La devozione mariana di Martin Lutero

Io credo che Egli è nato per me dalla pura Vergine Maria, priva di ogni macchia nella sua verginità corporale e spirituale, così da poter rendere benedetta, immacolata e pura, conformemente alla misericordiosa volontà del Padre, la mia generazione peccaminosa e dannata. La mia e quella di tutti quanti credono in Lui.

Forma corta del Credo di Martin Lutero, dal Grande Catechismo, 1529

Così Martin Lutero nel suo commento al Simbolo Apostolico, contenuto nel Grande Catechismo e scritto principalmente per istruire ed edificare il clero.

In questa solennità dell’Immacolata Concezione tornavo a riflettere tra me e me su alcuni paradossi dell’attualità ecclesiale, a vario titolo collegati al fatto che la dottrina mariologica viene comunemente spacciata per un ostacolo alla piena comunione visibile di tutte le Chiese.

In realtà, mi tornava in mente il sublime corale della Matthäuspassion di Bach (luterano) che conclude la prima parte del capolavoro:

O Mensch, bewein dein Sünde groß,
Darum Christus seins Vaters Schoß
Äußert und kam auf Erden;
Von einer Jungfrau rein und zart
Für uns er hie geboren ward,
Er wollt der Mittler werden,
Den Toten er das Leben gab
Und legt dabei all Krankheit ab
Bis sich die Zeit herdrange,
Daß er für uns geopfert würd,
Trüg unser Sünden schwere Bürd
Wohl an dem Kreuze lange.
O uomo, piangi il tuo grande peccato,
per il quale Cristo uscì dal seno di suo
Padre e venne sulla terra;
Da una Vergine pura e dolce
Egli venne a nascere qui per noi,
Egli volle diventare il Mediatore.
Ai morti egli diede la vita
ed ebbe la meglio su ogni malattia,
finché venne il tempo
in cui Egli fosse offerto per noi,
e portò il grave carico dei nostri peccati
fin sopra la Croce.

Quel riferimento alla “Vergine pura e dolce” non è affatto singolare, nel musicista-teologo per eccellenza, eppure colpisce sempre l’orecchio dell’ascoltatore non esperto e non distratto: un luterano parla così di Maria?

Sì, perché di fatto nel sentire comune “il protestanti ce l’hanno con la Madonna”. Una volgarizzazione brutale, concordo, che però spesso coglie nel segno, a quanto ho potuto esperire: come non mancano quelli che si producono in apologie del protestantesimo per ammantare di religiosità i loro problemi col concetto di autorità, così non mancano quanti (spesso partendo da quella premessa) sviluppano una feroce avversione alla persona e al culto di Maria.

Eppure… se sapessero quali parole hanno rivolto alla “Vergine pura e dolce” i grandi luterani della storia, a partire da Lutero… Così mi sono detto: quasi quasi prendo qualche pagina di Lutero sulla Madonna e la traduco: “purtroppo” ho trovato così tanto materiale che non sono riuscito a tradurne se non una piccola parte (comunque già molto suggestiva).

Ecco, se dovessi sintetizzare l’impressione che ho, quando sento parlare di ecumenismo, è che negli ultimi anni si sia pericolosamente divaricata una forbice tra quanti tentano irresponsabili fughe in avanti e altri che si fossilizzano in irricevibili caricature della posizione “avversa”. Così da una parte abbiamo le provocazioni di liturgisti un tempo rigorosi e serî che imperversano sui social scandalizzando la fede dei semplici con questioni accademiche e vagheggiano di “eucaristie comuni” con chi non conserva la fede cattolica mentre minano la carità ecclesiale intra mœnia. Dall’altra imperversano quanti scambiano l’ingiuria infamante contro Lutero per apologia del cattolicesimo (personalmente ricevo ogni giorno decine di siffatti messaggi, su WhatsApp: non li cancello solo per vedere fino a che punto giunge l’idiozia degli inquisitori fai-da-te…).

A un amico che giorni fa mi chiedeva un parere sulla “messa ecumenica” ho risposto più o meno con queste parole: mi pare che si sorvoli su due dettagli non da poco, quando si parla alla leggera di una cosa così delicata; anzitutto i protestanti non sono affatto concordi tra loro, quanto alla dottrina eucaristica (Lutero e i suoi successori credono nella presenza reale di Cristo, almeno in usu, e rigettano la categoria di transustanziazione solo per ragioni metafisiche – ragioni che anche san Tommaso non si nascondeva – mentre una quantità di altri protestanti prendono il tutto per una suggestiva commemorazione simbolica); e poi non so quanto sia cosa furba aprire un nuovo strappo sul fronte orientale (con gli Ortodossi) per tentare malamente di ricucire quello sul fronte occidentale (senza poterci riuscire). Insomma, se un poco conosco la prudenza e la sapienza della Chiesa di Cristo, penso di poter dire che i suoi vizî siano più nella declinazione della lentezza che in quella della fretta, quindi non dovremmo essere sorpresi da pasticci liturgici1Penso inoltre che se qualcuno forzasse la mano in tal senso, quel qualcuno si allontanerebbe dal sentire cum Ecclesia anzitutto per la grave mancanza di carità con la quale infliggerebbe una nuova piaga al corpo di Cristo al (neanche tanto) segreto scopo di carezzare il proprio orgoglio intellettuale e spirituale – roba luciferina, insomma…. Se poi qualcosa di molto brutto dovesse comunque aver luogo, confido nella longa pietas del Signore e della stessa Chiesa, la quale diluisce nei secoli le scempiaggini di generazioni superbe che ciclicamente fanno capolino.

Una proposta che invece volentieri farei, se ne avessi un qualche titolo, sarebbe questa: perché non organizziamo degli eventi culturali, rigorosi ma divulgativi, in cui da ciascuna parte ci sforziamo di esporre il pensiero di un qualche campione dell’altra parte che ben si coniughi con la dottrina della nostra? Ad esempio, io comincerei oggi mostrando quanto fu “cattolico” Lutero nello scrivere della Madonna… e domani qualcuno risponderebbe dicendomi quanto fu “protestante” un Bellarmino, o un Bossuet o un Ratzinger, testi alla mano. Secondo me potrebbe essere un modo intelligente di “guardare a ciò che ci unisce”, in un’epoca di diffusa cialtroneria, pasciuta nei prati dell’ignoranza più crassa.

In tal senso, quindi, dopo aver riportato un paragrafo del Grande Catechismo e il testo del Corale di Bach che chiude la prima parte della Matthäuspassion, di seguito aggiungo una lunga lettera di Lutero, datata 1521, in cui il monaco espone all’Herzog di Sassonia Johann Friedrich la traduzione e il significato del “Cantico della Beata Vergine Maria”, il Magnificat2Il paragrafo con la traduzione di Lc 1,46-55 – il testo del Magnificat nella versione di Lutero – l’ho sostituito con una bellissima versione musicata del solito Bach (BWV 243a), di modo che il lettore possa carezzarsi le orecchie con le parole del monaco ribelle e con le note del musico teologo.. E traduco qualche passaggio a mio avviso più interessante.

Buona lettura.

Note

Note
1 Penso inoltre che se qualcuno forzasse la mano in tal senso, quel qualcuno si allontanerebbe dal sentire cum Ecclesia anzitutto per la grave mancanza di carità con la quale infliggerebbe una nuova piaga al corpo di Cristo al (neanche tanto) segreto scopo di carezzare il proprio orgoglio intellettuale e spirituale – roba luciferina, insomma…
2 Il paragrafo con la traduzione di Lc 1,46-55 – il testo del Magnificat nella versione di Lutero – l’ho sostituito con una bellissima versione musicata del solito Bach (BWV 243a), di modo che il lettore possa carezzarsi le orecchie con le parole del monaco ribelle e con le note del musico teologo.
Informazioni su Giovanni Marcotullio 296 articoli
Classe 1984, studî classici (Liceo Ginnasio “d'Annunzio” in Pescara), poi filosofici (Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, PhD RAMUS) e teologici (Pontificia Università Gregoriana, Pontificio Istituto Patristico “Augustinianum”, Pontificia Università “Angelicum”, PhD UCLy). Ho lavorato come traduttore freelance dal latino e dal francese, e/o come autore, per Città Nuova, San Paolo, Sonzogno, Il Leone Verde, Berica, Ταυ. Editor per Augustinianum dal 2013 al 2014 e caporedattore di Prospettiva Persona dal 2005 al 2017. Giornalista pubblicista dal 2014. Speaker radiofonico su Radio Maria. Traduttore dal francese e articolista per Aleteia Italiano dal 2017 al 2023.

Lascia il primo commento

Di’ cosa ne pensi