad un sostenitore della legalizzazione dell’eutanasia piuttosto che ad una sedicente pro-life, rivelatrice di un sostanziale disinteresse per il diritto alla vita stesso.
5 Papa Francesco, Discorso ai membri della Biomedical University Foundation dell’Università Campus Biomedico, 18 ottobre 2021.
6 Papa Francesco, Conferenza Stampa durante il volo di ritorno dal Viaggio Apostolico in Slovacchia, 15 settembre 2021.
7 Papa Francesco, Videomessaggio in occasione del IV Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, 16 ottobre 2021.
8 S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo Rei Socialis, 38.

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