Cristiani nel mondo: perseguitati e/o ignorati

In un’intervista a The Times, prima delle bombe in Sri Lanka della domenica di Pasqua, il vescovo di Truro, il Reverendo Philip Mounstephen, 59 anni, ha detto:

Ci sono un sacco di sensi di colpa post-coloniali intorno all’idea residua che la fede cristiana sia espressione del privilegio occidentale bianco, mentre in realtà la fede cristiana è in modo schiacciante un fenomeno del sud del mondo e dei poveri, di persone che, per il loro status socio-economico, sono vulnerabili.


Mounstephen ha avuto l’incarico di studiare l’entità dell’oppressione dei fedeli cristiani in tutto il mondo dal Ministero degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, il quale, ricevuto il rapporto questa settimana, ha rilasciato giovedì scorso forti dichiarazioni in merito, di fronte alle evidenze che vi ha trovato all’interno.

È in corso in alcune parti del Medio Oriente una pervasiva persecuzione dei cristiani, a volte equivalente ad un genocidio, che ha provocato un enorme esodo negli ultimi due decenni.

Milioni di cristiani sono stati sradicati dalle loro case e molti sono stati uccisi, rapiti, incarcerati e discriminati, secondo il rapporto, il quale evidenzia inoltre che le discriminazioni in l’Asia sud-orientale, l’ Africa sub-sahariana e l’Asia orientale sono spesso guidate dall’autoritarismo statale.

La scomoda verità – afferma il rapporto – è che la stragrande maggioranza (80%) dei credenti perseguitati è cristiana.

Alcune delle scoperte del rapporto ne renderanno indigesta la lettura ai leader di tutto il Medio Oriente che sono accusati di tollerare o istigare la persecuzione. Il partito di Giustizia e Sviluppo (AK) del presidente turco, Erdoğan, ad esempio, è segnalato per denigrare i cristiani.

Hunt (che probabilmente correrà per succedere a Theresa May come leader dei Tory) ha descritto il rapporto preliminare come «veramente sobrio», considerando che è uscito dopo che

il mondo ha visto l’odio religioso messo a nudo negli spaventosi attacchi a Pasqua nelle chiese di tutto lo Sri Lankae il devastante attacco a due moschee a Christchurch.

Hunt, un anglicano, ha fatto della questione della persecuzione cristiana uno dei temi principali della sua segreteria agli esteri.

Penso che abbiamo evitato di parlare della persecuzione cristiana perché siamo un paese cristiano e abbiamo un passato coloniale, quindi a volte c’è nervosismo lì,

ha detto.

Ma dobbiamo riconoscere – ed è quello che il rapporto del vescovo sottolinea molto bruscamente – che i cristiani sono il gruppo religioso più perseguitato.

Ha aggiunto:

Ciò che abbiamo dimenticato in questa atmosfera di correttezza politica è in realtà che i cristiani che vengono perseguitati sono alcune delle persone più povere del pianeta. In Medio Oriente la popolazione di cristiani era di circa il 20%; ora è il 5%. 

È davvero ironico che «laicisti occidentali, estremisti islamici e regimi autoritari» condividano la stessa idea sbagliata secondo cui il cristianesimo è «un’espressione del bianco, privilegio occidentale»: infatti il cristianesimo è innanzitutto un fenomeno del Sud del mondo e dei poveri.

Siamo tutti addormentati quando si tratta della persecuzione dei cristiani. Penso non solo al rapporto del vescovo di Truro, ma ovviamente a quello che è accaduto in Sri Lanka nella domenica di Pasqua, che ha svegliato tutti con uno shock enorme.

Il rapporto interno è stato commissionato per stabilire le dimensioni della persecuzione e un rapporto finale in estate illustrerà come il Foreign Office britannico può fare di più per aumentare la consapevolezza della questione.

Esso mostra che un secolo fa i cristiani rappresentavano il 20% della popolazione del Medio Oriente e del Nord Africa, ma da allora la proporzione è scesa a meno del 4%, ovvero circa 15 milioni di persone.

Nel Medio Oriente e nel Nord Africa, afferma il rapporto,

forme di persecuzione che vanno dalla discriminazione sistematica nell’istruzione, all’occupazione e alla vita sociale fino agli attacchi genocidi contro le comunità cristiane hanno portato a un significativo esodo di credenti cristiani da questa regione sin da un secolo.

In paesi come Algeria, Egitto, Iran, Iraq, Siria e Arabia Saudita la situazione dei cristiani e di altre minoranze ha raggiunto una fase allarmante. In Arabia Saudita esistono rigide limitazioni a tutte le forme di espressione del cristianesimo,inclusi gli atti di culto pubblici. Ci sono state regolari repressioni sui servizi cristiani privati. Il conflitto arabo-israeliano ha fatto sì che la maggior parte dei cristiani palestinesi lasciasse la propria patria. La popolazione di cristiani palestinesi è scesa dal 15% al 2%.

245 milioni di cristiani soffrono ora di «alti livelli di persecuzione» in 50 paesi, con un aumento di 30 milioni di persone ogni anno.

È davvero importante che ad occuparsi di questo tragico fenomeno sia l’Inghilterra, un paese che nello scacchiere delle relazioni internazionali ricopre posizioni di massimo rilievo e che sta vivendo sul proprio territorio un’esplosione della diffusione dell’islam: secondo una classifica dell’indipendent, il nome Mohamed è il più scelto per i nuovi nati già dal 2013. 

Nella lotta alle discriminazioni, su base razziale, di genere o religiosa, in cui il Regno Unito ambisce ad essere in prima linea, non può più restare in secondo piano la terribile discriminazione globale che i cristiani subiscono ovunque. È giunto il momento che questi slogan, spesso vuote bandiere di facciata, si arricchiscano di contenuti veri e guidino a scelte politiche significative.

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