Una influencer, un depresso e una zingara: e Noi avrebbe funzionato

Ci sono molte ragioni per cui Noi non poteva davvero aspirare a tenere il passo di This Is Us, parecchie delle quali sono state impietosamente elencate su Fanpage:

Per carità, la recitazione è basic da morire e il copiaeincolla di sceneggiatura scudiscia il cuore perché, davvero, Lino Guanciale, Aurora Ruffino e compagnia famigliare si trovano a replicare le stesse identiche battute della combriccola originale capitanata da Milo Ventimiglia e Mandy Moore. Essendo poi masochisti, abbiamo fatto una piccola prova pigiando play in contemporanea su entrambe le prime puntate, originale e italiana: a parte qualche scarto nel minutaggio e degli sprazzi di adattamento comunque pedestre, i due episodi potrebbero andare in lipsync. Se siete fan di This is us, i brividi vi stanno percorrendo la colonna vertebrale già dall’uscita delle prime immagini di lancio che mostravano un poro Guanciale belli capelli e una Ruffino intenta a guardare da un’altra parte con vitreo occhio da triglia. Il tutto, falcidiato da una color tra il pastello e il rammarico nati per ferire le retine di chi abbia meno di 60 anni compiuti.

Grazia Sambruna, Noi, il remake di This is us su Rai1, non è per noi

Technicalities a parte, una delle ragioni piú serie (e trascurate) – sul piano della sceneggiatura – è che non si è neppure cercato di sviluppare la traccia americana nel contesto socio-culturale italiano.

E sí che ci sarebbero stati spunti a non finire: un secolo pieno di imperialismo, dittatura, due guerre mondiali, resistenza rossa e bianca, terrorismo rosso e nero, un concilio e dieci papi, l’Unione Europea, il muro di Berlino e il Patto di Varsavia, la guerra fredda, l’invenzione dell’Euro e poi, naturalmente, ci sarebbe potuto stare il debito contributo di carabinieri, frati, suore e medici che sono il sale delle nostre fiction… «Ma non eran da ciò le proprie penne», ancora una volta.

Proprio i tre fratelli sono però l’emblema del ridicolo a cui gli sceneggiatori italioti si sono spinti:

  • il divo hollywoodiano dal fisico scultoreo e dall’anima delicata e fragile, che recita con Stallone e De Niro ma li manda a spasso se deve correre dalla sua famiglia, viene sostituito da uno che per tutta Italia è semplicemente “Sergio La Cava”, galeotto semi-pentito delle ultime due serie di Don Matteo;
  • l’obesa è semplicemente un’obesa (ma l’obesità riguarda meno di un italiano su dieci, contro i piú di tre statunitensi su dieci…);
  • il nero è semplicemente un nero (ma noi non abbiamo avuto la tratta degli schiavi, la guerra di secessione, l’apartheid e Martin Luther King, con tanto di BLM e cancel culture, e pure delle nostre avventure colonialiste in Africa abbiamo narrazioni romanzate e auto-assolutorie).

Eppure che ci sarebbe voluto a proporre terne alternative, veramente nostre, cioè veramente significative e problematiche per noi? Secondo me i tre fratelli sarebbero potuti essere:

  • una influencer di risalto veramente internazionale, diciamo una Chiara Ferragni;
  • un/una depresso/a, o comunque un personaggio con grandi doti e vistosi disturbi dell’umore e/o della personalità;
  • il fratello (o la sorella?) adottato/a sarebbe invece dovuto/a essere di etnia rom (perché con quelle persone in Italia proprio non vogliamo fare i conti – né per integrarle né per biasimarne pubblicamente le condotte inurbane –: semplicemente facciamo finta che non ci siano, in pubblico, poi in privato le evitiamo come la peste).

Poteva essere una grande serie, e invece è stata l’ennesima sottolineatura di come solo Boris abbia osato proporre un prodotto originale, intelligente e profondamente radicato nella nostra temperie culturale.

Informazioni su Giovanni Marcotullio 296 articoli
Classe 1984, studî classici (Liceo Ginnasio “d'Annunzio” in Pescara), poi filosofici (Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, PhD RAMUS) e teologici (Pontificia Università Gregoriana, Pontificio Istituto Patristico “Augustinianum”, Pontificia Università “Angelicum”, PhD UCLy). Ho lavorato come traduttore freelance dal latino e dal francese, e/o come autore, per Città Nuova, San Paolo, Sonzogno, Il Leone Verde, Berica, Ταυ. Editor per Augustinianum dal 2013 al 2014 e caporedattore di Prospettiva Persona dal 2005 al 2017. Giornalista pubblicista dal 2014. Speaker radiofonico su Radio Maria. Traduttore dal francese e articolista per Aleteia Italiano dal 2017 al 2023.

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