Robert Sarah presenta un libro sulla Chiesa scritto da una famiglia

Don Samuele Pinna e i suoi genitori (Francesco Pinna e Teresa Gornati) insieme con il Papa Emerito Benedetto XVI
del Cardinale + Robert Sarah1Ci hanno chiesto – e ne siamo onorati – di pubblicare questo testo del Porporato guineano scritto come Presentazione a “Lo Spirito Santo e la Chiesa”, di recentissima pubblicazione e scritto a sei mani da un affermato sacerdote e teologo ambrosiano insieme con i suoi genitori: Chiamati alla santità per opera dello Spirito, pp. 5-9.

Quando sono stato invitato a scrivere queste poche parole di Presentazione da don Samuele Pinna, affermato studioso di teologia, ho compreso l’importanza del volume che avevo tra le mani a motivo del suo oggetto. La relazione, infatti, tra Dio e la Chiesa è imprescindibile, oltre che per ogni teologo, per qualsiasi credente. Il tentativo poi di penetrare il mistero divino a partire dall’insegnamento magisteriale del Vaticano II permette di cogliere la ricchezza del patrimonio del deposito della fede che la Madre Chiesa ci consegna lungo la storia. Ricordare che lo Spirito Santo, il leggero soffio di Dio che aleggia sulle acque del mondo e della storia, è la guida e l’anima del Corpo di Cristo aiuta a superare la crisi di fede che, proprio dopo il Concilio, si è abbattuta sulla cristianità. Se, infatti, il legame tra Dio e i cristiani diviene insipido, la Chiesa diventa una semplice struttura umana, una società come le altre. Allora, la Chiesa si banalizza, si assimila a qualsiasi istituzione mondana e si corrompe fino a perdere la sua natura originaria. Senza Dio, inoltre, noi creiamo una Chiesa a nostra immagine, per i nostri piccoli bisogni e secondo i nostri gusti. La moda si impadronisce della Chiesa e la verità, che – se tale – vale per ogni uomo, viene a essere accantonata. In questo senso il Concilio Vaticano II non ha considerato la Chiesa come una realtà chiusa in sé stessa, ma la vede connessa indissolubilmente a Cristo. La Chiesa è come la luna: «È risplendente della gloria di Dio… la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21, 10-23), non brilla di luce propria, ma riflette la luce di Cristo. In effetti, allo stesso modo che senza il sole, la luna è oscura, opaca e invisibile, così è per la Chiesa se si allontana da Cristo, vero Dio e vero uomo. L’ecclesiologia dipende evidentemente dalla cristologia, che è a essa legata.

S. Pinna – F. Pinna – T. Gornati, Lo Spirito Santo e la Chiesa
alla luce dell’insegnamento del Concilio Vaticano II,
Presentazione del cardinal Robert Sarah,
Edizioni Sant’Antonio, Berlin 2019

La Chiesa non è dunque una creazione umana. La Chiesa è di Cristo. La Chiesa è l’immenso popolo nuovo formato da tutti quelli che la morte di Cristo sulla croce ha strappato dal regno del peccato e sono risuscitati nella vita con Cristo.

Questa raccolta di saggi presenta, allora, in modo lampante, l’opera della Terza persona della Trinità, che è di vitale importanza per la Chiesa universale. La voce e l’azione dello Spirito Santo, infatti, sono costanti nella compagine ecclesiale, poiché mostrano quella verità a cui ogni uomo è chiamato per vocazione divina. Il battezzato, il quale è membro “vivo” del Corpo di Cristo, è consapevole che l’uomo non deve essere rivolto semplicemente verso sé stesso. È l’orientamento opposto che gli assicura l’equilibrio e la vita. Bisogna che l’uomo muoia a se stesso, poiché nel momento in cui è rinchiuso nel proprio ego, la sua prigione interiore rimane un vero inferno. Solo Dio è la via aperta per la quale possiamo sfuggire a noi stessi. È solo il pensiero di Dio che ci può donare allo stesso tempo la libertà e la purezza, e l’equilibrio tra le due. Non è prendendo a modello l’uomo che sapremo che cosa dobbiamo fare, ma nel volgerci verso Dio: è Lui che ci mostrerà quali siano i sacrifici che ci sono richiesti ed è sempre Lui che ci donerà anche la forza per metterli in pratica. Se siamo fedeli a dirigere ogni giorno con pazienza la nostra anima verso la luce divina, diventeremo luminosi a nostra volta. L’orientamento normale porterà l’ordine, l’equilibrio, la tranquillità e la pace. Saremo, così, sulla strada della santità che consiste nell’interessarsi a Dio più che a se stessi, a sottomettersi alla Sua Santa Volontà e a vivere della sua beatitudine eterna. Ma come non si può vedere in questo itinerario l’opera in noi dello Spirito Santo? E, d’altro canto, come possiamo descrivere in maniera precisa e puntuale l’azione della Terza persona della Trinità? Ancora una volta ci viene in aiuto il presente volume, a cui rimando, che avvia la riflessione partendo dall’insegnamento del Concilio e approda istruendo sullo studio di importanti teologi (Hans Urs Von Balthasar, Henri de Lubac, Yves Congar, Charles Journet) che con la loro ricerca hanno influito sul Vaticano II. Il libro, difatti, lega insieme il contributo di don Samuele con quello dei suoi genitori, come è spiegato chiaramente nell’Introduzione. Mi è impossibile non sostare con delicatezza su tale aspetto, così come non riesco a non andare col pensiero ai miei genitori che, come ho già raccontato altrove [Dio o niente, pp. 22-24], sono stati decisivi per la mia vita umana e di fede. La magnanimità, l’onestà, l’umiltà, la generosità e la nobiltà dei sentimenti dei miei genitori, la loro fede e la densità della loro vita di preghiera e soprattutto la loro fiducia in Dio mi hanno molto impressionato. Non li ho mai visti entrare in conflitto con nessuno. Ho vissuto, quindi, in una famiglia pia, serena, pacifica dove Dio era sempre presente e la Vergine Maria venerata filialmente. La mia infanzia, pertanto, è stata molto felice: sono cresciuto nella serenità e nell’ingenuità innocente di un piccolo villaggio al centro del quale si trovava la missione degli spiritani, che tanto hanno influito sulla mia vocazione sacerdotale. La scelta, dunque, di don Samuele di aver inserito due scritti dei suoi genitori, Francesco e Teresa, non è solo per lui un “dono inaspettato” – come l’ha definito –, ma anche per ciascuno di noi, tanto da meritare sincera gratitudine.

La meditazione, còlta e altamente spirituale, di Francesco Pinna è un accorato richiamo alla necessità, per la vita ecclesiale, del Sacramento dell’Ordine. I continui riferimenti e i rimandi ai grandi pensatori cristiani, ai Padri della Chiesa e ai Sommi Pontefici mostrano come l’avvenire del sacerdozio debba essere letto proprio a partire dall’esempio dei santi. La sua sopravvivenza e la sua fecondità sono garantite dalla promessa di Gesù di essere con noi tutti i giorni fino alla fine dei tempi. È il legame con Cristo a permettere al sacerdote di essere il testimone della dimensione verticale dell’esistenza, mettendo in comunicazione con Dio e ripetendo il suo messaggio instancabilmente, affinché sia ascoltato nel grande rumore del mondo. Il sacerdote, come viene ricordato in questo primo saggio, possiede il potere divino, che consiste nel far discendere Dio e la sua Parola tra gli uomini. Da qui, l’importanza insostituibile dell’Eucarestia che, del resto, è il motivo proprio di questa meditazione occasionata a ragione della prima Santa Messa di don Samuele, ma che ben si applica per ogni battezzato (sia o meno consacrato). La configurazione del presbitero, la sua identificazione a Cristo crocifisso, si realizza mediante un’intensa vita di preghiera, di adorazione e di contemplazione silenziosa. Senza la preghiera, senza una vita radicata nell’Eucaristia e quasi inchiodata sulla croce, il sacerdote corre il rischio di cadere nell’attivismo, nella superficialità e nella mondanità. È contemplando il volto di Cristo nell’orazione che il sacerdote attinge la generosità per donarsi, corpo e anima, come Cristo, al suo ministero sacerdotale. Proprio nell’Eucaristia il sacerdote diventa non solo un Alter Christus, anzi egli è Ipse Christus: è davvero Cristo stesso.

Infine, come è giustamente richiamato in questa prima parte del libro, la vocazione sacerdotale è inseparabile dalla Vergine: la vita di un sacerdote non si può concepire senza un legame filiale con Maria. La Madre di Cristo mantiene i sacerdoti nella fedeltà e loro impegni. Grazie alla Vergine Maria sono convinto che il sacerdozio non sparirà mai. È per questo il sacerdote come ogni cristiano deve piantare la sua vita su tre pilastri: Crux – Hostia et Virgo: la Croce – l’Eucaristia e la Vergine Maria.

Il secondo saggio di Teresa Gornati è una puntuale rilettura dell’ultimo Concilio in cui emerge una chiara e coinvolgente spiegazione sulla realtà dello Spirito di Dio, il quale è ausilio necessario per la testimonianza che ogni cattolico è chiamato a dare. È importante ricordare che il Vaticano II ha segnato una svolta nella concezione della missione: «la Chiesa, durante il suo pellegrinaggio sulla terra, è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine» (Ad gentes, n. 2).

Se non stabiliamo in modo chiaro il mandato missionario nella Trinità, c’è il rischio di ridurre la missione a un insieme di attività di carattere sociale, a opere per lo sviluppo economico o il progresso, a impegno politico in favore della liberazione di popoli oppressi e alla semplice lotta contro l’esclusione. Tutte cose buone, talvolta anche necessarie, ma diverse dalla missione che Gesù ha affidato ai suoi discepoli. Essere missionari, in effetti non significa dare delle cose, ma comunicare il fondamento della vita trinitaria: l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Essere missionari consiste nel condurre gli uomini a un’esperienza personale dell’amore incommensurabile che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo per lasciarsi travolgere insieme a loro dalla fornace ardente d’amore che si è manifestata in modo sublime sulla croce. Essere missionari significa aiutare gli altri a diventare veri discepoli di Gesù, aiutarli a vivere una amicizia profonda con Gesù e a diventare un solo e unico essere con Gesù (cfr. Rm 6, 5).

La trasformazione missionaria della Chiesa non è una via umana, ma un appello dello Spirito Santo che illumina i nostri cammini, come una torcia infuocata e splendente nell’oscurità di questo mondo.

In questa seconda parte sono posti in evidenza gli elementi essenziali non semplicemente al fine di condurre una dotta ricerca sulla Terza persona della Trinità, ma per indicare la via che il cristiano, sostenuto dall’amore divino, può intraprendere per vivere il Vangelo in quanto testimone di una grazia che ha anzitutto ricevuto.

Il libro si conclude con un denso testo teologico di Samuele Pinna in cui sono recuperati i concetti già presenti nei due precedenti scritti. Vorrei spendere una parola solo sul concetto della santitànella Chiesa, che Pinna recupera dall’opera del cardinal Journet di cui è esperto estimatore e conoscitore profondo.

Nella storia della Chiesa, chi conserva la fede è il “piccolo resto”. Ci sono credenti che rimangono fedeli a Dio e alla sua Alleanza: sono il ceppo che rinascerà sempre perché l’albero non muoia. Anche se indifeso, resterà sempre un piccolo gregge, un modello per la Chiesa e per il mondo. I santi hanno trovato Dio: questi uomini e queste donne hanno scoperto l’essenziale. La terra rinasce e si rinnova grazie ai santi e al loro attaccamento indefettibile a Dio e agli uomini che vogliono condurre alla salvezza eterna e divengono, così, la pietra angolare dell’umanità. La preoccupazione principale di tutti i discepoli di Gesù deve essere, allora, la santificazione. Il primo posto nella loro vita deve essere riservato – lo ripeto! – all’orazione, alla contemplazione silenziosa della croce, la nostra “Spes unica”, e all’Eucaristia, tutto il resto sarebbe altrimenti vana agitazione. I santi amano e vivono nella verità e si preoccupano di guidare i peccatori alla verità di Cristo. Essi non potranno mai tacere questa verità né manifestare il minimo compiacimento verso il peccato o l’errore. La Chiesa non è una democrazia in cui la maggioranza finisce per prendere le decisioni, ma è il popolo dei santi. Nella Chiesa primitiva, i cristiani si chiamavano “santi” perché tutta la loro vita era ricolma della presenza di Cristo e della luce del suo Vangelo. Erano una minoranza ma hanno trasformato il mondo. La forza di un cristiano deriva, dunque, dal suo rapporto con Dio. Deve incarnare la Sua santità in lui e indossare «le armi della luce» (Rm 13, 12). I santi sono uomini che lottano con Dio ogni notte fino all’alba. Questa lotta ci fa crescere, ci fa raggiungere la nostra vera statura di uomini e di figli di Dio. La Chiesa altro non è se non il luogo in cui la santità può realizzarsi in pienezza.

Sono grato a don Samuele e ai suoi genitori Francesco e Teresa per questo ricco volume che ci ricorda non solo l’importanza della centralità di Dio nella nostra vita, ma anche il Suo primato su ogni realtà. Il suo influsso amorevole, infatti, ci riempie l’intimo del cuore mediante il dono del Suo Spirito, elevandolo a vita nuova, a vita eterna.

Note

Note
1 Ci hanno chiesto – e ne siamo onorati – di pubblicare questo testo del Porporato guineano scritto come Presentazione a “Lo Spirito Santo e la Chiesa”, di recentissima pubblicazione e scritto a sei mani da un affermato sacerdote e teologo ambrosiano insieme con i suoi genitori: Chiamati alla santità per opera dello Spirito, pp. 5-9.

1 commento

  1. Prima di tutto dico grazie.
    Un vero Cristiano mette in fatti Dio al primo posto, in questo mondo tutto passa ma la Parola di Dio rimane per sempre.
    Grazie.

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