
Dal culmine del Triduo Pasquale rampolla una storia nuova in cui la resurrezione dei corpi precede l’immortalità dell’anima. Una storia in cui il dolore, il male, la stessa morte, sono una parola penultima perché l’amen è incastonato nell’esperienza della risurrezione.
Non solo di quella di Cristo, ma anche di quella possibile a ciascuno di noi: sì perché l’aspetto più stupefacente del mistero della Pasqua è che noi risorgeremo. Noi abiteremo cieli e terre nuove, noi proveremo una gioia finalmente non monca, noi canteremo una gloria non sbiadita, noi saremo quella gioia e quella gloria.
E non lo saremo come congerie, massa forte della e nella sua indistinzione, ma nel polimorfo manifestarsi della libertà dello spirito, lo saremo ciascuno a suo modo in una vertiginosa, ignota, abissale libertà. Ed ancora una volta è una donna, la Vergine Maria, a preannunciarci nel dogma dell’Assunzione questo mistero che non chiude gli occhi sulle miserie del mondo, ma ci dischiude un orizzonte che le illumina: in soli tre giorni, di cui uno interamente dedicato al silenzio, tutto questo accade.
Quanto abbiamo bisogno, storditi dal bagliore delle notifiche, del Sabato Santo: necessità di contemplazione, di raccoglimento, di quella pace che forse il mondo irride, ma che da solo non può darsi. Ecco cosa ci manca: se ogni Pasqua, ogni uovo aperto, ogni colomba assaggiata, ogni parola di perdono detta, ogni dissapore ricomposto, fossero il preludio di questa gioia.
Allora sì che, non ritualmente potremmo dirci buona Pasqua: e potremmo dirlo anche a questo mondo, in cui molto è prigioniero del calcolo, in cui si dà se e quando si può ricevere. Una gioia piena quella nostra in Cristo perché temprata nel crogiolo del dolore: vagliata nell’agonia del Venerdì Santo, sospesa allo scandalo di una Croce.
Correre verso quel sepolcro, trovarlo vuoto, e sentire, oltre quel vuoto, l’urgenza di gridare che non tutto finisce nel qui ed ora della storia dei giorni uguali ai giorni. Sentire che è Pasqua, sperare che ogni situazione possa rinnovarsi, rivivere, rinascere: Buona Pasqua.
Ciao Alessio e Santa Pasqua a te e ai tuoi. Ti ringrazio per aver condiviso con tutti noi questa tua vita, il tuo pensiero di credente in Cristo.Aiuti tutti ad aprirci ,a non essere monadi sterili. Ti abbraccio e ti auguro di essere sempre una ” luce” per i tuoi alunni e per tutti coloro che incontrerai. Ciao
Maresa Lattanzi
Santa Pasqua e Ave Maria