La pace religiosa… secondo l’Onu

Sul sito delle Nazioni Unite leggiamo questo comunicato del 12 settembre:

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha lanciato oggi il Piano d’azione delle Nazioni Unite per salvaguardare i siti religiosi durante un briefing informale degli Stati membri presso la sede delle Nazioni Unite a New York.

Il segretario generale ha incaricato Miguel Moratinos, Alto rappresentante dell’Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite (UNAOC) il 22 marzo 2019 di sviluppare il Piano d’azione a seguito dei tragici attacchi terroristici a due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda.

Il piano d’azione delle Nazioni Unite fornisce un quadro orientato all’azione con raccomandazioni a sostegno delle parti interessate, tra cui Stati membri, leader religiosi, organizzazioni della società civile, mezzi di informazione e piattaforme di social media, nella prevenzione degli attacchi ai luoghi di culto e nella garanzia della sicurezza dei fedeli a pregare in pace. «Quando le persone vengono attaccate a causa della loro religione o credenze, tutta la società ne patisce», ha detto il Segretario Generale durante il briefing. «Gli edifici di culto in tutto il mondo devono essere paradisi sicuri per la riflessione e la pace, non luoghi di spargimento di sangue e terrore».

UNAOC ha sviluppato il Piano d’azione per la salvaguardia dei siti religiosi, intitolato “Nell’unità e solidarietà per un culto sicuro e pacifico”, in stretta consultazione con governi, entità delle Nazioni Unite, leader religiosi, organizzazioni religiose, società civile, giovani donne e uomini, comunità locali, media tradizionali e social, settore privato e altre parti interessate. Il Piano supporta i governi nei loro sforzi per proteggere i siti religiosi e pone una forte attenzione alla prevenzione, esplorando le azioni che possono indirizzare le persone a provocare attacchi violenti contro i siti sacri e contro i fedeli. «Il piano intende essere un documento orientato ai risultati in grado di fornire una migliore preparazione e risposta a possibili attacchi contro siti religiosi», ha affermato Moratinos. «Il successo del Piano dipenderà dalla sua attuazione e dal costante impegno di tutte le parti interessate, in particolare gli Stati membri, a lavorare attivamente nella salvaguardia dei siti religiosi, in collaborazione con attori pertinenti».

Molte belle parole, che si dispiegano in abbondanti ripetizioni, ricorrenti iperboli verbali, molte banalità, un tripudio di buoni propositi e qualche principio guida sottilmente inquietante, in 29 pagine di documento.

Per iniziare, le citazioni ecumeniche del frontespizio:

Ama il tuo prossimo come te stesso. Non v’è altro comandamento più importante di questi.

Marco 12:31

(notare il plurale: il verso completo, infatti, mette insieme l’amore a Dio e l’amore al prossimo, ma alle Nazioni Unite evidentemente la prima parte non interessava)

Se Dio non avesse respinto alcuni uomini per mezzo di altri, monasteri, chiese, sinagoghe e moschee, in cui il nome di Dio è invocato, sarebbero certamente stati distrutti.

Corano 22:40

(la Sura nominata, in realtà, è più ampia e, unita a quella precedente, pur nell’incertezza della traduzione, recita così: 

È stato dato il permesso di combattere a coloro che vengono combattuti, perché hanno subito un torto. Allah è competente a dare loro la vittoria: coloro che sono stati cacciati ingiustamente dalle loro case solo per aver detto: «Nostro Signore è Dio». Se Dio non avesse respinto alcuni uomini per mezzo di altri, molti monasteri, chiese, sinagoghe e moschee, dove il nome di Dio è molto invocato, sarebbero stati distrutti. È certo che Dio aiuta coloro che aiutano la Sua causa: Dio è forte e potente.

Anche qui si vede il tentativo di epurare Dio dalla citazione, la quale, tra l’altro, più che un invito alla fratellanza per la protezione dei luoghi di culto, è una lode a Dio che sa sfruttare l’azione di altri uomini per la difesa dei suoi fedeli, nonché un invito a difendersi da soli, se aggrediti ingiustamente)

Quello che è odioso a te, non fare ad un altro. Questa è tutta la Torah.

Talmud, Shabbat 31a

Colui che sperimenta l’unità della vita vede il suo Sé in tutti gli esseri, e tutti gli esseri in se stesso, e si affaccia su tutto con un occhio imparziale.

Buddha

Non ci si dovrebbe comportare verso gli altri in un modo che è sgradevole per se stessi. Questa è l’essenza della moralità. Tutte le altre attività sono dovute al desiderio egoistico.

Mahabharata Anusasana Parva 113: 8

Credo nella assoluta unicità di Dio e quindi dell’umanità. Che differenza fa se abbiamo molti corpi? Non abbiamo che una sola anima. I raggi del sole sono molti attraverso la rifrazione. Ma hanno la stessa fonte.

Mahatma Gandhi

A parte la citazione dal Corano, che è stiracchiata per l’occasione (segno inquietante che non ne è stata trovata una migliore), è evidente l’intento di ridurre tutte le religioni ad un generico quanto infantile “non fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te”, che è poi la frasetta spiccia con cui si cerca di dare un fondamento morale alla buona educazione dei bambini. In realtà sappiamo bene che il problema della convivenza umana non è solo evitare di nuocere agli altri (auspicio tanto bello quanto ampiamente disatteso anche involontariamente, anche da persone di buona volontà), quanto piuttosto come reagire al male ricevuto e in questo soltanto il cristianesimo osa un arditissimo “porgi l’altra guancia” e “ama il tuo nemico”. Ma alle Nazioni Unite non possono naturalmente spingersi a tale profondità di analisi, anche perché il loro obiettivo pragmatico è pubblicare qualche linea guida pratica per i governi, per poter affermare con prosopopea di aver fatto qualcosa contro la persecuzione dei luoghi di culto.

I principi su cui si fonda il documento sono chiaramente enunciati a pagina 7:

RISPETTO per tutti i popoli, indipendentemente dalla loro fede, cultura e storia.
RESPONSABILITÀ per costruire ponti di reciproca comprensione e cooperazione.
DIVERSITA’ per accettare e rispettare le differenze tra gli esseri umani.
DIALOGO come strumento per comunicare e interagire meglio con gli altri.
SOLIDARIETÀ per sostenersi e condividere la compassione reciproca, soprattutto nei momenti di dolore o di difficoltà.
STARE IN PIEDI INSIEME per rispondere con l’unità ai tentativi di dividerci.
STARE INSIEME COME UN SOL UOMO per assicurare che l’unità in risposta agli attacchi contro i siti religiosi sia sostenuta e rafforzata nel tempo.

Il filo conduttore è l’unità, costruita però non si sa bene a partire da cosa: si evoca un “noi” contro “loro”, cioè una società civile di uomini di buona volontà che, pur nella diversità tra loro, restino uniti, contro gli odiatori, i terroristi, i seminatori di morte. Quindi diventa cruciale delineare una nuova identità sovranazionale e sovrareligiosa in cui le persone possano identificarsi, a cui possano dichiarare un’appartenenza emotiva. Solo che mancano i riferimenti di contorno e di dettaglio e si rischia di chiamare in campo a giocare due squadre che più generiche non si può: i buoni contro i cattivi. A ciascuno il compito di affiliarsi all’una o all’altra.

Nell’allegato al documento ci sono le indicazioni pratiche, indirizzate alle Nazioni Unite, agli Stati, ai leader religiosi, alla società civile e pure ai provider online. 
Alle Nazioni unite si raccomanda di:

  • Sviluppare una campagna di comunicazione globale per promuovere il rispetto e la comprensione reciproci, che contribuirà a rafforzare la consapevolezza dei media. Gli attacchi terroristici e l’odio cercano di dividerci. Una campagna per promuovere l’unità e la solidarietà sarà molto potente per contrastare quei messaggi.
  • Sviluppare una mappatura dei siti religiosi di tutto il mondo che produrranno uno strumento interattivo online per cogliere la spiritualità dei luoghi di culto e contribuire a promuovere il rispetto e la comprensione del loro significato profondo per gli individui e le comunità in ogni continente.
  • Sostenere l’attuazione della strategia del piano d’azione sull’Incitamento all’odio e del Piano di azione delle Nazioni Unite per i leader e attori religiosi per prevenire l’incitamento alla violenza che potrebbero portato a crimini atroci.
  • Continuare a sviluppare strategie e strumenti che mirano a rafforzare la tutela del patrimonio, tra cui quello di interesse religioso, e prevenire la strumentalizzazione della cultura per esacerbare le differenze religiose e le tensioni.
  • Proseguire gli sforzi sulla prevenzione dell’estremismo violento attraverso l’educazione, nel quadro della cittadinanza globale, per promuovere il rispetto e l’apprezzamento per la diversità.
  • Rafforzare la cooperazione con le organizzazioni regionali che mirano a incoraggiare il dialogo interculturale sulla base dei valori fondamentali dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto.

Ecco finalmente i presunti capisaldi di questa unità da perseguire con ogni mezzo: diritti umani, democrazia e stato di diritto.
Sui diritti umani, sappiamo che le Nazioni Unite annoverano tra essi pure l’aborto, in alcuni casi anche l’eutanasia; per quanto riguarda la democrazia, non c’è bisogno di ricordare quante guerre abbiano innescato gli USA in giro per il mondo per “esportare la democrazia”; sullo stato di diritto, mi piacerebbe capire quale diritto, perché, per fare un esempio, non è che con il diritto inglese che sta cercando di ammazzare la piccola innocente Tafida io mi senta di avere qualcosa in comune.

Tutto il piano verte su un’unica implicita strategia: sedare, sopire, calmare. Quindi le religioni sono ok quando fanno folkloristiche pacifiche celebrazioni e tengono gli uomini inermi in ginocchio, ma già bisogna vigilare quando qualcuno osa sottolineare differenze religiose ed esacerbare tensioni strumentalizzando il patrimonio artistico (tipo Notre-Dame, che sarebbe un simbolo di tutti e non una chiesa cattolica).

Tra le raccomandazioni agli stati, riporto la più significativa:

  • Investire nell’istruzione fin dalla tenera età per assicurare che i bambini abbiano accesso a programmi di studio che promuovano la tolleranza e la comprensione reciproca quando si tratta di diverse culture e religioni, in linea con i valori e gli obiettivi di apprendimento di educazione alla cittadinanza mondiale, in collaborazione con l’UNESCO.

Per quanto riguarda i leader religiosi, ci sarà da lavorare parecchio:

  • In occasione della Giornata internazionale di commemorazione, da osservare su base annuale il 22 agosto, alle vittime di atti di violenza fondata sulla religione o sulla fede, unirsi in preghiera in ricordo delle vittime e a sostegno del dialogo interreligioso e della solidarietà. Si raccomanda che i leader religiosi di tutte le principali religioni e fedi si radunino intorno a un testo concordato per rafforzare le convinzioni condivise e promuovere l’unità.

Praticamente l’ONU si fa promotore di eventi di ecumenismo, superando da destra tutti i leader religiosi, imponendo data e programma. E mi raccomando: che si preghi!

  • In modo proattivo e regolarmente impegnarsi nel dialogo interreligioso, compresa la promozione della solidarietà e della resilienza.

Eh già, l’Onu proporrà di introdurre la resilienza nel Catechismo della Chiesa Cattolica come nuova virtù teologale.

  • Discutere questioni di attualità con la congregazione ed educarli sulle altre religioni e la diversità culturale per promuovere il dialogo interreligioso, la comprensione, il rispetto reciproco e la pace.

Ma certo! Come abbiamo fatto a non pensarci prima! In seminario, bisognerà insegnare tutte le religioni, non solo quella cattolica: tanto sono tutte uguali.

  • Attivamente e proattivamente impegnarsi sui social media per raggiungere una varietà di utenti.
  • Sviluppare contenuti multimediali, anche attraverso la creazione o il rafforzamento di siti web per rendere i testi religiosi e messaggi accessibili a un pubblico più vasto e di fornire risposta alle sfide legate all’esclusione sociale, l’annientamento, e l’odio.

Pure l’invito ad usare i social, naturalmente per veicolare i messaggi che vogliono le Nazioni unite, e cioè sedare ogni forma di indignazione, malessere, disaccordo e odio.

Quello che invece viene chiesto ai provider online è ovvio e già in atto da un bel po’:

  • Impegnarsi ad attuare la dichiarazione congiunta chiamata “di Christchurch”, e azioni di collaborazione contenute nella dichiarazione relativa al divieto di diffusione di terrorismo e contenuti estremisti violenti; meccanismi di segnalazione; tecnologia e la trasparenza rafforzata; protocolli di crisi, l’istruzione e la lotta contro l’odio online.
  • Costruire partenariati e la collaborazione con i governi, la società civile e le istituzioni educative che contribuiranno a identificare e rimuovere contenuti terroristici e estremismo violento da piattaforme online rapidamente.

Segnalate e banneranno.

Riassumendo: per proteggere i luoghi di culto (e ricordiamo che i più tartassati sono senz’altro quelli cristiani) bisogna martellare a livello mondiale, a reti unificate, su tv, social, scuole e persino dagli altari, le persone sul fatto che siamo tutti uguali e non dobbiamo farci del male tra noi. Soprattutto le differenze religiose sono false differenze: le religioni sono tutte uguali (perché tutte false, sottinteso), i luoghi di culto sono begli edifici in cui si medita volentieri, ciascuno nel modo che preferisce, come quando si va a fare yoga in palestra: non ci ammazzeremo mica tra noi per qualcuno che fa ohmmmm un po’ più forte di un altro, no? Siamo tutti fratelli, anzi no: siamo tutti cittadini del mondo, sotto un unico governo mondiale che stabilisce che diritti abbiamo, a cosa possiamo credere, a chi dobbiamo obbedire. Non esiste un’autorità morale suprema, esiste il diritto e basta. 

Con tali premesse, sono certa che questo piano sarà un successone, sento già di amare di più i miei fratelli musulmani: in effetti siamo tutti sotto la stessa odiosa dittatura laicista.

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