McMahon e Nichols infieriscono su Alfie: la Chiesa ha un problema

[…] alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati […]. Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute.

Mt 28,11-15

Passi il Guardian, che alle 7:25 di sabato 28 già cantava l’antifona dello storytelling ufficiale e normalizzato del caso Alfie, questa bizzarra anomalia che stava portando il mainstream a raccontare la storia ribelle di un bambino riluttante a morire. Per il quotidiano britannico il caso sarebbe stato montato dal sostegno prolife internazionale erettosi a salvaguardia dei diritti del piccolo: in particolare, Josh Halliday se la prende con Christine Broesamle, attivista prolife statunitense, che il cronista dipinge come una fanatica apolide che di punto in bianco si sente investita della missione di salvare Alfie. In seconda battuta, il Guardian si scaglia contro Pavel Stroilov (anche lui servito con foto segnaletica) e contro il Christian Legal Centre: non perde tempo però a ricordare la consulenza legale che quasi portava Alfie via dall’ospedale, la quale aveva costretto l’ospedale a trincerarsi dietro una menzogna e il giudice a rammendare lo strappo con una truffa1Hayden non aveva (ancora) disposto alcun provvedimento che proibisse il prelievo del piccolo da parte dei genitori: l’ha mandato nottetempo via fax su richiesta dell’ospedale, dopo che lo stesso aveva mendacemente dichiarato ai genitori di Alfie l’esistenza di una simile ordinanza.; no, per Halliday è più rispondente ai criterî di pertinenza ed essenzialità della notizia ricordare che il Christian Legal Centre sarebbe “anti-LGBT”.

Così in buona sostanza il “caso Alfie Evans” sarebbe stato montato ad arte da «un reticolo internazionale di fondamentalisti cattolici», il quale si sarebbe fatto carico di consigliare i genitori di Alfie, organizzare l’udienza papale, procurare assistenza medica a distanza e rimpiazzare il team legale di Liverpool con una squadra “anti-LGBT”. L’insistenza su questo dato potrebbe stupire per irrilevanza, ma forse è invece una spia dell’indirizzo ideologico della testata: ad ogni modo, nessuno ha voluto rimpiazzare chicchessia, e vale invece la pena di ricordare che gli Evans hanno faticato a trovare legali disposti a difenderli davanti al Leviatano.

Questa dunque la lettura del Guardian. Non c’è molto da stupirsene, si capisce: che reazione poteva mai avere una testata britannica laicista davanti a un network internazionale di “papisti” che mette il naso in “cosa nostra”? Ma che tale lettura sia invece rilevata e fatta propria dalla Chiesa – e dalla Chiesa cattolica! – in Inghilterra è cosa scandalosa oltre ogni dire. Ha cominciato il solito McMahon, come è noto, e vale la pena ricordare che l’Arcivescovo di Liverpool faceva uscire con grande premura quel pezzo su The Tablet, la sera del 25 aprile, dopo una giornata che lo aveva visto recarsi a Roma di corsa per smantellare la copertura di padre Gabriele, l’unico sacerdote che aveva voluto prestare cura pastorale alla famiglia Evans (e a cui gli stessi famigliari di Alfie si erano nel frattempo legati).

È utile schematizzare la scaletta dell’articolo, così da coglierne il messaggio essenziale:

  • McMahon ha parlato col Papa e gli ha detto che Liverpool ha il cuore spezzato per il caso di Alfie Evans (sottinteso: anche io ho accesso diretto al capo);
  • McMahon: «Ho parlato privatamente col Papa, dopo l’udienza generale. Continuerà a pregare per loro». «Anche Liverpool continuerà a pregare per Alfie» (sottinteso: ora “si prega” e basta, nessuno intralcerà più l’ospedale);
  • sono accorsi partiti di destra dall’Italia e i vescovi USA si sono schierati col Papa e per Alfie, insieme col senatore del Texas Ted Cruz (sottinteso: Alfie è stato arruolato in una battaglia “di destra”);
  • la polizia del Merseyside sta facendo le ronde sui social (sottinteso: badate a cosa scrivete);
  • McMahon: «Sono grato ai medici e ai cappellani dell’Alder Hey per l’assistenza che Alfie sta ricevendo. So che stanno facendo tutto quanto è umanamente possibile, e la nostra preghiera in questo difficile momento è che il Signore dia a ciascuno la forza spirituale per far fronte al futuro immediato» (tradotto: sto dalla parte dell’ospedale senza se e senza ma; farò in modo che nessuno muova più un dito fino a che Alfie non muoia e questa storia non sia archiviata);
  • McMahon: «So bene della compassione caratteristica del popolo italiano verso quelli che sono nel bisogno, in questo caso Alfie. Però so che il nostro sistema medico e giuridico, nel Regno Unito, è pure basato sulla compassione e sulla salvaguardia dei diritti del singolo bambino» (tradotto: gli italiani facciano a casa loro le loro pulcinellate, qui da noi sappiamo già cosa bisogna fare);
  • il Bambino Gesù parla di “nuove terapie”, ma martedì Hayden ha detto che i medici sono tutti concordi [falso!] nel ritenere futile ogni ulteriore trattamento (sottinteso: non vorrete dire che i vostri medici capiscano di medicina più dei nostri giudici…);
  • [e per finire due stoccatine personali] Pavel Stroilov è quello che ha fatto arrabbiare Hayden (il Tablet omette l’insulto rivoltogli dal giudice: «Giovanotto fanatico e illuso»); Padre Gabriele Brusco avrebbe commesso illecito canonico amministrando l’unzione degli infermi ad Alfie2Padre Gabriele è stato così umile da chiedere perfino a me il conforto di un parere in merito: senza esitazioni, gli ho detto che in nessun modo il suo era stato un abuso – tantomeno in termini di giurisdizione, come McMahon gli aveva mandato a dire! – ma sono stato a mia volta confortato dall’autorevole parere di Pierangelo Sequeri, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II..

Dunque McMahon faceva pubblicare questo pezzo per assicurare da Roma a Liverpool che la sua “missione” era stata compiuta, e che nessuno avrebbe più intralciato l’Alder Hey hospital nel suo LCP [Liverpool Care Pathway for the Dying Patient], ossia nel protocollo di morte che ha ucciso Alfie3Per capire di cosa stiamo parlando – cioè un giro di soldi da 30 milioni di sterline l’anno! – bisogna sapere che l’applicazione dell’LCP è rapidamente passata dai soli pazienti moribondi a diverse categorie, come disabili gravi o anziani affetti da varî handicap ma non in fin di vita: in cambio del “favore”, gli ospedali che applicano il protocollo ricevono lauti pagamenti..

Questo è avvenuto di gran carriera, perché da un lato l’esposizione mediatica dell’Alder Hey Hospital richiedeva un tamponamento urgente e dall’altro McMahon doveva precorrere la plenaria della Conferenza episcopale del Regno Unito, che si sarebbe riunita di lì a pochi giorni, per evitare possibili imboscate: non che ne avesse chissà quali ragioni, a quanto pare… dalla Chiesa cattolica in Inghilterra, purtroppo, non si è levata una sola voce distinguibile in difesa di Alfie, se si eccettua il tweet di mons. Philip Egan, vescovo di Portsmouth:

E questo è il punto dolente, come giorni fa mi diceva un diplomatico nei pressi dell’Alder Hey Children’s Hospital: «Se avessimo trovato una sponda, nella Chiesa, forse saremmo riusciti a fare di più: invece c’è stato il vuoto più assoluto».

Non solo il vuoto e il silenzio – con dolente rammarico dobbiamo registrarlo – ma un’attiva, colpevole e dolosa partecipazione all’infanticidio di Alfie Evans. L’espulsione di Padre Gabriele (dopo l’allontanamento del sottoscritto dal primo piano, proprio mentre all’inizio del corridoio di Alfie cominciavano a perquisire i parenti che entravano nella Stanza) era probabilmente il segnale concordato per il via libera alla “soluzione finale”, oltre che il segno più evidente dell’isolamento messo in atto per piegare la famiglia Evans. La riprova più raccapricciante di questa operazione è l’allineamento della stampa cattolica sull’antifona intonata dal Guardian. Ancora una volta è stato The Tablet, ieri, a mostrare lo schieramento dell’establishment: le due risposte del cardinal Vincent Nichols a un’intervista fattagli domenica mentre si trovava in Polonia4Si trovava a Gniezno come legato pontificio per il sesto centenario della sede primaziale polacca. non lasciano adito a dubbi5Ringrazio il solerte Gabriele Marconi per aver controllato da una versione polacca il testo recepito dal Tablet, che in effetti presenta alcune (minime) varianti.:

Ora che abbiamo abbiamo appreso che Alfie se n’è andato, per lui la cosa più importante è la preghiera. E così per i suoi genitori che hanno fatto tutto il possibile, specialmente negli ultimi giorni, per assicurarsi che il bambino ricevesse il miglior aiuto possibile. Ritengo che il discorso di giovedì di Thomas Evans sia stato anch’esso rilevante, in cui ha chiesto di fare un passo indietro e che, come genitori, intendevano “ricostruire i ponti” con il personale dell’ospedale affinché Alfie ricevesse le cure migliori per tutto il tempo in cui sarebbe vissuto.

È importante ricordare che l’Alder Hey Hospital ha curato Alfie non per 2 settimane o 2 mesi, ma per 18 mesi, consultandosi coi migliori specialisti al mondo – dunque era molto chiara la posizione dei suoi medici che non si poteva fornire nessun altro aiuto medico. In questo contesto, anche l’insegnamento della Chiesa è molto importante e chiaro per me. La Chiesa afferma chiaramente che non abbiamo l’obbligo morale di proseguire pesanti terapie nel momento in cui non producono effetto, così il Catechismo della Chiesa insegna anche che le cure palliative, le quali non costituiscono il rifiuto all’assistenza, possono essere atti di misericordia. L’atto razionale, spogliato dall’emozione, può essere un’espressione d’amore; e sono sicuro che Alfie ha ricevuto questo tipo di cura.

Dico questo anche perché la maggior parte dei medici ed infermieri che lo teneva in cura da molto tempo sono cattolici. Sono stati gravemente feriti dalle illazioni contro di loro. Ma questo non è il momento di guardarsi indietro. Oggi noi condividiamo coi genitori l’enorme senso del lutto e di stanchezza che provano. Loro hanno fatto tutto il possibile. E lo hanno riconosciuto nell’ultima dichiarazione.

Così il Primate d’Inghilterra ritorce contro Thomas Evans la littera del suo last statement, come se ignorasse che quel testo fu frutto di una dura e lunga trattativa volta proprio ad assicurare il sostegno vitale ad Alfie, nonché la possibilità di tornare almeno a casa (come aveva suggerito Hayden nella sentenza in cui si lavava le mani del destino di Alfie): non solo, il Cardinale parla di “pesanti terapie” (che in realtà non ci sono mai state, nel caso di Alfie) e confonde l’LCP, cioè l’eutanasia de facto presente nell’ordinamento sanitario inglese, con le cure palliative e il rifiuto dell’accanimento terapeutico di cui parla il Catechismo della Chiesa Cattolica. E ha l’inaudita sfrontatezza di chiamare quanto è stato commesso contro Alfie “atto di misericordia”.

Note

Note
1 Hayden non aveva (ancora) disposto alcun provvedimento che proibisse il prelievo del piccolo da parte dei genitori: l’ha mandato nottetempo via fax su richiesta dell’ospedale, dopo che lo stesso aveva mendacemente dichiarato ai genitori di Alfie l’esistenza di una simile ordinanza.
2 Padre Gabriele è stato così umile da chiedere perfino a me il conforto di un parere in merito: senza esitazioni, gli ho detto che in nessun modo il suo era stato un abuso – tantomeno in termini di giurisdizione, come McMahon gli aveva mandato a dire! – ma sono stato a mia volta confortato dall’autorevole parere di Pierangelo Sequeri, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.
3 Per capire di cosa stiamo parlando – cioè un giro di soldi da 30 milioni di sterline l’anno! – bisogna sapere che l’applicazione dell’LCP è rapidamente passata dai soli pazienti moribondi a diverse categorie, come disabili gravi o anziani affetti da varî handicap ma non in fin di vita: in cambio del “favore”, gli ospedali che applicano il protocollo ricevono lauti pagamenti.
4 Si trovava a Gniezno come legato pontificio per il sesto centenario della sede primaziale polacca.
5 Ringrazio il solerte Gabriele Marconi per aver controllato da una versione polacca il testo recepito dal Tablet, che in effetti presenta alcune (minime) varianti.
Informazioni su Giovanni Marcotullio 296 articoli
Classe 1984, studî classici (Liceo Ginnasio “d'Annunzio” in Pescara), poi filosofici (Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, PhD RAMUS) e teologici (Pontificia Università Gregoriana, Pontificio Istituto Patristico “Augustinianum”, Pontificia Università “Angelicum”, PhD UCLy). Ho lavorato come traduttore freelance dal latino e dal francese, e/o come autore, per Città Nuova, San Paolo, Sonzogno, Il Leone Verde, Berica, Ταυ. Editor per Augustinianum dal 2013 al 2014 e caporedattore di Prospettiva Persona dal 2005 al 2017. Giornalista pubblicista dal 2014. Speaker radiofonico su Radio Maria. Traduttore dal francese e articolista per Aleteia Italiano dal 2017 al 2023.

3 commenti

  1. Ottimo articolo! Nel 1534 tutti i vescovi inglesi, escluso uno, si piegarono al volere del re sottraendosi all’obbedienza al papa. La storia si ripete!

  2. Tra l’altro in perfetto spregio dell’Amoris Lætitia che esorta, invita e spinge alla pastorale familiare. Questi padri, per cui non bisogna smettere di pregare e di far pregare, non solo hanno cooperato in certo qual modo all’omicidio di Alfie ma hanno calpestato la famiglia di Alfie. Scaricata ad arte come la peggior luciferina mossa di Caino.

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