Europa, islam, cristianesimo: Michel Houellebecq “tra i due mondi”

L’islamofobia manifesta di Plateforme (2001), la cui pubblicazione era stata segnata dal processo intentato a Michel Houellebecq1In un'intervista concessa alla rivista Lire, l'autore aveva dichiarato: «La religione più stronza, comunque, è l'islam». Indagato per “ingiurie verso un gruppo di persone in ragione della loro appartenenza all'islam” e per “complicità nell'incitazione all'odio razziale” da associazioni musulmane e anti-razziste, era stato rilasciato., culmina nella lunghissima requisitoria di un personaggio egiziano che «non aveva parole abbastanza dure per stigmatizzare l’islam»2Michel Houellebecq, Plateformeop. cit., p. 245.. Significativamente costituito di un lungo discorso promanante da un personaggio effimero, questo passaggio ha tutta l’aria di un’aggiunta giustapposta, cioè dell’occasione per il narratore di usare uno snodo narrativo per collocarvi delle riflessioni teoriche già pronte. D’altra parte, il romanzo si apriva sulla morte del padre del narratore, ucciso da un musulmano dalle idee brutali, il fratello della sua amante, Aisha, che qualificherà i proprî genitori di “stronzi”, da cui non si può sperare nulla, dopo che hanno fatto il pellegrinaggio a La Mecca, e i suoi fratelli di “coglioni” che «si sfondano il fegato di pastis [superalcoolico francese a base di anice, N.d.T.] e pretendono di essere i depositari della vera fede».

Il narratore Michel mette il carico da novanta nelle parole della giovane donna, dicendo che in effetti «i musulmani non sono poi terribili», salvo poi visualizzarli come «degli ematomi che si riassorbono lentamente»3Ivi, p. 26-27. nella circolazione migratoria dell’Europa. E quando Valérie, la compagna di Michel, viene uccisa in un attentato perpetrato da terroristi islamisti, questi considererà che «l’islam era certamente qualcosa che “[egli] poteva odiare”», prima di concludere la propria riflessione con questa constatazione in forma di pio (o empio) voto:

Il sistema musulmano era condannato; il capitalismo avrebbe prevalso. I giovani musulmani già non pensavano ad altro che al consumo e al sesso4Ivi, p. 339..

Questa nuova visione è messa in relazione con l’integrismo islamico in un’analisi prospettiva che oggi appare erronea, senza che questo significhi che essa debba necessariamente rivelarsi tale anche sul lungo periodo:

Gli integristi islamisti, apparsi negli anni 2000, avevano conosciuto pressappoco lo stesso destino dei punk. Prima erano stati esorcizzati dall’apparizione di musulmani educati, gentili, pii, della corrente tabligh […]. E poi certamente, a seguire, il fenomeno s’era progressivamente estinto: le moschee costruite a grandi passi s’erano ritrovate deserte e le beurettes [ragazze magrebine, N.d.T.] venivano nuovamente offerte sul mercato sessuale come tutte le altre. Era tutto già scritto […]5Michel Houellebecq, La Possibilité d’une îleop. cit., p. 47..

Eppure, come indica Pierre Manent:

Chi non avverte la forza associativa dell’islam mostra poca attenzione ai bisogni dell’uomo sociale6Pierre Manent, Situation de la Franceop. cit., p. 60..

Agli occhi dello storico, l’attuale movimento dell’Islam non deve essere ricercato né nella sfera economica né in quella scientifica, ragion per cui «siamo inclini a sottostimarlo»7Ibid.. Ragion per cui, pure, tale movimento è sfuggito alla sagacia del primo Houellebecq, tutto preso dal divenire economico dell’uomo occidentale in Extension du domaine de la lutte (1994), poi dal suo divenire tecno-scientifico in Les Particules élémentaires (1998) e in La Possibilité d’une île, ma in fondo – paradossalmente – molto poco dal suo divenire politico e sociale.

Di quest’ultima dimensione dell’individuo contemporaneo, per contro, Soumission prende perfettamente le misure – questo gli permette, incidentalmente, d’incontrare l’islam sul suo vero terreno: quello dei costumi. Tra Plateforme e Soumission, La Possibilité d’une île costituì una transizione ideologica che si apre anzitutto su di un’esacerbazione del disprezzo e dell’insulto formulati all’indirizzo dei Palestinesi dal personaggio di Daniel nei suoi sketch, la cui tonalità è quella dell’odioso, più che del comico:

Lo spettacolo “PREFERIAMO LE SCAMBISTE PALESTINESI” fu senza dubbio l’apice della mia carriera – mediaticamente, s’intende. Ci sono state rimostranze di associazioni musulmane, minacce di attentati bombaroli, insomma un po’ di azione8Michel Houellebecq, La Possibilité d’une île, op. cit., p. 45..

Questo aspetto del romanzo costituito dall’introduzione del «tema del conflitto del vicino Oriente» negli sketch di Daniel dev’essere messo in legame diretto con la radicalizzazione polemica dell’umorista Dieudonné, i cui intenti antisemiti gli erano valsi procedimenti giudiziarî tra il 2000 e il 20059Si compareranno con interesse gli intenti di Dieudonné nel giustificare i proprî attacchi contro i giudei nel 2004 come il desiderio di equilibrare i suoi attacchi contro i terroristi islamisti in un precedente sketch: «Avrei potuto avere rimostranze da un pubblico forse musulmano, che avrebbe potuto pensare che ci fosse un partito preso. Quindi era urgente che correggessi il tiro» (intervista televisiva concessa alla trasmissione Arrêts sur images), con questo passaggio del romanzo: «Su consiglio di Isabelle, avevo avuto l'idea di introdurre un sospetto di antisemitismo, destinato a controbilanciare il carattere globalmente antiarabo dello spettacolo; era la vita della sapienza» (Michel Houellebecq, La Possibilité d’une îleop. cit., p. 47).. Trasportato da quello che chiama eufemisticamente «un tono da islamofobo burlesco e lieve», Daniel si abbandona quindi a violente cariche contro la lotta dei Palestinesi, considerata in Francia come legittima a priori, poiché egli combina tre tratti connotati positivamente: lo statuto di vittima politica dei suoi attori; la filosofia progressista sottesa alla loro azione; la loro religione (l’islam) che è quella dei vinti (tanto nella battaglia contro l’antico colonizzatore cristiano quanto in quella contro il nuovo colonizzatore giudeo).

Questo riso così facile da provocare, perché direttamente legato all’odio («100% nell’odio», questo il sottotitolo dello spettacolo di Daniel), finisce nondimeno per disgustare il suo autore, al punto che questi aprirà la strada a una nuova concezione, che permette di considerare l’opzione musulmana come una possibilità tra delle altre:

Facendo leva su un’immigrazione massiva e incessante, la religione musulmana si è rinforzata nei Paesi occidentali […]; indirizzandosi primariamente alle popolazioni venute dal Magreb e dall’Africa nera, essa conosce nondimeno un successo crescente tra gli europei “di razza”, successo imputabile unicamente al suo machismo. […] Sempre più numerosi erano quelli, e soprattutto quelle, che sognavano un ritorno a un sistema in cui le donne erano pudiche e sottomesse, e la loro verginità preservata10Ivi, p.  348-349..

Fondata su una “immigrazione massiva e incessante” e sulla sottomissione sociale della donna, le ragioni del successo dell’islam in Europa annunciano qui quelle che si ritrovano in Soumission: più che una scelta metafisica, è un’opzione politica ed esistenziale quella di cui si tratta. Alla domanda di Pierre Manent, che chiede

come accogliere i costumi musulmani in quanto costumi di nostri concittadini musulmani, senza che questi costumi […] assurgano alla fine al posto della legge?11Pierre Manent, Situation de la Franceop. cit., p. 28.

Houellebecq risponde che è impossibile. Quando una religione forte entra in conflitto con uno Stato debole, è quest’ultimo che finisce per dissolversi.

Note

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1 In un'intervista concessa alla rivista Lire, l'autore aveva dichiarato: «La religione più stronza, comunque, è l'islam». Indagato per “ingiurie verso un gruppo di persone in ragione della loro appartenenza all'islam” e per “complicità nell'incitazione all'odio razziale” da associazioni musulmane e anti-razziste, era stato rilasciato.
2 Michel Houellebecq, Plateformeop. cit., p. 245.
3 Ivi, p. 26-27.
4 Ivi, p. 339.
5 Michel Houellebecq, La Possibilité d’une îleop. cit., p. 47.
6 Pierre Manent, Situation de la Franceop. cit., p. 60.
7 Ibid.
8 Michel Houellebecq, La Possibilité d’une île, op. cit., p. 45.
9 Si compareranno con interesse gli intenti di Dieudonné nel giustificare i proprî attacchi contro i giudei nel 2004 come il desiderio di equilibrare i suoi attacchi contro i terroristi islamisti in un precedente sketch: «Avrei potuto avere rimostranze da un pubblico forse musulmano, che avrebbe potuto pensare che ci fosse un partito preso. Quindi era urgente che correggessi il tiro» (intervista televisiva concessa alla trasmissione Arrêts sur images), con questo passaggio del romanzo: «Su consiglio di Isabelle, avevo avuto l'idea di introdurre un sospetto di antisemitismo, destinato a controbilanciare il carattere globalmente antiarabo dello spettacolo; era la vita della sapienza» (Michel Houellebecq, La Possibilité d’une îleop. cit., p. 47).
10 Ivi, p.  348-349.
11 Pierre Manent, Situation de la Franceop. cit., p. 28.
Informazioni su Giovanni Marcotullio 297 articoli
Classe 1984, studî classici (Liceo Ginnasio “d'Annunzio” in Pescara), poi filosofici (Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, PhD RAMUS) e teologici (Pontificia Università Gregoriana, Pontificio Istituto Patristico “Augustinianum”, Pontificia Università “Angelicum”, PhD UCLy). Ho lavorato come traduttore freelance dal latino e dal francese, e/o come autore, per Città Nuova, San Paolo, Sonzogno, Il Leone Verde, Berica, Ταυ. Editor per Augustinianum dal 2013 al 2014 e caporedattore di Prospettiva Persona dal 2005 al 2017. Giornalista pubblicista dal 2014. Speaker radiofonico su Radio Maria. Traduttore dal francese e articolista per Aleteia Italiano dal 2017 al 2023.

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