August Ames si è impiccata. A oggi l’ultima vittima del porno

August Ames, 23 anni, si è impiccata nella sua casa a Camarillo, nella contea di Ventura in California, l’altro ieri. A confermare la causa del decesso è stato il medico legale: asfissia per impiccagione.

Ames era una pornostar in vista: aveva iniziato a lavorare nel settore nel 2013 e da allora aveva girato già 270 film e aveva vinto due volte il premio AVN (gli oscar del porno).

Gli amici intimi di Ames dicono che soffriva di depressione da lungo tempo e credono che un recente episodio di molestie online possa aver contribuito alla sua morte. Più che molestie, si è trattato del solito battibecco grondante odio gratuito che è facilissimo scatenare sui social. La materia del contendere sarebbe stato il rifiuto da parte di Ames di girare una pellicola con scene di sesso diretto con gay, per motivi di preoccupazione di salute: cosa facciano costoro fuori dalle scene è risaputo, che l’aids giri più della droga pure. Ames ha pubblicato un tweet dove difendeva la sua scelta, proprio come forma di tutela personale. A causa di ciò è stata accusata di omofobia da una certa platea di fan e, secondo gli amici, questo accanimento contro di lei l’avrebbe turbata più di quanto già non fosse per conto suo. In più, paradossalmente questa interpretazione dei fatti piace sia ai cultori del porno che ai castigatori di costumi: povera ragazza che si suicida per l’accusa via web di omofobia! E così tutto il mondo da cui Ames proviene resta intonso.

Per il marito, Kevin Moore, Ames era la persona più gentile che avesse mai conosciuto, una ragazza dolce. Idem per le amiche e le colleghe. Come se si trattasse di un lavoro qualunque, il suo.

Strana visione del mondo, questa, dal lato porno: ma che succede su quei set bollenti, e, soprattutto, fuori?

Negli ultimi anni pare che la scena porno gay americana sia stata rattristata da una serie di lutti: suicidi e morti per complicazioni dovute ad una vita sregolata. Droga, depressione e senso di alienazione sarebbero i nemici numero uno dei porno divi.

«Talvolta, prima o dopo un rapporto, si chiede “sei sano?”. Ma non c’è domanda meno utile e appropriata. Negli incontri occasionali, soprattutto se non hai l’HIV o presumi di non averla, chiedere all’altro qual è il suo stato di salute (se ha l’HIV o altre IST) e sulla base della risposta decidere quanto e come proteggersi, non ha molto senso. Da una parte perché molte persone con HIV, o con altre IST, non sanno di averle, e quindi ti risponderanno convinte di una situazione che invece non è reale. Dall’altra perché non puoi ragionevolmente aspettarti che le persone che sanno di avere l’HIV te lo dicano, visto l’alto livello di paura e stigmatizzazione, spesso del tutto irrazionale, che le circonda. Non esiste nemmeno un obbligo legale a “dirlo”. Il rischio vero poi con l’HIV lo corri proprio con chi non sa di averlo, perché avrà molto virus nel sangue non essendo in terapia: il picco di infettività è in assoluto più alto nei primi due mesi dall’infezione, quando è pure probabile che ancora non abbia fatto un test. Al contrario, la persona con HIV regolarmente in terapia e con carica virale non rilevabile da almeno sei mesi, non solo probabilmente sta benissimo, ma non trasmette nemmeno il virus: e quindi cosa dovrebbe dirti? In sintesi: proteggiti e basta!»
È letteralmente questa – non abbiamo tolto o aggiunto una virgola! – la visione dell’uomo degli estimatori delle dark room: con gli sconosciuti puoi andare a letto, magari anche parlarci un po’, ma senza entrare troppo nel personale…

A febbraio 2016 si è suicidato con un’overdose Micheal Cohen, in Arizona, a soli 30 anni. Era stato un bambino difficile, pieno di energia classificata come patologica (ADHD la chiamano), aveva sempre avuto problemi a trovarsi amici ed era stato un ragazzo isolato e incompreso. Da adolescente aveva iniziato ad assumere varie droghe per sentirsi di nuovo felice e leggero, ma andava fuori dal mondo anche solo con la birra. Quando entrò nell’industria del porno scelse il nome di Xander Scott, e iniziò a bere birra mischiata col Vicodin. A causa di ciò, guidava sempre strafatto e, dopo aver sfasciato due macchine, finì in galera. Quando ne uscì era senza più niente, nemmeno la casa.

Cohen cercò di guadagnarsi da vivere con altri lavori che non fossero il porno, di cui non disse mai nulla alla propria famiglia, anche perché era davvero un ragazzo sensibile e l’amico James Keating pensa che il mondo del porno lo abbia danneggiato psicologicamente. «La verità è che Michael non è mai stato attratto da questo mondo», ha detto Keating in un’intervista a Broadly. «Ci scherzava su ma se ne vergognava, era frustrato e arrabbiato e sono sicuro gli abbia provocato dei danni emotivi. Era sensibile, non sapeva cosa fare».

Uscito di prigione, un amico gli offrì una stanza a Phoenix, lì incontrò una nuova droga, lo speedball, e fu l’inizio della fine.

Del dramma personale che viveva i fan erano completamente all’oscuro. Né d’altra parte interessava loro: morto un idolo porno, subito se ne fa un altro.

Nel 2015 sono morti altri in maniera analoga a Cohen: Zac Stevens, 25 anni, suicida; Mehran “King B” Chestnut, 25 anni, per complicazioni legate all’uso di popper; Dimitri Kane, 20 anni, per un’overdose; Jasper Robinson, 21, per problemi cardiaci. Ma ci sono stati anni peggiori: il 2013, per esempio, ha visto molti più casi.

Sempre su Broadly, che ha fatto un’inchiesta su questo torbido mondo, leggiamo di Alex, un ex attore porno che ha chiesto di rimanere anonimo: è cresciuto in una famiglia religiosa e poco abbiente che lo rifiutava. A spingerlo verso il porno, almeno all’inizio, sono stati i soldi e l’attrazione che provava nei confronti di quel mondo.

Mi davano un sacco di soldi solo per fare festa, drogarmi e uscire con altri ragazzi e miei clienti. La semplice idea di avere dei soldi e il controllo sulla mia vita mi faceva pensare che ne valesse la pena. Vincevo premi, avevo un posto nel mondo e persone che volevano stare con me, che volevano il mio tempo e la mia attenzione.

Ma alla fine, l’oggettificazione ha un peso:

Tutti vogliono un pezzo di te. Fa parte del gioco, ma ti vogliono o per il tuo corpo o perché vogliono stare vicino a qualcuno che considerano come una celebrità del mondo gay. Quindi finisci per credere che è questo che vali.

È tutto questo delirio continuo che ti lascia esausto, vuoto.

Alex ha raccontato che alcuni ragazzi che conosceva si sono suicidati e un altro ha avuto un attacco cardiaco per colpa degli steroidi. Un altro ancora è stato ucciso dalla polizia mentre scappava durante un blitz per droga.

Poi anche i soldi che girano non sono così tanti come può sembrare all’inizio: secondo Queerty1https://www.queerty.com/guess-how-much-gay-porn-stars-make-20150424, le star possono guadagnare fino a 5000 dollari a scena, ma la stragrande maggioranza delle star prendono dai 500 ai 1000 dollari per scena. Chi è fortunato riesce a fare anche cinque scene al mese, arrivando ad un massimo di 30.000 dollari all’anno, che non è un gran capitale. Per vivere serve quindi un secondo lavoro, compatibile con la carriera porno, e non è facile trovarne di onesti.

Naturalmente non è quello che ti dicono quando entri nel giro: esiste ad esempio il sito BadGirlsBible in cui è stato pubblicato l’anno scorso il cliccatissimo articolo “come diventare una pornostar: è più facile di quanto pensi” e nel quale presentano pure un listino:

  • $ 800 per una scena donna-donna
  • $ 1.000 per una scena uomo-donna
  • $ 1,200 o più per il sesso anale
  • $ 4000 o più per la “doppia penetrazione”

Tuttavia, l’articolo avverte con onestà che non sarà facile diventare ricco col porno: si può aspirare a $ 40.000 o $ 50.000 all’anno a meno di diventare davvero famoso. Poi c’è da pagare dal 10% al 15% a un agente e i test di routine per le malattie sessualmente trasmissibili.

Note

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1 https://www.queerty.com/guess-how-much-gay-porn-stars-make-20150424

2 commenti

  1. Non c’è da meravigliarsi di tutte le morti, morti di giovani, qui elencate.

    Non c’è da meravigliarsi che se non è per abuso di qualche sostanza, è per suicidio.

    Perché se ha poco più di vent’anni, quando la vita dovrebbe essere nel pieno delle speranze e delle potenzialità (certo non tutte sempre troveranno adeguata risposta, ma questo è altro discorso), si è sperimentato di tutto e di più, se si è usato e abusato del proprio corpo in ogni possibile maniera, che altro può rimanere se non probabilmente un senso di infinita nausea per essere diventati “carne da macello”, sostanzialmente degli oggetti da uso e abuso, sostanzialmente prostituti – e qui il termine non è solo metaforico – di questo particolare e tremendo business che è la pornografia?

    Non ho idea di cosa psicologicamente o moralmente possa aumentare nella stima di sé, l’avere vinto, come la giovane Ames, uno, due o dieci “premi Oscar della pornografia”.
    Premi per cosa? Per le capacità recitative? Forse anche… finalizzate a cosa? Alla simulazione di molteplici orgasmi? O che altro? Alle performance fisico-acrobatiche?
    No saprei…

    Quello che credo è che si finisce per perdere del tutto la stima di sé, ridotti come si viene ridotti – costretti o meno – neppure per grandi compensi, a fare del proprio intimo, pubblico spettacolo, un uso pubblico, di un “uso” che meglio neppure stare qui ad indagare.
    O forse che questi giovani “attori” – nella cui “arte” finisce per esserci ben poca “finzione” – pensano di suscitare nobili emozioni, edificanti riflessioni – che peraltro anche più “nobile” cinematografia, non sempre ci regala?

    Così quando la misura dello schifo, della nausea, raggiunge il colmo, o quando droghe o altro, non coprono più il malessere (o sono a loro volta causa di un malessere senza ritorno), non resta che l’estremo rifiuto.
    Forse che questi giovani, hanno la possibilità di trovare conforto o supporto in chi li accerchia in questo girone infernale di cui hanno fatto una “professione”?

    Se poi non vogliamo fermarci ad aspetti puramente psicologici, che sono pure fondamentali, dovremmo guardare anche a quelli spirituali.
    “Chi tocca il corpo tocca l’anima” e come e quanto vengono “toccati” questi corpi?
    E quando l’abuso di questi corpi, raggiunge e sfianca l’anima il “Nemico” (dell’Uomo) si presenta e chiede il conto e non perché io creda questi giovani abbiano “venduto l’anima al Diavolo” (nemmeno per sogno), ma perché il Demonio fa il suo sporco lavoro: quello dell’Accusatore!

    E così, accusa e accusa, dopo averti fatto credere che “non c’è nulla di male”, ti mostra tutto il male e tutto lo schifo in cui sei immerso e di cui finisci per sentirti parte e ti insinua che non ce la puoi fare, che è meglio farla finita… come per Giuda: “Ames, prendi una corda e impiccati! Per te non c’è speranza…”
    Ed evidentemente per lei non c’era speranza. Nessuno temo le aveva mai parlato della Speranza in Dio, della Sua Misericordia, dell’Amore di Cristo spesso sulla Croce per lei.
    Si, per lei, come per la Maddalena…

    Certo si obietterà che non tutte le “pornostars” di questo mondo fanno questa fine, ma ci si può consolare pensando che c’è chi ha una “scorza” più dura? Che c’è chi è riuscito a giustificare e giustificarsi in tutto?
    Chi vuole si consoli, io non trovo la cosa affatto consolante.

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