Antica parabola (verissima e certificatissima) sulle #fakenews

Il segretario del Pd Matteo Renzi parla sul palco della Leopolda, Firenze, 26 Novembre 2017. ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI

L’allarme sulle fake-news lanciato dal nostro ex-caro Premier alla Leopolda mi ha turbato. Una vera e propria battaglia per la verità, da un pulpito importante ed autorevole non mi ha lasciato indifferente1[In realtà quest’ansia di fondare un orwelliano Ministero della Verità non dovrebbe lasciare tranquillo nessuno, specie quelli che della vera verità hanno il culto: facilmente, un siffatto ministero giudicherebbe il kérygma cristiano la più colossale fake new della storia, e se i governi e colossi come Facebook e Mountain View si trovassero in un simile pactum sceleris la loro censura sarebbe tanto facile ed efficace quanto spegnere un circuito elettrico. Altro che Matrix: la prossima persecuzione comincerà con l’istantaneo e immediato silenziamento (poi comunque si arriverà al sangue, inevitabilmente) – la religione dell’incarnazione non dovrebbe farsi accalappiare con tutti gli altri nel mondo virtuale, anzi dovrebbe elaborare pensiero e strutture per liberare anche loro… (Giovanni Marcotullio, N.d.E.).], né avrebbe potuto. Un mio amico ha notato la mia inquietudine, e una volta esternata la preoccupazione si è sorpreso, perché aveva tra le mani qualcosa che avrebbe potuto aiutarmi. Infatti tale mio amico è amico di un cugino di un celebre studioso della letteratura dell’Estremo Oriente, che è venuto in possesso del testo di un apologo cinese – a suo dire utilissimo per chiarire la questione che mi arrovellava – a noi arrivato tramite un manoscritto francese, traduzione di un più antico scritto in tedesco, opera di un certo Wydo Geller, che traduce da un manoscritto greco (andato perduto) che riporta a sua volta le cronache di un viaggio in Cina di un occidentale. I passaggi tramite cui questo apologo è giunto fino a me sono stupefacenti, ma grazie al lavoro di quello studioso (e del cugino, e del suo e mio amico) posso offrirvene una traduzione elegante e accessibile, in italiano moderno. Ecco il testo:

Nell’antica regione di Wu viveva un cuoco la cui specialità erano le Nuvole di Drago, che vendeva non solo nella propria locanda, ma anche al mercato. I suoi affari entrarono in crisi quando scoprì che venditori disonesti procuravano sfogliatine ai banchi del mercato a metà del prezzo delle sue Nuvole di Drago; sfogliatine spacciate per Nuvole di Drago originali anche se soltanto false copie. Il cuoco non si perse d’animo e decise di appellarsi al Funzionario Imperiale perché vietasse la vendita delle sfogliatine spacciate per Nuvole di Drago. Prima si consultò con un amico cuoco che sapeva avere lo stesso problema. Il suo amico però gli disse che in questo modo le persone non sarebbero state educate ad apprezzare la loro cucina e lo convinse ad adottare un’altra strategia: vendere le proprie Nuvole, in locanda e ai banchi, con un piccolo foglietto che spiegava la ricetta originale, la sua storia e l’incomparabile bontà delle materie prime utilizzate. L’idea gli parve ottima e si mise subito al lavoro. Dopo due settimane, però, si accorse che i suoi prodotti venivano costantemente rifiutati: i venditori avevano già ampie forniture di “Nuvole di Drago”. Non solo: la polizia Imperiale lo prelevò in casa sua e lo arrestò con l’accusa di vendere “False Nuvole di Drago”. Alle proteste del cuoco la Polizia affermò che le sue Nuvole non rispettavano le regole originali per chiamarsi tali. Il cuoco chiese di poter conferire con l’esperto, a cui fu introdotto: era il suo amico. L’amico infatti era andato dal Funzionario Imperiale, lo aveva convinto a rendere obbligatoria e registrata una propria ricetta di sfogliatine, molto economiche, le uniche però, da quel momento, a poter vantare l’etichetta di “Nuvole di Drago”. Il ricco amico, l’unico ormai a vendere al mercato, fece condannare a morte il cuoco per decapitazione.

La pertinenza con il mio problema è stupefacente. Il problema dei fake nell’antica Cina! Il testo va compreso, però: qual è la morale? In realtà sembrano esserci due morali concorrenti, quella del cuoco e quella dell’amico. La testa rotolante del cuoco dopo la decapitazione sembra dar ragione al suo amico, inequivocabilmente. L’amico voleva ricominciare a vendere per avere profitto e pare abbia raggiunto il suo scopo in maniera eccellente.

Ripugna un po’, tuttavia, quello che ha l’aria di essere un brutto tiro, un vero imbroglio, giocato all’amico cuoco. Il cuoco ha presentato un problema ed una soluzione all’amico, per condividerla con lui e l’amico se ne è appropriato. Va detto, però, che l’amico conosceva bene il cuoco e aveva capito che la sua preoccupazione era quella di salvaguardare la verità della ricetta più che quella di vendere per cui il consiglio fornito all’amico cuoco era eccellente, perché davvero «le persone non sarebbero state educate ad apprezzare la loro cucina» senza il suo consiglio. Sciocco fu il cuoco a credere di poter risolvere anche il problema delle vendite in quella maniera, e il suo stupore per le mancate vendite mostra come forse il nostro cuoco non avesse tanto a cuore la veridicità delle ricette quanto il proprio profitto.

In ogni caso quindi l’amico ne esce vincente: se vuoi vendere qualcosa (Nuvole di Drago, giornali o persino carta straccia) ottieni dall’autorità un certificato e sbaraglierai la concorrenza, specie se sciocca come quella dell’amico cuoco. L’amico è più furbo ancora, non solo ottiene l’appoggio dell’autorità, ma addirittura fa dichiarare se stesso l’autorità competente in materia.

Il segretario del Pd Matteo Renzi (D) con una sostenitrice del PD, durante la visita a Genova, 29 novembre 2017.
ANSA/LUCA ZENNARO

La morale è chiara, ma solo per un ozioso passatempo vorrei capire cosa dovrebbe fare qualcuno che avesse davvero a cuore quello che l’amico del cuoco suggerisce abbia a cuore il cuoco, ovvero educare ad apprezzare cioé a comprendere le persone che comprano al mercato. Intanto è chiaro che per porsi il problema bisogna avere a cuore due cose: la “verità” del prodotto e la capacità del compratore di capire, apprezzare, comprendere e scegliere bene ciò che compra. In questo senso il cuoco sbagliava a volersi rivolgere al Funzionario per dirimere la questione, perché il Funzionario può fare solo ciò che effettivamente ha fatto: apporre un’etichetta e scegliere un’autorità. La soluzione è tentatrice perché è diretta, ed è sbagliata proprio perché è diretta ovvero immediata.

Infatti né la verità né la capacità di comprendere sono dirette e tantomeno immediate. La verità è profonda, infatti, come una scala a chiocciola sospesa, e chi, sulla scala, decidesse di salirci per via diretta, andrebbe per la tangente e cioé cadrebbe immediatamente. La capacità di comprensione poi è tanto immediata che per capire una dimostrazione di matematica a volte servono ore di tempo seguite da ore di distrazione per poi tornare a faticarci sopra: tutto meno che un cammino diretto; se poi vogliamo comprendere una persona o una situazione (o noi stessi, che è peggio!) ci tocca girare il mondo, cambiare lavoro, scegliere, sbagliare per poi tornare in sé e dire di avere compreso (qualcosa) di sé, oppure frequentare qualcuno, allontanarsene, vivere la stessa esperienza, ritornare da lui e dire di aver compreso finalmente cosa stesse vivendo quel tale che non capivamo: tutto tranne che un percorso immediato.

Ora è chiaro quindi che chiunque suggerisca di difendere la verità con un intervento diretto o non sa quello che dice o, che è peggio, lo sa benissimo e non ha quindi nessuna intenzione di salvaguardare la verità o la capacità di comprendere di qualcuno, ma forse soltanto di diventare colui che decide per tutti quali sono le vere “Nuvole di Drago”. Sembra, il mio, un avvertimento, ma non lo è, perché noi oggi decidiamo chi sono le nostre autorità – non viviamo certo nella regione di Wu! – ed è questo, quindi, un rischio che oggi non corriamo.


PS: I più attenti avranno notato un salto, quando affermo che è necessario che si abbia a cuore la verità e la capacità di comprendere da parte del “compratore”. Il salto c’è, è vero, ma è comprensibile, perché se è scontato che tutti possono essere buoni, qualunque cosa facciano, qualunque cosa pensino, a qualunque visione della vita si affidino, allora è inutile porsi il problema di come faccia un uomo ad avere davvero a cuore queste due cose.

PS-2: Wydo Geller, il traduttore tedesco, in italiano è Guido Geller, per chi volesse sincerarsi della serietà di questo studioso con una breve ricerca.

Note

Note
1 [In realtà quest’ansia di fondare un orwelliano Ministero della Verità non dovrebbe lasciare tranquillo nessuno, specie quelli che della vera verità hanno il culto: facilmente, un siffatto ministero giudicherebbe il kérygma cristiano la più colossale fake new della storia, e se i governi e colossi come Facebook e Mountain View si trovassero in un simile pactum sceleris la loro censura sarebbe tanto facile ed efficace quanto spegnere un circuito elettrico. Altro che Matrix: la prossima persecuzione comincerà con l’istantaneo e immediato silenziamento (poi comunque si arriverà al sangue, inevitabilmente) – la religione dell’incarnazione non dovrebbe farsi accalappiare con tutti gli altri nel mondo virtuale, anzi dovrebbe elaborare pensiero e strutture per liberare anche loro… (Giovanni Marcotullio, N.d.E.).]

Lascia il primo commento

Di’ cosa ne pensi