Brian Sims bullizza donna che prega il #rosario davanti a una clinica abortista

5 maggio, Philadelphia. Un legislatore della Pennsylvania gira una diretta su twitter in cui per quasi dieci minuti insulta una signora che recita il rosario davanti ad una clinica abortista di Planned Parenthood.

La signora, tra i 60 e i 70 anni, più o meno, cammina lentamente, avanti e indietro, sul marciapiede dall’altro lato della strada dell’ingresso alla clinica, dietro alcune macchine parcheggiate sulla carreggiata.

Brian Sims arriva, armato di telecamera, e inizia a prenderla a male parole, mentre la signora lo ignora totalmente e prosegue col suo dondolante e mite rosario.

Il video è visibile su twitter, riproposto anche dal gruppo prolife Live Action, a cui Sims ha risposto con altri appellativi aggressivi:

Portalo, bulli della Bibbia! Siete bigotti, sessisti e misogini e io vedo attraverso la vostra morale falsa e i vostri valori guasti.

Nel video Sims chiama la signora “vecchia bianca” più volte, e le dice:

Ho un paio di domande per lei, signora. Quanti figli ha vestito oggi? A quanti bambini ha messo le scarpe ai piedi oggi? Oggi ha dato da mangiare a qualche bambino, o ha detto di essere rimasta di fronte a Planned Parenthood, facendo vergognare le persone per qualcosa che hanno il diritto costituzionale di fare?

«Puoi pregare a casa», dice Sims alla donna.

Chi avrebbe mai pensato che un’anziana signora bianca sarebbe stata al di fuori di una clinica Planned Parenthood per dire alla gente cosa è giusto per i loro corpi? Vergognatevi.

Ti è permesso stare qui fuori, ma questo non significa che tu abbia il diritto morale di stare qui fuori. Vergognati. Quello che stai facendo qui è disgustoso. Questo è sbagliato. Non hai il diritto di stare qui fuori.

E ancora Sims domanda beffardo alla donna di parlare della sua fede cristiana, di come la sua religione creda nella vergogna delle persone, autorizzi a dire alla gente che cosa è giusto per i loro corpi, pretenda di sapere cosa è giusto per le famiglie altrui.

Poi si piazza davanti alla donna per impedirle di passeggiare avanti e indietro, puntandole la telecamera in faccia. Lei si difende: «Toglimi la macchina fotografica dalla faccia». Sims risponde «no!»

Poi parla al pubblico al di là della diretta dicendo:

Se sapete chi è questa donna e potete darmi il suo indirizzo, protesteremo fuori da casa sua. Andiamo a protestare davanti a casa sua e le diciamo cosa è giusto per il suo corpo.

In gergo tecnico, la pratica di sollecitare affinché venga pubblicato o pubblicare direttamente online l’indirizzo di un individuo, in totale violazione al suo diritto alla privacy, si chiama doxing ed è pure illegale, in molte giurisdizioni è un reato specifico.

«Questo Planned Parenthood ha fatto di più per i diritti civili in America di quanto questa persona farà mai per i diritti di chiunque», dice Sims, mentre continua a sollecitare i followers perché facciano donazioni a Planned Parenthood.

Nove minuti di delirio, di accuse di razzismo, di “vergognati”, di minacce. Senza farci mancare l’argomento clou: i preti pedofili.

Oggi non ha dato da mangiare a un bambino. Non ha messo le scarpe a un bambino oggi. Mi dispiace, signora, davanti a quante Chiese cattoliche state protestando, su 400 sacerdoti in Pennsylvania accusati di molestie di bambini? Non ricordo di avervi visto a quelle proteste. Io ero con loro. Invece si trascina la gente per i loro diritti costituzionali. Vergognati,

dice Sims alla donna.

La donna, a quanto pare, non è l’unica ad essere stata oggetto di un video in livestreaming di Sims. In un altro video non datato e twittato da Live Action il 6 maggio, si vede Sims avvicinarsi a cinque persone, la maggior parte delle quali sembrano essere adolescenti, al di fuori della stessa clinica Planned Parenthood. Le descrive come «persone bianche», e «protestanti pseudo-cristiani che sono qui fuori a far vergognare le giovani ragazze per essere qui». Poi nel video promette 100 dollari a chiunque sarà in grado di identificare i nomi e gli indirizzi dei giovani.

In realtà stiamo solo pregando per i bambini, e crediamo che le donne meritino di più,

risponde una di loro.

Sims, 40 anni, ha rappresentato il 182° distretto della Camera dei Rappresentanti della Pennsylvania dal 2013. Democratico, Sims ha lavorato come avvocato per il matrimonio omosessuale ed è stato il primo gay dichiarato eletto alla Pennsylvania House of Representatives.

Poco prima di pubblicare il suo interrogatorio in diretta della donna, Sims ha twittato:

I manifestanti contro Planned Parenthood sono feccia! Ho passato anni come paziente accompagnatore assistendo in prima persona all’odio, al vetriolo, all’ostilità e al RAZZISMO SFACCIATO che emanano. Puoi “pregare per un bambino a casa”. Sicuro come l’inferno: puoi sfamare un bambino o vestirne uno invece. Vecchio, falso, bianco, sbagliato.

Prima di tutto non si capisce in che modo recitare il rosario dall’altra parte della strada, in silenzio, di fronte ad una clinica abortista si configuri come razzismo: qui le parole hanno completamente perso il proprio significato. Per i democratici, son tutti razzisti, fascisti, nazisti, omofobi, eccetera, a prescindere. L’odio che ribolle dalla strafottenza di questo, che dovrebbe essere un uomo delle istituzioni, è raggelante, in pieno e plateale sfregio alle più elementari norme di comportamento civile nonché in violazione delle libertà fondamentali costituzionalmente riconosciute.

Lo scopo dichiaratamente intimidatorio non è una minaccia a vuoto: sono molti i prolife che hanno pagato di persona, davanti alla giustizia, la propria resistenza a difesa dei valori in cui credono, accusati di discriminazione se si rifiutano di accodarsi al coro degli abortisti e omosessualisti.

A ottobre dell’anno scorso a Toronto Jordan Hunt prese a calci (chiaramente filmato, tra l’altro) una donna prolife durante una manifestazione: Trudeau, di fronte alle 4 milioni di visualizzazioni del video inequivocabile della violenza, riuscì a squittire solo una generica dichiarazione contro tutte le forme di violenza, evadendo completamente il tema della questione. I prolife si possono bullizzare, insultare e pure picchiare impunemente, perché colpevoli a monte della più grave delle colpe, e cioè far vergognare chi abortisce.

Non sono imputati atti ostativi, né danneggiamenti, violenze fisiche o verbali, niente. I prolife sono colpevoli solo di ingenerare un senso di colpa e questo è davvero il più grave dei delitti.

Non solo le donne hanno il diritto di decidere autonomamente del destino da riservare alla vita nascente nel proprio grembo, ma hanno il diritto di farlo nell’approvazione generale. Quindi è normale e diffuso essere sfottute senza posa dalla terza gravidanza in poi, martellate da battute – non avete la televisione? – o proprio insultate – conigli, le donne che fanno tanti figli sono meno intelligenti (cit. Macron) – mentre è un delitto terribile biasimare chi abortisce, un atteggiamento meritevole di insulti, botte e linciaggi mediatici.

Mi sembra chiaro, tra le due fazioni in lotta perenne, chi debba vergognarsi, non solo per i contenuti, ma anche per i modi.

1 commento

  1. Salve!

    Non mi preoccuperei più di tanto.
    I fanatismi possono fare molto male
    ma in genere sono l’inizio della fine
    per chi li genera…
    Il fanatismo è l’ultimo stadio della
    degenerazione… oltre ci può
    essre solo la rinascita…

    in più questi pazzerelloni spesso
    si lasciano prendere la mano e
    fanno i famosi “autogol” anche
    di consensi…

    saluti

    MM

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