Chiesa, abusi e Papi: il doppiopesismo tradizionalista

Ha ragione da vendere Aldo Maria Valli, uno dei giornalisti coinvolti nell’affaire Viganò, a evidenziare sul suo blog la diversa copertura mediatica riservata a Benedetto XVI e a Francesco nei casi di abusi sessuali commessi dai sacerdoti. Più benevola la stampa col “progressista” Bergoglio, più malevola col “conservatore” Ratzinger. Trattamento di favore al primo, trattamento di sfavore al secondo. Due pesi e due misure, insomma.

Il caso di mons. Oliveri ad Albenga e Imperia

Più modestamente, ho in mente un altro esempio di doppia misura. Bisogna ritornare a quattro anni fa, quando l’opinione pubblica viene a conoscenza del caso della diocesi di Albenga e Imperia, retta dal 1990 al 2016 da Monsignor Mario Oliveri. Emerge così un quadro a tinte fosche, che vede la diocesi ligure profondamente infestata da perversioni sessuali di varia natura diffuse tra il clero locale, nonché da scandali di natura economica1Alcuni link sulla vicenda: “La diocesi di Albenga-Imperia nella bufera. Il vescovo Mario Oliveri interrogato per due ore in procura” (26/02/2016) – “Il Papa manda in pensione Oliveri, il vescovo che accolse i pedofili” (01/09/2016) – “Oliveri, 25 anni da vescovo: «Se ho sbagliato qualcosa, Dio mi aiuterà»” (07/11/2015)..

Si parla di pederastia, omosessualismo, pedofilia, sesso di scambio, molestie, esibizionismo, col seminario che appare come un ricettacolo di omosessuali, tanto che i giornali parlano di una “diocesi boccaccesca”. Inoltre la testimonianza resa da un sacerdote alla Procura di Savona proietta un’ombra inquietante anche sul vescovo.

Nel 2014 interviene finalmente papa Francesco col commissariamento. Due anni dopo Bergoglio chiede e ottiene le dimissioni di Oliveri dopo aver fatto “ripulire” il seminario da Mons. Guglielmo Borghetti, coadiutore e successore designato di Oliveri alla guida della diocesi.

Monsignor Oliveri, che un bene informato come Luigi Bisignani definisce un “amico intimo di Viganò”, è uomo di spiccate tendenze tradizionaliste, il primo a celebrare in rito antico dopo il motu proprio Summorum pontificum di Benedetto XVI. Ho partecipato a quella messa pontificale a suo modo “storica” e, nonostante i dieci anni ormai trascorsi, serbo ancora un vivo ricordo della presenza di numerosi cattolici tradizionalisti, alcuni dei quali abbigliati in maniera davvero bizzarra, che con ogni evidenza avevano eletto il vescovo di Albenga-Imperia come uno dei loro “campioni”.

Accade che otto anni dopo Oliveri viene rimosso da papa Francesco e il pontefice argentino si trova al centro di una velenosa campagna denigratoria organizzata da quella frangia cattolico tradizionalista che oggi ne vorrebbe l’impeachment. Inutile dire che la rimozione di Oliveri veniva allora presentata come il frutto di una ingiusta epurazione dettata dall’ideologia di “Bergoglio”. Un carnefice (il malefico “progressista” Bergoglio) impegnato a perseguitare sadicamente una vittima (l’innocente “tradizionalista” Oliveri). Con ogni evidenza lo schema interpretativo era questo, con Francesco nei panni del “cattivo”.

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