15 agosto: viva l’Assunta… e “miau!” a tutti

Rembrandt van Rijn (1606–1669), Vergine con Bambino e Gatto, inchiostro su carta, 1654

I gatti sono i miei animali preferiti, per quel loro inimitabile equilibrio di tenerezza e indipendenza: si strofinano ruffiani sui piedi per farsi riempire la ciotola e poi spariscono con due balzi nei campi, ad inseguire la libertà.

Io ho un gatto “da esterno”: ama la casa solo per cibo e nanna, soprattutto se fuori piove o è molto freddo. In ogni altro momento, preferisce stare sugli alberi o tra i cespugli e mi porta dolci cadeau sulla soglia di casa: topolini (a volte vivi), teste di passerotti, ali di piccione, code di lucertole. Io dico sempre “braaaavo” e con grandi sorrisi (e guanti) afferro i doni e li archivio di nascosto nel bidone dell’umido.

Poi riempio la ciotola con abbondanza, perché, se il micio la vuota tutta, mi pare che non si sia tolto la fame e, in quanto madre-che-nutre (se fossi indiana, mi chiamerei così), è un pensiero che non riesco a tollerare.

Il gatto è l’animale preferito anche delle donne sole (così almeno si dice), le famose gattare che sfamano colonie e si riempiono la casa di felini, forse perché i gatti sono dei figli smart: crescono in fretta, tornano più o meno sempre all’ora di pranzo, si fanno perdonare ogni malestro con due fusa ruffiane. E poi sono bellissimi, eleganti e soprattutto autonomi.

La maternità ha in fondo le stesse caratteristiche: tanta tenerezza verso i figli, ma sempre grande gioia nel contemplare la maturazione che li porterà lontano da noi. 

Una madre è questo: una casa in cui tornare sempre, soprattutto se fuori piove o se hai fame, ma in cui la porta è aperta, per poter ogni volta di nuovo uscire.

Ho letto con indifferenza la diatriba di qualche settimana fa sul presunto rimpiazzo della festa dell’Assunzione con la festa dei gatti da parte del sindaco di Parigi, notiziola estiva che ha sollevato un immediato polverone nella blogosfera cattolica e che poi si è deludentemente rivelata solo una fake news: a me piaceva l’idea che l’anticlericalissima Francia non avesse trovato di meglio che sostituire la festa della mamma più illustre della terra (e del cielo) con la festa dell’animale più amato dalle donne materne.

In fondo, ogni volta che l’umanità cerca di tirare fuori qualcosa di innovativo e trasgressivo contro la religione, riesce a racimolare solo assurdità o banalità, del gatto non mi sarei lamentata. Anche Leonardo ha disegnato diversi bozzetti della Madonna del gatto, dove ritrae la Madonna che tiene in braccio un bambino, il quale stringe un riottoso gatto, evidentemente desideroso di divincolarsi. Il gatto, misteriosa amabilissima creatura di Dio, sta con gli uomini con l’aria di chi vuol farti il favore di concedersi momentaneamente, sempre pronto a correre altrove. Anche questa volta, non si è fatto prendere dalle nostre ideologie ed è tornato a distendersi al sole, o a godersi le carezze di tante donne dal cuore di madre che amano prendersene cura. E ogni volta che una donna esprime la sua tenerezza, realizza in sé un po’ di paradiso.

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