di Giovanna, Serva dei servi di Dio1Leggenda vuole che un papa Giovanni fosse in realtà donna. Il divertissement qui riportato è del mio amico Mattia Lusetti: dunque non Giovanni era Giovanna, ma Giovanna è Mattia.
Fatti recenti e recenti articoli mi hanno spinta a uscire dal cantuccio, non troppo tranquillo in verità, nel quale mi ero rintanata. Credo di avere diritto più di altri di parlare della questione perché l’argomento mi riguarda da vicino: io stessa sono in qualche modo il tema. Io sarei potuta essere ordinata sacerdote? La questione è per tutti importante, ma per me di più, io che ne avrei avuto più diritto di tutti, in quanto Papessa. Peraltro circolano leggende sul mio conto che uniscono diverse stranezze. Prima di tutte quella di usare come motivo di disprezzo una donna sul soglio pontificio: se ho capito bene in questa epoca in ogni altro caso sarebbe un problema. Poi quella ben più seria per la quale si ritiene che una donna, nel mio IX secolo dell’era cristiana, avrebbe dovuto nascondersi per assumere potere e mantenerlo, anzi non nascondersi, ma camuffarsi da uomo. Ecco, ve lo confesso, è più vero dire che in realtà fui un uomo che si travestì da donna per mantenere abbastanza a lungo il potere: ai miei tempi gli uomini, perlopiù Papi, duravano poco e io volevo durare almeno un poco di più, almeno quanto una Marozia. Certo nella mia epoca non avrei potuto chiedere l’ordinazione, da donna, ma soltanto da uomo, ma io preferii il potere, e feci bene perché ebbi potere finché vissi. Questo sì, per me fu un fastidio, pensare che come donna non avrei mai potuto unire potere ed ordinazione, unione che è sempre stata così cara a molti, e così legittimamente: è un limite in cui a volte mi sembra di ravvisare un’intenzione, ma non serve quando si ricerca il potere come me.
Mi perdonerete la digressione: al punto. Un insigne tra i più insigni dei dottori di questa epoca, Andrea Grillo, ha scritto qualcosa proprio su questo problema, se io avessi potuto o meno essere ordinata sacerdote. Se pure la sua posizione, che si intravede appena, mi è favorevole, debbo dire che non trovo coraggioso il suo argomentare. E dire che per parlare apertamente – un laico poi! – di ordinazione sacerdotale femminile serve molto coraggio oggi! È proprio un fronteggiare nemici duri a vincere: opposizioni al limite del fanatismo che si ridicolizzano da sole, e poi applausi, consenso e fama da esploratore! Il Nostro chiede alla Chiesa una posizione netta, un aut-aut:
La domanda di “ministero al femminile” non scaturisce come un capriccio in una tradizione che la ignora nella indifferenza, bensì come la crescita di una coscienza culturale, sociale ed ecclesiale, che deve essere onorata e alla quale la Chiesa è tenuta a rispondere assumendola francamente, senza evasività o indifferenza. E se la vuole negare, la neghi: ma ha l’onere della prova. E deve offrire argomenti solidi, non meri fatti o assenze di fatti.
La richiesta è forte, ma come può offrire una simile decisione alla Chiesa, quando l’Autore impiega lo spazio di un articolo per evadere la sua, di decisione? Su questo problema dice che
Se i fatti di tradizione fossero stati davvero univoci, se le opinioni fossero state così pacifiche, se la fede fosse rimasta così serena, se avessimo trovato incontestato – sempre, ovunque e da tutti, anche nell’ultimo secolo – l’orientamento di escludere dal ministero sacerdotale la donna, perché mai ci sarebbe stato bisogno di questa serie di documenti?
Ma ohibò, se una lettera che afferma chiaramente l’impossibilità di ordinare donne è stata scritta in un’«assenza di autorità che il papa riconoscerebbe a se stesso sul tema» e peraltro è un documento che «in sé viene apertamente riconosciuto come “non infallibile”», perché il nostro Grillo spreca un articolo per spiegarcelo e non salta subito alle conclusioni?
Note
↑1 | Leggenda vuole che un papa Giovanni fosse in realtà donna. Il divertissement qui riportato è del mio amico Mattia Lusetti: dunque non Giovanni era Giovanna, ma Giovanna è Mattia. |
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PS: debbo aggiungere uno sconcerto causatomi da una parola: “infallibile”. Credo andrebbe riferito al Pontefice, non alla dottrina insegnata, che dovrebbe semmai essere dogmatica, irreformabile (o meno) e quant’altro. Sulla decenza dell’infallibilità non mi pronuncio, se penso alla mia caduta da cavallo: come definirmi infallibile?