Che Diavolo di Messia!

di Giovanni Marcotullio

«Ah, ma così ti sei preso la parte facile e hai lasciato quella difficile!»: ecco cosa mi ronzavano dentro delle vocine non ben identificate, mentre licenziavo il pezzo sulla polemica “Gesù-serpente” che mi era stato richiesto per AleteiaTouché, ma solo in parte: nel senso che non ho evitato di proposito di toccare l’argomento più difficile, ho solo preferito differirlo.

Come mai? Ma anzitutto perché avevo già scritto tanto, e aggiungere altra carne ancora avrebbe forse soffocato il fuoco. Più profondamente, però, perché (una volta tanto) non m’interessava né l’apologia né la polemica. Papa Francesco non necessita della prima più di quanto Antonio Socci non abbia bisogno della seconda. A guardare la cosa con la distanza del somnium Scipionis (sguardo in cui la Chiesa è maestra insuperata), quest’ennesima polemica è solo un’altra giornata di clamore al mercato. Niente che resterà nella storia. Ma neanche nelle cronache. Niente e basta.

Vediamo però di mettere a frutto anche il niente, se si può. E qualcosa da dire ci sarebbe, sull’“argomento più difficile”. Ma forse qualcuno ancora non sa quale sia “l’argomento più difficile”. Non vi siete persi granché: enfatizzando il “Gesù si è fatto serpente” su cui ho già scritto su Aleteia, Papa Francesco ha proseguito l’iperbole aggiungendo: «Gesù si è fatto diavolo».

Niente apologia e niente polemica, ribadisco. Però volevo cogliere la questione per dire una cosa, visto che da un po’ sento abusare (di solito, ma non solo, da persone ignare di greco) dell’epiteto “il divisore” per indicare il diavolo. Anzi, ne dico due: la prima è che Gesù attesta più volte di essere venuto per dividere e di dover dividere ancora; la seconda è che non è affatto dimostrato che “diavolo” significhi “divisore”.

Prima quest’ultima e, visto che la materia è complessa e che io non sono nessuno, mi faccio aiutare da Werner Foerster, che nel volume II del Grande Lessico del Nuovo Testamento (curato da Gerhard Kittel) scrisse, al termine di sei colonne di considerazioni filologiche classiche e bibliche:

Da ciò sembra doversi concludere che διάβολος non indichi primariamente l’“accusatore”. Poiché il significato “seduttore” non si adatta a ogni passo, s’impone la traduzione “l’avversario”. L’essere avversario si esplica dovunque nel fatto che il διάβολος vuole dividere Dio e gli uomini. Se poi in questo abbia avuto parte il significato del verbo διαβάλλειν, separare, è cosa che resta da discutere.

(II,71,926)

Insomma, διάβολος è la traduzione perfetta di “satanás”, che significa appunto “l’avversario” e se la persona spirituale che con questo nome viene chiamata opera in un modo che è sempre volto a dividere, ciò non significa né che ogni ricorrenza del termine διάβολος indichi una divisione, né – viceversa – che ogni divisione rimandi all’agente diabolico.

Anzi, in Mt 10, 34-35 Gesù dice espressamente di essere venuto a «portare la spada», e non la pace. “Portare”, poi, si dice lì proprio col famoso verbo βἀλλω, quello da cui viene la radice -βολ- di διάβολος. E la divisione non è solo una necessità storica, diciamo contingente: stando a Gesù, è un evento escatologico di cui si incarica personalmente. In Mt 25, 32, infatti, il Messia predica di sé stesso, nell’atto di compiere il “giudizio universale”, il verbo ἀφορίζω, che nella sua composizione indica il definire. Come si vede, benché il portato semantico di διαβάλλω abbia spesso in sé la sfumatura della calunnia, esso si differenzia da ἀφορίζω meno per il significato (che infatti viene ugualmente reso con i verbi “dividere” o “separare”) che per l’indicare i due, rispettivamente, il mezzo o il fine dell’atto divisorio.

E a questo punto ci siamo allontanati tantissimo dal discorso del Papa (però avevo premesso che questa pagina non avrebbe ospitato né apologie né polemiche), ma possiamo attestarlo serenamente. Sì, in un certo senso, Gesù viene come diavolo. Ieri, oggi e fino alla fine dei tempi.

Informazioni su Giovanni Marcotullio 296 articoli
Classe 1984, studî classici (Liceo Ginnasio “d'Annunzio” in Pescara), poi filosofici (Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, PhD RAMUS) e teologici (Pontificia Università Gregoriana, Pontificio Istituto Patristico “Augustinianum”, Pontificia Università “Angelicum”, PhD UCLy). Ho lavorato come traduttore freelance dal latino e dal francese, e/o come autore, per Città Nuova, San Paolo, Sonzogno, Il Leone Verde, Berica, Ταυ. Editor per Augustinianum dal 2013 al 2014 e caporedattore di Prospettiva Persona dal 2005 al 2017. Giornalista pubblicista dal 2014. Speaker radiofonico su Radio Maria. Traduttore dal francese e articolista per Aleteia Italiano dal 2017 al 2023.

8 commenti

  1. “Sì, in un certo senso, Gesù viene come diavolo. Ieri, oggi e fino alla fine dei tempi”.. ed anche esistenzialmente. Gesù ti separa ti divide dalle tue malattie. Che grazia poterle vedere, pur con gradualità, nello Spirito Santo. Di guarigione in guarigione. Noi piuttosto amiamo i fondali melmosi e statici e quando lo Spirito li smuove e viene su il putridume, ecco che ci spaventiamo.. “io non sono così!”
    Oh ma sì che tu sei anche così. Ed anche peggio. Benedetto Gesù che ci divide e ci guarisce.
    Sembra che Gesù pianse davanti al sepolcro di Lazzaro non tanto per l’amico morto ma per la constatazione umano-divina di come ci eravamo ridotti con il peccato.

  2. Le sfumature etimologiche sono importanti, ma non alla portata di tutti. Mi metto dal punto di vista dei semplici, che non sanno destreggiarsi tra verbi greci. Una frase come “Gesù si fa diavolo” può essere spiegata come fai tu, con discorsi brillanti e oggettivamente complessi, inattingibili dai meno colti. Lo scandalo dei meno colti, o dei facilmente irascibili, è comprensibile.

    La prudenza è una virtù cardinale. Non so se il mancato esercizio eroico di tale virtù sia di ostacolo alla canonizzazione.

      • Comprensibile a chi sa il greco. Ma a chi non lo sa, a chi non ha la prontezza mentale di capire immediatamente la differenza tra la divisione operata da Gesù e la divisione operata da Satana, non è molto comprensibile.

        • Intendevo che è tutto molto comprensibile quello che dici tu. E non me la sono presa con nessuno.
          Fortuna che, come scrivevo a un amico, di queste cose non si accorge nessuno. E chi se ne accorge o ne sorride o manda giù il rospo.

  3. Giovanni, ti ammiro per la tua cultura.
    Detto questo, la Chiesa non deve parlare solo ai colti, ma a tutti. Specialmente ai piccoli.

    Prima di dire qualcosa che può essere di scandalo ai piccoli, siamo prudenti e pensiamoci su 10 volte. Perché sappiamo cosa dice Gesù su chi scandalizza i piccoli.

  4. Non sono d’accordo. Non a caso il verbo usato da Gesù non è diaballo. Dividere può avere un significato negativo che implica odio e contrapposizione distruttiva come nel caso del diavolo e non certo di Gesù; oppure può significare separare, scegliere, e questo mi pare il senso riferibile a Gesù nel giudizio finale. Anche la spada di cui si parla nel Vangelo non è per distruggere ma per discernere. Almeno questo è il mio punto di vista senza nessuna pretesa che sia quello giusto.

    • Tutto vero, Slavina: osservavo solo che “diavolo” non si lega a filo doppio a “dividere”, contrariamente a quanto spesso si dice. Né dividere è necessariamente diabolico né “diavolo”, in senso prossimo, significa “divisore”. Per questo ho riportato il Kittel…

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