Kavanaugh alla SCOTUS. Per ora “mezzo gaudio”, via

President Donald J. Trump (not pictured) announces Federal appeals court judge Brett Kavanaugh (R) as his nominee to replace retiring Supreme Court Justice Anthony Kennedy, in the East Room of the White House in Washington, DC, USA, 09 July 2018. The confirmation of Trump's Supreme Court nominee is expected to face strong opposition from Senate Democrats, as the balance of the court could be altered with long-lasting implications. EPA/JIM LO SCALZO

Trump ha scelto: il nuovo giudice della corte suprema americana che sostituirà Anthony Kennedy sarà Brett Kavanaugh, repubblicano conservatore, collaboratore di Kennedy e George W Bush.

Che fosse attesa la nomina di un pro-life era scontato, perché era stato esplicitamente promesso e ampiamente annunciato da Trump già in campagna elettorale, per cui in queste ore, più che l’esultanza dei pro-life, pare sorgere una certa insoddisfazione negli ambienti conservatori: Kavanaugh è un po’ troppo moderato per le aspettative.

La Corte suprema degli USA è un organo che ha un potere enorme: con le sue sentenze è stata in grado di incidere pesantemente sul tessuto della società, creando precedenti che hanno aperto gli argini per cambiamenti non sempre positivi nella storia più e più volte.

Negli ultimi 25 anni il giudice uscente Anthony Kennedy ha giocato un ruolo fondamentale nel plasmare la direzione delle decisioni della Corte, in cui si fronteggiavano 4 giudici pro-life e 5 pro-choice. Il caso più eclatante e famoso fu Roe contro Wade, una sentenza del 1973: la corte concesse (7 a favore e 2 contrari) il diritto all’aborto senza motivazioni collaterali (salute, condizioni generali) come semplice libera scelta della donna, secondo una nuova interpretazione del 14o emendamento: il diritto alla privacy della persona va inteso anche come diritto alla libera scelta per ciò che attiene alla sfera più intima dell’individuo e il divieto assoluto di aborto rappresenta un’ingerenza dello stato in tale sfera.

Dopo questa sentenza, ben 46 stati hanno rivisto la propria legislazione in favore dell’aborto ed essa resta un caposaldo da affrontare ogni volta che si dibatte di limitazioni: fino a che settimana è lecito abortire, come vanno tenute in considerazione le credenze religiose dei soggetti coinvolti, in che modo la questione morale può integrarsi con la difesa dei diritti personali.

President Donald J. Trump (back) announces Federal appeals court judge Brett Kavanaugh (front) as his nominee to replace retiring Supreme Court Justice Anthony Kennedy, in the East Room of the White House in Washington, DC, USA, 09 July 2018. The confirmation of Trump’s Supreme Court nominee is expected to face strong opposition from Senate Democrats, as the balance of the court could be altered with long-lasting effect on controversial laws. EPA/MICHAEL REYNOLDS

Quindi l’opinione di un giudice a riguardo di Roe vs. Wade è una questione cruciale e Kavanaugh, nel maggio 2006, in risposta ad una domanda del senatore Chuck Schumer durante una udienza di conferma per la Corte d’Appello del circuito DC, disse:

Seguirò Roe v. Wade fedelmente e pienamente. Questo sarebbe un precedente vincolante del tribunale. È stato deciso dalla Corte Suprema… È stato ribadito molte volte, anche in Planned Parenthood v. Casey.

Quindi non c’è spazio per romantiche speranze pro-life di mandare a gambe per aria un quarto di secolo di legislazione e sentenze abortiste.

Tra l’altro la corte suprema ha già avuto l’opportunità di ribaltare Roe vs. Wade e non è andata bene: nel 1992 ci fu la causa Planned Parenthood v. Casey, in cui cinque cliniche per aborti, una classe di medici che fornivano servizi di aborto e un medico indipendente presentarono una denuncia nella Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Orientale della Pennsylvania per impedire allo stato dal far rispettare cinque disposizioni del Pennsylvania Abortion Control Act del 1982, redatto dal rappresentante Stephen F. Freind, che riguardavano le seguenti questioni:

  • Consenso informato. Una donna in cerca di aborto deve dare il suo consenso informato prima della procedura. Il medico deve fornirle informazioni specifiche almeno 24 ore prima della procedura, comprese informazioni su come l’aborto potrebbe essere dannoso per la sua salute e informazioni sul feto.
  • Avviso al coniuge. Una donna in cerca di aborto deve firmare una dichiarazione in cui afferma di aver informato il marito prima di sottoporsi alla procedura, a meno di alcune eccezioni.
  • Consenso dei genitori.I minori devono ottenere il consenso informato di almeno un genitore o tutore prima della procedura di aborto. In alternativa, i minori possono chiedere il bypass giudiziario al posto del consenso.
  • Definizione “Emergenza medica”. Un’emergenza medica è una situazione in cui, sulla base del giudizio clinico in buona fede del medico, le condizioni mediche di una donna incinta sono così complicate da imporre l’aborto immediato per scongiurare la sua morte o tali per cui un ritardo creerebbe un grave rischio di alterazione sostanziale e irreversibile di una importante funzione corporea.
  • Requisiti di segnalazione. Le strutture che forniscono servizi di aborto devono archiviare e rendicontare le proprie attività secondo precise modalità imposte dallo stato.

In quel momento storico la Corte suprema aveva appena sostituito due giudici liberali con due giudici nominati da Bush, considerati conservatori: David Souter e Clarence Thomas, che si erano andati ad aggiungere agli altri 6 nominati in precedenza Reagan e Bush. Quindi c’erano 8 conservatori e un solo democratico, Byron White.

Ne uscì inaspettatamente una sentenza in cui veniva riaffermata la correttezza del precedente Roe vs. Wade, anche se solo la disposizione di informare il coniuge veniva rigettata e le altre confermate: i giudici Anthony Kennedy, David Souter e Sandra O’Connor, sebbene nominati da presidenti repubblicani, si schierarono di fatto con White.

Si può pensare che la consuetudine del precedente fosse talmente vincolante da non permettere una ridefinizione dei termini alla radice, per cui quello fu il massimo ottenibile, date le circostanze. Però tale consuetudine fu serenamente ignorata nel 2003 in Lawrence v. Texas quando la Corte ribaltò la sentenza Bowers vs. Hardwick del 1986 dichiarando incostituzionali le leggi che punivano la sodomia, sempre in virtù del 14° emendamento: la condotta sessuale consensuale fa parte di quelle libertà incluse nel diritto alla privacy dell’individuo.

Detta così, non c’è molto da eccepire: chi può contestare che ogni coppia in camera da letto possa fare ciò che preferisce?

Eppure tale sentenza ha posto le basi per altre sentenze assai più controverse, compreso il caso limite di Obergefell contro Hodges che ha riconosciuto il matrimonio tra persone dello stesso sesso come un diritto fondamentale ai sensi della Costituzione degli Stati Uniti, nel 2015.

Come si sia passati dal diritto alla privacy al diritto al matrimonio pubblico riconosciuto dallo stato, è un capolavoro di fanta giurisprudenza politicizzata.

Artefice di molti di questi capolavori fu per l’appunto quel giudice Kennedy nominato da un presidente repubblicano e che poi ha girato di 180° le proprie posizioni durante il mandato.

Ora l’equilibrio alla Corte è molto spostato a sinistra e Brett Kavanaugh, per quanto cattolico e pro-choice, non pare intenzionato a smuovere nessun pilastro piantato in questi anni dai democratici nel terreno molle della società statunitense.

https://twitter.com/brettkavanaugh/status/1016520820502421505?s=12

Questo potrebbe spiegare il giudizio benevolo del New York Times e l’opposizione manifestata da due senatori repubblicani, Rand Paul del Kentucky e Tom Cotton dell’Arkansas. Chuck Schumer probabilmente ripeterà la sua domanda del 2006 a Kavanaugh su Roe vs. Wade e la risposta potrebbe guadagnargli il consenso anche di qualche democratico, oppure no, se muterà la sua posizione. Ma è improbabile che lo faccia: non pare ci siano all’orizzonte le condizioni per ridiscutere l’ormai consolidatissimo “diritto” all’aborto. Ora ci sono posizioni da presidiare più vicine e più gravi: infatti negli ultimi anni è stato sotto assedio il diritto di manifestare la propria opinione, garantito dal primo emendamento: nella sentenza Masterpiece Cakeshop vs. Colorado Civil Rights Commission è stato riconosciuto il diritto dell’imprenditore (nello specifico un pasticcere) di rifiutarsi di fornire i propri servizi per motivi religiosi ai matrimoni omosessuali, ma è stata una conclusione raggiunta sul filo di lana per motivi collaterali alla questione. Infatti la Commissione per i diritti civili del Colorado, che aveva condannato il pasticcere, aveva utilizzato termini chiaramente discriminatori contro la religione cattolica, contravvenendo al principio di neutralità religiosa. Se la Commissione avesse imbastito un’accusa con parole meno esplicite, più generiche e prudentemente infiocchettate, la Corte Suprema non vi avrebbe trovato niente da eccepire. Insomma, qualcuno ha peccato di eccessiva sicurezza nel proprio potere e per questo è stato bloccato, ma basterà più accortezza per tornare all’attacco con buone probabilità di colpire con successo ogni forma di opposizione all’omosessualismo dilagante.

Quindi la quota parte conservatrice della Corte Suprema dovrà ergersi a vessillo di difesa di vecchie antiche libertà, come la libertà di culto e di parola, contro l’aggressione dei nuovi diritti civili di minoranze agguerrite e non ci sarà grande spazio per recuperare punti sull’aborto. Tra l’altro si sta facendo strada anche il nuovo reato dell’incitamento all’odio: dozzine di stati prevedono oramai sanzioni penali e civili per varie espressioni e ogni giorno che passa vengono fatte rientrare nelle categorie proibite sempre più esternazioni di banale moralità tradizionale.

Insomma, indipendentemente da chi sia Brett Kavanaugh e da quanto sia pro-choice, la situazione statunitense (e di riflesso pure la nostra) non è rosea. Servirà più di un risicato 5 contro 4 per cambiare la rotta.

Kavanaugh ha dichiarato che terrà la mente aperta in ogni caso, ma anche che i giudici devono interpretare la legge e non farla: un’affermazione che dovrebbe essere scontata e che non lo è più, in questo tempo di giurisprudenza creativa.

Speriamo bene.

Lascia il primo commento

Di’ cosa ne pensi