Fantasmi cattolici e fantasmi protestanti: una grande differenza

Voi ci credete, ai fantasmi?
Se andassi in giro a fare seriamente questa domanda, oggidì potrei guadagnarmi tutt’al più qualche occhiata interdetta.
Qualche secolo fa, la medesima domanda avrebbe probabilmente gettato nel panico il mio interlocutore. E non perché il tapino avrebbe avuto l’impressione di star parlando con ‘na pazza, una strega, una spiritista che fa rituali strani.
No: perché la domanda diretta, “tu credi o non credi all’esistenza dei fantasmi?”, avrebbe di fatto costretto il mio interlocutore ad ammettere la sua confessione religiosa.
Cattolica, o protestante?

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I primi secoli di Storia cristiana sono letteralmente pieni di fantasmi. Gli spettri non sono solamente un elemento del folklore superstizioso: fanno capolino anche nelle agiografie; vengono usati nella predicazione come un utile stratagemma attraverso cui far passare un insegnamento. Se aveste domandato a un uomo medievale “tu ci credi, nei fantasmi?”, lui avrebbe senz’altro risposto di sì, e non senza una certa perplessità. Per lui era chiaro, non vi era dubbio: il fantasma era la manifestazione incorporea di un’anima del Purgatorio, cui era stato dato il permesso di mettersi in contatto coi vivi per passar loro un ultimo messaggio.

E tutto filò liscio fino al 1517, quando Lutero affisse le sue 95 tesi [trattasi in realtà di una leggenda agiografica tutt’altro che storica, N.d.R.] e diede il via alla Riforma Protestante.

La cosa ingenerò un problema non trascurabile, per i simpatici spiritelli fluorescenti – ché i Protestanti negarono con decisione l’esistenza stessa del Purgatorio.
E non la negarono en passant, in una nota a piè di pagina di un manuale di teologia, di quelle che il popolino può felicemente continuare a ignorare. No: dell’assenza del Purgatorio, i Protestanti fecero proprio un caposaldo della loro predicazione, in polemica con la dottrina cattolica dell’indulgenza.

Ma allora, se il Purgatorio non esiste e le anime trovano la loro definitiva collocazione al momento stesso della morte, come la mettiamo con ‘sta storia imbarazzante dei fantasmi di gente morta che torna sulla terra?

La soluzione sarebbe molto facile, mi direte: stabiliamo una volta per tutte che i fantasmi non esistono, e tagliamo la testa al toro.
Sarebbe stata una soluzione indubbiamente ragionevole, ma neppure i più estremi tra i Riformatori si azzardarono a suggerirla.
I fin dei conti, i fantasmi esistevano. O, quantomeno, la gente ci credeva fortissimamente. Le cronache erano piene di spettri, apparizioni e spiriti notturni. Negarne l’esistenza sarebbe stato azzardato e, oltretutto, vagamente imbarazzante: se zia Rita mi assicura di aver visto lo spettro di nonno Asbrubale, che devo pensare, io? Che è una pazza con le visioni?

Incredibile ma vero, assistiamo a questo punto a una specie di… scisma fantasmagorico. Gradualmente, si sviluppa gradualmente una Fenomenologia del Fantasma Protestante: un tipetto del tutto diverso dal Buon Fantasma Cattolico della Tradizione, che ci aveva accompagnati per mille-e-passa anni.

Vi anticipo il finale: “vince” il Fantasma Protestante.
Lo Spettro Riformato è quello che, probabilmente, ci viene in mente ancor oggi quando si parla di Casper e affini.
Se, per voi, il fantasma è il pauroso essere evanescente che si manifesta in uno sferragliar di catene, terrorizza le sue vittime e le insidia con minacce talvolta anche fisiche (oggetti che cadono, coltelli che si spostano da soli, e così via dicendo in tutto il classico repertorio da film horror): ecco, state pur certi che quel fantasma lì non è cattolico.

I fantasmi cattolici, per contro, sono molto più educati. Talvolta inducono allo spavento pure loro, ma, poverini, non lo fanno per cattiveria: è normale sussultare quando ci si trova di fronte a uno spettro, ma il Fantasma Cattolico non ha, in sé, intenzioni malevole.
Il Fantasma Cattolico è, da tradizione, un’anima purgante che ritorna sulla terra. Due possono essere le ragioni a spingerlo. La prima è quella di assicurarsi che giustizia sia fatta: se il suo assassino è a piede libero e al suo posto c’è un innocente in carcere; se i parenti stanno litigando perché il defunto è morto prima di fare testamento – ecco, in quel caso, il Fantasma Cattolico batte un colpo. Dice la sua, si assicura che la giustizia faccia il suo corso, e poi se ne va così com’era venuto.
La seconda possibile motivazione che spinge uno spettro cattolico a tornare sulla terra è il tentativo di accorciare la sua permanenza in Purgatorio. Le agiografie e l’aneddotica cattolica sono piene di storie di questo tipo (anche io ne ho raccontate un paio: ad esempio questa. O questa). L’anima purgante torna tra i vivi per chiedere loro più preghiere; talvolta si appella alla bontà dei suoi cari per confessare peccati fino a quel momento tenuti nascosti (“cara, ho derubato per anni i miei dipendenti”) e per implorarli di voler essere loro a rimediare alle sue colpe come lui avrebbe dovuto fare in vita (“quindi, mia cara, prendi quel sacco di denaro e vai a risarcire i lavoratori oppressi, o per me non si apriranno le porte del Paradiso”).

Non è un piantagrane, il Fantasma Cattolico.
Più che altro, è un povero cristiano con problemi ultraterreni grossi come una casa, che torna tra i vivi con l’unica motivazione di chiedere il loro aiuto.
Se anche avesse il potere di far sferragliare catene o di lanciare coltellacci da un capo all’altro della stanza (cosa dubbia: ché questo sarebbe tecnicamente un “miracolo”, ma quando mai s’è sentito di un’anima purgante che fa miracoli?) – se anche avesse il potere di farlo, dicevo: non lo farebbe. È già nei guai a causa del suo cattivo comportamento in vita, figuriamoci se ha interesse a fare il bad boy pure da morto.
Tutt’al più, può terrorizzare a morte il suo assassino per indurlo a costituirsi alle forze dell’ordine, se è questo il suo scopo. Ma la presenza inquietante da film horror che si diverte a molestare il prossimo per sadico divertimento… na. Date retta a me: non è una cosa che farebbe un buon cattolico. Manco morto.

«E un protestante morto secondo te la farebbe?», mi risponderanno allora i miei lettori protestanti, probabilmente anche un po’ piccati.
E io dirò loro: ma no! Certo che no!
Infatti, a dar retta ai teologi riformati del Cinque- e del Seicento, i fantasmi che fanno capolino nelle omelie protestanti non sono veri fantasmi. Cioè, non sono davvero la manifestazione delle anime incorporee di defunti veri. Sono – per così dire – entità preternaturali inviate da Dio o dal demonio, rispettivamente come manifestazioni di compassione celeste o di malizia demoniaca.

Certamente, il Fantasma Protestante può assumere le sembianze della amata moglie Jane recentemente morta di tubercolosi. Però non è davvero l’amata morte Jane.
Se ti dice bene (cosa che, ahimè, capita assai di rado), la finta-Jane che sferraglia catene in camera da letto sarà una benevola entità celeste che, assumendo le forme della tua amata, ti accompagnerà nel periodo del lutto per aiutarti a superare quei momenti cupi.
Se ti dice male, “Jane” sarà una entità malevola proveniente dagli Inferi, che ti perseguita per indurti al peccato, per rinfacciarti i tuoi torti coniugali, o – semplicemente – per il puro gusto di farti ammattire.
Ma in nessun caso il Fantasma Protestante è la vera manifestazione dell’anima inquieta del defunto. E proprio perché è quasi impossibile coglierne la vera essenza, del Fantasma Protestante si deve diffidare: sempre. Impensabile – o quantomeno imprudente – avviare con lui un dialogo o esaudire le sue richieste. Anche quando si manifesta come spirito benevolo: potrebbe pur sempre essere un diavolo ingannatore.

Due approcci diversissimi alla questione, quello cattolico e quello protestante. Due approcci agli antipodi che però – curiosamente – non hanno minimamente scalfito la credenza popolare negli spettri.
Come sintetizza Nick Groom in un suo bellissimo saggio dedicato ai Vampiri (ed. Il Saggiatore), i papisti hanno sempre tenuto in grande considerazione le storie di fantasmi, ritenendole una prova dell’esistenza dell’aldilà cattolico. I protestanti, invece, hanno difeso a lungo l’esistenza dei fantasmi in quanto conferma dell’intervento divino nelle questioni umane.

Potrei a questo punto indulgere in un approfondimento letterario – ad esempio, spiegare perché il “Fantasma Protestante” ha vinto la sfida contro quello papalino, conquistandosi lo scettro del nostro immaginario. Potrei, ma non val la pena di sprecarci troppe parole: è la letteratura gotica dell’Inghilterra ottocentesca far irrompere nei nostri incubi vampiri, fantasmi e altri mostri spaventosi.
Ovvio, scontato: l’Inghilterra ottocentesca era decisamente protestante.
E poi, insomma, diciamolo pure: a fine letterarii, meglio il fantasma riformato e agghiacciante. I fantasmi cattolici – detto tra di noi – sono tutti un po’ barbosi. Contriti, penitenti e ripiegati sul passato: non sono molto glamour come materiale letterario.

Tranne che in alcuni, eclatanti, casi.
Preparando questo articolo, ho trovato estremamente suggestiva una veloce osservazione letteraria offerta da Peter Marshall nel suo Beliefs and the Dead in Reformation England.

Parliamo di letteratura inglese e dunque parliamo di Shakespeare, autore che – come ovviamente ben sapete – vive in una nazione in cui la popolazione era religiosamente assai divisa: la riforma anglicana procedeva spedita, ma i cattolici erano ancora numerosi.

Ebbene: secondo alcuni studiosi, l’Amleto ci offre una meravigliosa chicca teologica nel momento in cui mette in scena l’apparizione di un fantasma d’altri tempi – un Buon Fantasma Cattolico della Tradizione – che si manifesta agli occhi increduli di giovanotto ormai formatosi alla scuola teologica protestante.

Quando Amleto si trova di fronte al fantasma di suo padre, la sua prima reazione è quella “da manuale” che ci si aspetterebbe da un bravo protestante: «Sei uno spirito benefico o uno spettro infernale?», gli chiede. «Esalano intorno a te profumi celesti, oppure i vapori dell’inferno?».
Ci mette un po’, il povero Amleto, a rendersi conto che quell’apparizione assomiglia proprio proprio tanto al suo defunto padre («eppure hai un aspetto che mi mette così tanti dubbi», such a questionable shape, ammette). Solo a quel punto, il principe di Danimarca viene a patti con l’impensabile idea di star realmente avendo a che fare con l’essenza incorporea del suo genitore (“e dunque ti chiamerò Amleto, re, padre, monarca danese”). Dopodiché – dopo quella sconvolgente rivelazione – Amleto comincia a rapportarsi allo spettro attingendo a tutti i topoi letterari che accompagnavano tradizionalmente la manifestazione di un Fantasma Cattolico: fa cenno alle sue “sante ossa tumulate”, lo definisce “corpo morto” che vaga sotto la luna per chissà quale prodigio.

«Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne possa sognare la tua filosofia». Secondo questa chiave di lettura (che mi pare storicamente accurata, per quel – pochissimo – che vale la mia opinione), è incredibilmente piena di significato religioso, la frase che pronuncia un ancora turbato Amleto.
La nostra teologia protestante ci ha insegnato un sacco di cose, Orazio. Ma per quanto riguarda i fantasmi, ha toppato di brutto. Ci sono più cose in cielo e in terra di quanti non ne possa sognare la nostra filosofia.

Ci sono persino fantasmi veri! Fantasmi veri, bisognosi e buoni.

…o, quantomeno, sarà questa la conclusione della mia storia. Nella speranza che a qualcuno, qui, piaccia ascoltar la sera le paurose storie di fantasmi.


Qui trovate l’articolo originale.

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