
Per molti decenni l’aggettivo medioevale è stato, oltre il suo significato storico, connotato da un senso negativo quale sinonimo di: oscurantista, sorpassato, retrivo. Oggi, fortunatamente, un simile uso è sempre meno frequente: interrogarsi sulle ragioni di questo fenomeno può essere utile anche per comprendere come la stessa lingua non sia neutra ma veicoli credenze e valori.
Quale visione del mondo intendeva affermare chi, naturalmente non senza una qualche ragione, usava in quel modo l’aggettivo medioevale? La lingua si faceva, in questa prospettiva, portatrice di un preciso connotato ideologico per cui la ragione, rigorosamente laica nel senso di non religiosamente connotata, si ergeva come unico criterio di giudizio, oltre cui non poteva esservi altro se non la barbarie.
Pur se acriticamente ripetuta questa sciocchezza non è però riuscita ad imporsi ed il Medioevo è stato rivalutato, soprattutto dalla storiografia francese, a partire dal secolo passato. Un arco temporale lunghissimo in cui accadono molti eventi: si impone il Cristianesimo, nascono sistemi filosofici diversi, l’Islam si affaccia prepotentemente sul proscenio della storia. Si tratta certo di una religione nuova, ma anche di una potenza politica ragguardevole dopo la cui nascita il bacino del Mediterraneo non sarà più lo stesso. L’elencazione potrebbe continuare: sorgono le letterature nelle lingue romanze e, uscendo dal ridotto della cultura umanistica, quelle lenti che poi Galileo Galilei punterà in superioribus.
Oltre la riabilitazione manieristica che dell’Evo Medio fecero i romantici soprattutto di area tedesca, una più equanime considerazione di questo periodo storico in cui nacquero anche i comuni e le università, può aiutarci ad evitare le cesure troppo nette tra un prima ed un dopo. Una cautela che ci preserva anche dal vezzo di proiettare nel passato nostre aspirazioni. Lo scontro tra il Papato e l’Impero non può certo essere decodificato, solo per fare un esempio, alla luce di categorie posteriori come quella dello stato laico di matrice moderna che si contrapporrebbe ad un potere religioso.
Ancora una metafora medioevale, spesso erroneamente attribuita a Newton, può farci comprendere meglio i rapporti con questa complessa epoca storica. Una celebre citazione tratta dal Metalogicon, opera di Bernardo di Chartres, può anche aiutarci a ripensare il nostro rapporto con il passato sia dal punto di vista individuale che da quello collettivo:
Noi siamo come dei nani issati sulle spalle dei giganti e per questo capaci di guardare più lontano dei giganti stessi.
I giganti sono, fuor di metafora, gli autori antichi, più o meno noti certo, ma comunque capaci di suscitare nuove ed imprevedibili letture che ulteriormente corroborano la vista intellettiva dell’uomo nato dopo la Rivelazione. Nessuna abrasione del passato, ma il desiderio di interpretarlo in una logica diversa, facendolo, in tal modo, rivivere.
Oltre ogni culto dell’io, tanto diffuso ai nostri giorni, l’uomo del Medioevo comprendeva bene la precarietà della sua esistenza funestata da molti pericoli: la sua stessa brevitas era segno della finitudine che la contraddistingueva. Una comprensione che raggiunge forse il suo culmine nella beatitudine che Francesco d’Assisi indirizza a “sorella morte corporale”, oggi non casualmente espunta dall’orizzonte dell’esistenza, del pensiero e, talora, persino della preghiera. Ed allora, invece di iniziare a rifare il mondo ad ogni alternarsi di generazione, l’uomo medioevale aveva l’umiltà di salire sulle spalle di quei giganti per vedere più lontano, anche grazie a loro.
Dante e Giotto, Tommaso d’Aquino e Ildegarda di Bingen, assieme a molti altri di cui non conosciamo il nome ma ammiriamo le opere, salirono su quelle spalle, videro lontano e possono aiutare anche noi, a patto che il nostro sguardo non sia obnubilato dalle lenti, questa volta distorcenti, dell’ideologia. Lenti che, giova ricordarlo, possono essere usate in varie direzioni, perché anche una certa apologetica sterile che ha ipostatizzato il Medioevo come se fosse un’epoca perfetta ha fuorviato non poco la sua corretta comprensione. Una Comprensione che, come per ogni epoca storica, deve incentrarsi su un autentico revisionismo, il solo atteggiamento mentale che possa favorire il progresso degli studi.
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