Tolkien al confino. Lo spettro di cui dobbiamo liberarci

1. Censura studi di valore oggettivo, censura Tolkien

Studi il cui valore Guglielmi non avrebbe mai potuto screditare con tanta facilità, se avesse provato ad entrarvi nel merito. In uno dei suoi ultimi tentativi, sempre su un libro di Cilli, aveva dovuto premettere il suo pregiudizio per avvalorare la sua recensione, in un discorso a tratti allucinante circa l’idea per cui i pregiudizi tanto ce li hanno tutti, lui almeno ha l’onestà di denunciarli: della serie, la mia onestà intellettuale sta nel denunciare la mia disonestà intellettuale. Una recensione che fece sobbalzare anche i più sfegatati estimatori di Guglielmi1Toni non troppo dissimili anche per la recensione successiva di un libro di Cilli, Tolkien e l’Italia, proprio per Il Cerchio, 2016. Io, non ho nessun imbarazzo ad ammetterlo, sono stato e rimango un estimatore del suo lavoro in seno alla divulgazione tolkieniana (sfegatato, quello no). Proprio per questo ritengo quanto accaduto indegno di lui.

Oronzo Cilli è uno degli autori italiani di critica sull’opera tolkienana più rilevanti in assoluto: i suoi lavori di ricerca biografica e bibliografica sono entrati nel patrimonio comune della letteratura secondaria, meritandosi discussione perfino nelle edizioni originali delle opere di Tolkien (A Secret Vice) e nella Companion (Summa dell’opera tolkieniana) ufficialmente autorizzata dalla Tolkien Estate per HarperCollins. Ci sono le citazioni a documentarlo. Il suo lavoro di prossima pubblicazione, Tolkien’s Library. An Annotated Checklist ricostruisce minuziosamente la biblioteca personale di Tolkien volume-per-volume, un lavoro che è atteso da tutti gli studiosi di Tolkien, i quali potranno confrontarsi con l’elenco dettagliato per cercare conferme o smentite delle proprie tesi. Questo studio, in arrivo in agosto 2019, è stato lodato non solo da diversi main scholars, ma specialmente da quel Tom Shippey (che ne firmerà la Prefazione), decano degli Studi Tolkieniani e massima autorità, di cui Guglielmi vanta la considerazione. Shippey l’ha fatto proprio alla presenza di Guglielmi nel convegno di Associazione Italiana Studi Tolkieniani e UniTrento lo scorso dicembre. L’ha fatto poco più d’un mese fa nella sua relazione alla Weston Library, presso l’esposizione Tolkien. Maker of Middle-earth, la più importante mai dedicata al mitopoieta professore di Oxford.

Perciò, se anche Cilli e Costabile non avessero un rapporto d’affetto personale a legarli, Cilli sarebbe una delle sole 5, forse delle sole 3 persone in Italia con l’autorità accademica internazionale per introdurre un nuovo studio di un giovane studioso e prevederne l’impatto nel panorama internazionale. E Guglielmi questo lo sa.

Giovanni Costabile è ad oggi il giovane studioso di Tolkien più promettente d’Italia, ma è una promessa che ha già cominciato a mantenere. I suoi contributi in pochi anni hanno percorso tutte le riviste specializzate (dai Tolkien Studies a scendere), è stato più volte relatore nei principali convegni britannici. Forte di un notevole retroterra filosofico e di una predilezione platonica, si è poi gettato nella filologia inglese e nella letteratura medievale. Con grandi frutti, che sono confluiti nel da poco pubblicato Oltre le mura del mondo. Immanenza e Trascendenza nelle opere di J.R.R. Tolkien. La pietra di scandalo del recente evento.
Un libro che non ho ancora terminato, ma che posso già dire in tutta tranquillità essere lo studio critico più originale che abbia avuto modo di leggere di recente, nonché il solo da firma italiana che sia di pari rango a Santi Pagani nella Terra-di-mezzo di Tolkien di Claudio Testi. I suoi principali meriti sono il descrivere efficacemente la letteratura tolkieniana come la ricerca del Paradiso Terrestre in sequela ed innovazione ad una fortunata tradizione medievale (referenziata meticolosamente da numerose fonti, fin dai Padri della Chiesa) e il nesso con Sir Galvano e il Cavaliere Verde, il poema medio-inglese per il quale Tolkien fu innalzato agli onori dell’accademia britannica negli anni ’20 e che insegnò e studiò per tutta la vita, un testo colpevolmente trascurato dalla pur fiorente critica tolkieniana nel rapporto con la sua letteratura d’invenzione (contrariamente a diversi testi in Antico-Inglese, come Beowulf). Due elementi che da soli collocano a pieno titolo lo studio di Costabile trai contributi più significativi della critica recente e non solo, come giustamente rilevato da studiosi del calibro di Carl Hostetter e Verlyn Flieger.

Quanto a Gianluca Comastri (il quale non è finito sotto accusa ed è stato colpito “solo” di rimbalzo), mio compagno d’avventura con Tolkien Italia, il suo nome è noto a chiunque abbia frequentato anche solo distrattamente e di rado le manifestazioni su Tolkien nella penisola degli ultimi 15 anni. Fondatore e presidente dell’associazione Eldalië, impegnata nello studio e nella divulgazione con particolare riferimento alle lingue inventate di Tolkien, Comastri ha dato alle stampe l’opera in 2 volumi Le Lingue degli Elfi della Terra-di-mezzo. Opera che permette lo studio dell’apparato glossopoietico di Tolkien aggiornato con le più recenti pubblicazioni ufficiali, l’apprendimento dell’Elfico nelle sue varianti e nel suo contesto storico. Anche questo studio è di indubbio rilievo, se si considera (come si dovrebbe e troppo spesso si tende ad evitare) che l’invenzione dei linguaggi degli Elfi era per Tolkien sempre prioritaria sull’invenzione delle loro storie. Comastri offre lo scenario più completo ed aggiornato disponibile in Italia e, ad oggi, anche in Europa2Il testo del brillante linguista, spesso in Italia, Edouard Klozcko, Le haut-elfique pour les débutants, POCKET 2015, si limita al solo Alto-Elfico, il Quenya. L’autore ha contestato l’approccio di Comastri, che apparterrebbe a suo dire al gruppo di coloro i quali hanno “inventato” le regole delle lingue. In realtà Comastri quando utilizza un criterio speculativo lo chiarisce sempre e ne spiega i criteri, così come non manca di presentare anche lo scenario di discussione sulla liceità delle ricostruzioni per colmare le attuali lacune nella struttura morfologica delle lingue. A giudizio di chi scrive, i due volumi di Comastri sono lavori di pregio nella legittima pluralità degli approcci..

Il sottoscritto ha avuto l’immeritato piacere di poter seguire parzialmente il lavori di studio dei tre autori e l’immeritato onore di essere ringraziato pubblicamente per il (poco) sostegno dato ad ognuno, ne conosco perciò il valore da piuttosto vicino. La missiva di Federico Guglielmi si rifiuta di contestare il lavoro degli autori, nell’economia del suo obiettivo è chiaro il motivo. Ci si chiede in realtà come sarebbe stato possibile, facendo riferimento alle tesi e a i risultati pubblicati nei libri, convincere un qualsiasi centro che ospita attività culturali della «incongruità» dell’occasione e del conseguente «imbarazzo» che ne avrebbe patito il circolo Arci. Nessun accenno di disputa, di qui la virata su presunte discendenze culturali e politiche da additare come pubblica nemesi.

È bastato l’avviso di Guglielmi perché la serata fosse cancellata, negando così a due studiosi di provato merito l’occasione di diffondere la conoscenza della letteratura tolkieniana. Sarebbe stato grave anche se l’occasione avesse riguardato argomenti di minor rilievo, ma l’aggravante ha purtroppo evidenziato come Tolkien sia tornato ad essere terreno di contesa e oggetto di censura in una diatriba politica anche di fronte a meriti oggettivi. Censurando i due autori, è Tolkien stesso ad essere finito nel mirino. E qui subentra il secondo motivo di gravità dell’episodio.

Note

Note
1 Toni non troppo dissimili anche per la recensione successiva di un libro di Cilli, Tolkien e l’Italia, proprio per Il Cerchio, 2016
2 Il testo del brillante linguista, spesso in Italia, Edouard Klozcko, Le haut-elfique pour les débutants, POCKET 2015, si limita al solo Alto-Elfico, il Quenya. L’autore ha contestato l’approccio di Comastri, che apparterrebbe a suo dire al gruppo di coloro i quali hanno “inventato” le regole delle lingue. In realtà Comastri quando utilizza un criterio speculativo lo chiarisce sempre e ne spiega i criteri, così come non manca di presentare anche lo scenario di discussione sulla liceità delle ricostruzioni per colmare le attuali lacune nella struttura morfologica delle lingue. A giudizio di chi scrive, i due volumi di Comastri sono lavori di pregio nella legittima pluralità degli approcci.

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