Chiesa, abusi e Papi: il doppiopesismo tradizionalista

Per sincerarsene basta prendere visione di alcuni articoli apparsi nel periodo 2014-2016 sui siti di “area” che fiancheggiano Monsignor Oliveri “senza se e senza ma”1“Mons. Oliveri lascia la sua diocesi. Accusato di essere troppo “misericordioso”? Alcune domande si impongono (anche sul vaticanista Francesco Peloso)” (13/09/2016) – “Fides et pax: il magistero di Mons. Mario Oliveri” (02/09/2017) – “L’ingiustificata rimozione del vescovo di Albenga” (07/09/2016) – “L’epurazione continua. Mons. Mario Oliveri, Vescovo di Albenga-Imperia esautorato” (22/10/2014) -“In difesa del vescovo Mario Oliveri” (19/09/2016).. L’area ultratradizionalista che col memoriale di Viganò fa professione di giustizialismo è essenzialmente la stessa che col caso Oliveri si era scoperta ultragarantista.

Alcune considerazioni

La prima: ci sono voluti 26 anni (sic!) per far dimettere il vescovo di una diocesi tutto sommato “minore” come quella di Albenga e Imperia, nonostante lo scandalo fosse ormai di pubblico dominio – mi dicono – tra i fedeli locali2Tuttavia una piena consapevolezza della situazione cominciò a diffondersi solo dopo il commissariamento, come indica la testimonianza dell’amico Gianluca Valpondi: «Pure dietro certo “tradizionalismo” cattolico c’è un marciume che odia a morte Francesco. Si prenda il caso del commissariamento del vescovo di Albenga, mons. Mario Oliveri, noto “tradizionalista”, ad opera di papa Francesco. Conobbi mons. Oliveri quando, ragazzino, frequentavo la scuola interna del seminario di Albenga come interno del seminario dei Cappuccini di Finale Ligure…molti anni dopo ad un pranzo con due sacerdoti della sua diocesi ormai in fase di commissariamento, uno dei due, appena conosciuto, che poco dopo mi mise la mano sul petto dicendo “che muscoli!”, disse, a difesa di Oliveri, che era da poco tornato da Roma e che in Vaticano c’è clima di “terrore” con questo papa e non si vede l’ora che suonino per lui le campane a morto. Non è un caso unico».. La domanda è: chi ha coperto chi? Ci sono state resistenze all’opera di pulizia interna? Resistenze di natura lobbistica forse? E se ad Albenga-Imperia c’è voluto più di un quarto di secolo per cominciare a fare pulizia, quali opacità potranno mai incontrarsi in strutture di peccato più strutturate e ramificate, magari radicate in diocesi di ben altro spessore e peso politico? Lo scopriremo (forse) solo vivendo. Certo è che, anche in questo frangente, la svolta che ha portato alla richiesta di dimissioni si è avuta col pontificato di Francesco.

La seconda considerazione è che una certa area ecclesiale sembra essere disposta, in nome dell’ideologia, anche a sorvolare su una sessualità gravemente disordinata altrimenti condannata con intransigenza3Vale la pena di leggere il commento – inevitabilmente salace, com’è nello stile dell’autore – scritto sulla vicenda di Albenga-Imperia da don Ariel Levi Di Gualdo.. Ma allora non si tratta di far emergere la verità sulla lobby gay quanto di organizzare la fronda interna a un papa considerato alla stregua di capotribù del “partito ecclesiale” nemico. Al di là dell’ecclesiologia discutibile, che tende ad assimilare la Chiesa a un insieme di clan in perenne lotta tra di loro, mi chiedo come si possa pretendere una ​benché minima credibilità in presenza di un simile doppiopesismo. A meno che coprire pedofili e pederasti non sia deplorevole solo quando il colpevole appartiene al partito progressista…

In conclusione: è difficile negare che gli ultratradizionalisti agiscano secondo una logica palesemente mondana – la stessa che rimproverano (non a torto) ai loro avversari progressisti – cercando di far trionfare la loro fazione con ogni mezzo, senza curarsi del caos generato dalle proprie azioni. Come se non portassero alcuna responsabilità per lo scandalo inflitto ai “piccoli” con l’attivazione della macchina del fango. Chi ama però si cura delle conseguenze delle proprie azioni, sapendo benissimo che il fine non giustifica mai i mezzi. Ma che fede è quella che non ama il prossimo? «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20).

Note

Note
1 “Mons. Oliveri lascia la sua diocesi. Accusato di essere troppo “misericordioso”? Alcune domande si impongono (anche sul vaticanista Francesco Peloso)” (13/09/2016) – “Fides et pax: il magistero di Mons. Mario Oliveri” (02/09/2017) – “L’ingiustificata rimozione del vescovo di Albenga” (07/09/2016) – “L’epurazione continua. Mons. Mario Oliveri, Vescovo di Albenga-Imperia esautorato” (22/10/2014) -“In difesa del vescovo Mario Oliveri” (19/09/2016).
2 Tuttavia una piena consapevolezza della situazione cominciò a diffondersi solo dopo il commissariamento, come indica la testimonianza dell’amico Gianluca Valpondi: «Pure dietro certo “tradizionalismo” cattolico c’è un marciume che odia a morte Francesco. Si prenda il caso del commissariamento del vescovo di Albenga, mons. Mario Oliveri, noto “tradizionalista”, ad opera di papa Francesco. Conobbi mons. Oliveri quando, ragazzino, frequentavo la scuola interna del seminario di Albenga come interno del seminario dei Cappuccini di Finale Ligure…molti anni dopo ad un pranzo con due sacerdoti della sua diocesi ormai in fase di commissariamento, uno dei due, appena conosciuto, che poco dopo mi mise la mano sul petto dicendo “che muscoli!”, disse, a difesa di Oliveri, che era da poco tornato da Roma e che in Vaticano c’è clima di “terrore” con questo papa e non si vede l’ora che suonino per lui le campane a morto. Non è un caso unico».
3 Vale la pena di leggere il commento – inevitabilmente salace, com’è nello stile dell’autore – scritto sulla vicenda di Albenga-Imperia da don Ariel Levi Di Gualdo.

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