Chiedete a Dio un dono per il 2018: un direttore spirituale

Il 2018 sta per arrivare. Tanti i (vani) propositi espressi ogni volta: fare quel viaggio, recuperare i film e i libri non ancora visti o letti, trovare il tempo per qualche ora di palestra a settimana, dimagrire, andare a dormire in orari decenti, ecc… Vani per due motivi: sia perché sappiamo che la maggior parte di questi saranno già nei cassetti più nascosti della memoria dalla settimana successiva al primo gennaio; sia perché non è certo da un kg in meno o da un viaggio in più che trarremo benefici spirituali duraturi. L’unica cosa che cerchiamo davvero. Persino quando pensiamo non c’entri nulla, come la visione di quel film “imperdibile”, che abbiamo perso, o come quell’ora sul tapis roulant che ci sembra – chissà poi perché? – il rimedio a molti dei nostri problemi. Perché allora non pensare ad un proposito più efficace per noi come affidarsi ad un direttore (o padre) spirituale? Già, ma perché? e quale? Ecco un brevissimo manuale di istruzioni per l’uso.

1) pregare (molto) prima di scegliere il nostro padre spirituale. La direzione spirituale non è una questione puramente umana (sebbene siano coinvolte due persone, chi guida e la persona che viene guidata): essa è finalizzata alla crescita nella vita spirituale. Non ci si riferisce ad una vaga spiritualità: stiamo parlando di aumentare nella fede nel Dio di Gesù Cristo. San Giovanni della Croce ricordava ai direttori spirituali (e a tutti noi):

Coloro che guidano le anime facciano attenzione a ciò e lo considerino: colui che agisce principalmente, guida e muove le anime in questa cosa, non sono essi, ma lo Spirito Santo che mai ne perde la cura.

Se la prima direzione spirituale appartiene a Dio, come pensare di andare alla ricerca di un padre spirituale senza prenderLo in considerazione?

2) interrogarci, nella preghiera, sulle motivazioni per cui cerchiamo un direttore spirituale. Forse, in certi periodi, abbiamo bisogno solo di una spalla su cui piangere. Altre volte, di un amico che ci spinga a guardare una situazione da un’altra prospettiva. In altri casi, sentiamo la necessità di qualcuno che ci faccia sorridere. Infine, per problemi più seri, possiamo aver bisogno di un esperto in discipline mediche o in scienze umane (esempio: uno psicologo). Ebbene, la direzione spirituale non è nulla di tutto questo. Se pensiamo di averne bisogno per risolvere i nostri problemi relazionali o lavorativi o familiari o economici, la direzione spirituale non fa al caso nostro. In tutte le suddette questioni, infatti, noi avremmo chiesto al direttore spirituale di assumere un ruolo che non è il suo. È altamente probabile che, crescendo nella vita spirituale, anche altri aspetti della nostra vita possano trovare una soluzione. Tuttavia, se non c’è chiarezza fin dal principio sulla natura della direzione spirituale, se pensiamo che questa sia la bacchetta magica con cui risolvere immediatamente una questione di cuore o di lavoro o di salute, la delusione sarà dietro l’angolo. Con l’aggravante che la direzione si potrebbe rivelare inefficace proprio perché non abbiamo compreso la sua finalità.

3) non dirigersi di corsa verso la prima persona che suscita le nostre simpatie. Il direttore spirituale può essere un sacerdote secolare, un religioso, persino un laico. Può anche essere una madre spirituale. Le possibilità di scelta sono ampie, ma è importante vagliarle nella preghiera. Nell’occasione della scelta, il va’ dove ti porta il cuore potrebbe risultare deleterio. Non possiamo scambiare la simpatia di un sacerdote, l’affabilità di un religioso, la disponibilità di un laico con le sue qualità di direttore spirituale. Quest’ultimo deve avere una dottrina certa, capacità di ascolto, indipendenza di giudizio e, proprio perché il suo compito è aiutarci a progredire nella fede, anche una vita di preghiera intensa.

4) chiedersi in anticipo se il possibile direttore attribuisca il nostro stesso valore alla direzione spirituale. La direzione spirituale è qualcosa di profondamente serio per una persona. Colui (o colei) a cui abbiamo pensato nutre una convinzione simile a questo proposito? Se non è mai capitato di affrontare il discorso con lui (o con lei) dovremmo farlo. Perché potrebbe accogliere la nostra richiesta con superficialità, non darle alcun valore o attribuirgliene poco. Se così fosse, anche nel caso di un sì, la direzione spirituale non ne trarrebbe alcun beneficio. Potremmo ritrovarci con un direttore spirituale distratto, preso da altri interessi, svogliato e noi finire nella condizione di dubitare dell’importanza della stessa direzione spirituale.

La disposizione di un padre spirituale dovrebbe essere quella che intuiamo, tra le righe, nelle pagine introduttive di Filotea. Introduzione alla vita devota, capolavoro di spiritualità di Francesco di Sales, dove il santo spiega l’origine del testo:

Tempo fa un’anima eletta e virtuosa ebbe da Dio la grazia di desiderare la vita devota; a tal fine richiese il mio aiuto. Da parte mia ero in debito con lei; già da molto tempo avevo notato in lei chiare disposizioni in proposito: presi seriamente cura di lei e dopo averla guidata attraverso tutti gli esercizi idonei a realizzare la sua formazione, le lasciai degli appunti scritti, perché, all’occorrenza, potesse farvi ricorso.

Francesco-di-Sales
Francesco di Sales, un direttore spirituale santo

5) mettersi docilmente sotto la guida autorevole del direttore che ha accolto la nostra richiesta. Il cammino non è certo finito con l’incontro tra la nostra scelta e il suo sì. Da lì ha inizio la parte più difficile: accogliere, in obbedienza, quanto il nostro padre spirituale ci dirà. Non sarà semplice: potremmo persino infastidirci per alcuni suoi consigli o alcuni no. Forse periodicamente, sarà pure il caso di fare un pit-stop, reinterrogandoci sui motivi originari della scelta e cercando di rinverdire le buone disposizioni iniziali. Ma se è il direttore spirituale verso cui il Signore ci ha orientato, dai suoi consigli e dai suoi no, avremmo tutto da guadagnare.

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