Natale in Terra Santa (sul serio, altro che cinepanettoni…)

epa00892313 A woman catches snow flakes as she stands on the plaza before the Western Wall , the holiest site in Judiasm, as Jerusalem is blanketed with snow, Wednesday 27 December 2006. ANSA-EPA/FLASH 90 ISRAEL OUT / PAL
di Silvia Di Lembo

Di ritorno dalla Terra Santa. Sana e salva, ricca, di doni e di desideri. E pensare che tutti, ma proprio tutti, ci consideravano dei pazzi!

US President Donald J. Trump (L) and Israeli President Benjamin Netanyahu (R) clapse hands during a visit to the Yad Vashem Holocaust Memorial museum, commemorating the six million Jews killed by the Nazis during World War II, Jerusalem, May 23, 2017. President Trump and his contingent are in Israel for a 28-hour visit to Israel and the Palestinian Authority areas on his first foreign trip since taking office in January. EPA/ABIR SULTAN

Fare un pellegrinaggio del genere, in un momento così delicato, con pericoli e incertezze non era davvero cosa buona e invece nulla di più pertinente per poter respirare a pieni polmoni un’atmosfera che ti rimane nel cuore, per poter toccare con mano un miracolo che si rinnova giorno dopo giorno: la vita della Chiesa e il suo popolo. Per chi naviga tra le pagine del Vangelo, i luoghi sono quelli stra conosciuti, nominati, immaginati: tanti episodi, tante storie di uomini che hanno incontrato Gesù in un giorno e in un posto ben preciso; case, pietre, rocce che da quel momento sono diventate luoghi di memoria viva, momenti di vita che si tramandano di bocca in bocca, di orecchio in orecchio e vanno a formare la tradizione cristiana. A detta della nostra guida, un nazareno cattolico che nei tratti somatici e nello spirito trasmette il calore e la saggezza del mondo arabo, non si può star davanti a certe cose in modo asettico o sentimentale: ad un certo punto occorre fare un salto, è un passaggio imprescindibile; lo scettico o il Tommaso di turno che arriva in Terra Santa con l’idea di vedere per credere non porterà con sé che un semplice book fotografico se non è disposto a fare un vero atto di fede, se non inizia a sentirsi parte viva, cuore pulsante di un popolo che accoglie con intelligenza e spirito critico ciò che qualcun altro prima di lui ha custodito e continua a custodire.

Cafarnao, la casa di Pietro

Incredibile sentire dalla bocca di una guida esperta e appassionata tali parole. Serve la fede! Non basta toccare, occorre credere. La ricostruzione veridica emerge proprio dall’unione di tradizione, reperti e fonti, sia letterarie che scritturali. Allora inizi a percepire nell’uomo che ti porta alla scoperta di questa terra un che di particolare: oltre il mestiere e la doverosa cortesia verso di noi, fatta di racconti e scoperta di sapori, ti rendi conto di avere davanti uno che nel fare il suo lavoro, scelto per qualcosa che va evidentemente al di là del tornaconto economico, testimonia una Presenza, una vita gioiosa, fatta di ironia e leggerezza; vissuta cioè nella piena consapevolezza di Chi permette di sostenere una situazione storico sociale impossibile ed estremamente contorta.

L’invito della nostra preziosissima guida è stato davvero fondamentale; mi ha aiutata a guardare con un’altra prospettiva le persone che a vario titolo e modo si aggiravano attorno ai luoghi santi: nell’immenso caos di diritti e accordi, per cui dal 1852 tutto è rimasto immobile e va avanti ogni giorno secondo lo stesso delicatissimo rituale, è possibile guardare tutto nel solco della tradizione; da un certo punto di vista, è chiaro che tutti, ognuno con i propri modi e le proprie specificità, collaborano a far sì che l’evento di Cristo sia contemporaneo per noi che giungiamo nei luoghi in cui è nato, cresciuto e morto.

Betlemme, ore 4:45 del mattino, 3 ore alla partenza; in strada non c’è anima viva. Facciamo un tentativo, assistere alla messa nella Basilica della Natività; dalle 5 alle 5:30 è la volta dei cattolici. Riusciamo ad entrare e scendiamo giù, verso la grotta: regna un grande silenzio tra il gruppetto dei fedeli temerari. Un custode prepara il piccolo altare e dopo pochi minuti arrivano due sacerdoti americani. Niente canti, niente fronzoli, essenzialità nel luogo essenziale per eccellenza; 30 minuti passano in fretta! Dopo la benedizione rimane perfino un po’ di tempo per pregare. Tutto già pensato per i pellegrini; alle 5:28 il custode inizia a dire in un inglese stentato che è giunta l’ora, è necessario lasciare ad altri quel luogo; nel salutarlo e ringraziarlo per il suo servizio, commosso, non fa che ripetere «visit Terra Santa» e allora ci commuoviamo anche noi con lui.

Grande è il groviglio di regole, accordi, orari, passaggi, ma altrettanto grande è l’amore di chi desidera non perdere ciò che dà ragione e fondamento alla propria vita e far sì che altri possano conoscerlo.

Credo davvero che non sia possibile vivere in dei posti così senza lasciar trasparire una radicalità; è il luogo stesso che lo richiede, è un’esigenza primaria. Tutto è vissuto con un’intensità maggiore, tutto ciò che si fa ha una profondità diversa. Tra la miriade di bellezze viste, toccate, assaporate (ho più cibo che souvenirs!), la cosa più preziosa che porto con me in un mondo altro, apparentemente più tranquillo e sicuro, è la radicalità, l’integrità, la gioia di vivere dei cristiani di Terra Santa.

2 commenti

  1. Grazie Silvia per questo bel post nel giorno dell’Epifania.

    Io sono tornato dalla Terra Santa alla fine di Ottobre, dopo 12 giorni di pellegrinaggio e mi ritrovo molto nelle tue parole. Penso persino di aver incontrato la stessa guida ;-)

    Una grazia la Celebrazione al Santo Sepolcro nel raccoglimento… noi eravamo immersi nei “lavori in corso”, tra rumori di trapani e troncatrici, ma è stato ugualmente un’emozione – anche se “emozione” non è la parola più adatta – e un bel esercizio: chiudere il mondo fuori e il suo rumore assordante di quel momento per restare “solo a solo” con Dio.

    Quel viaggio, tutti quei luoghi, quei momenti, quelle Celebrazioni, ti dicono una cosa sola (o meglio te ne dicono tantissime, ma…): Dio ha fatto tutto questo per te!
    Ti sta mettendo in un tempo della tua vita, al centro del Tempo, al centro della Storia.
    Questa Storia, la Storia della Salvezza, di cui parla ogni luogo in quella Terra, è fatta per te, per la Tua Salvezza!
    Quei luoghi non sono pura archeologia, che già sarebbe cosa storicamente importante, ma sono “memoriale”, come lo è l’Eucarestia che non è semplice rito che suscita un “ricordo” e un'”emozione”, ma è un AVVENIMENTO, il compiersi di una azione di Grazie.

    Se non fossimo tutti così riottosi rispetto gli “obblighi”, direi che dovrebbe essere “di precetto” per il Cristiano, fare almeno un pellegrinaggio in Terra Santa nella vita.

    Buona Epifania quindi, e che la Luce del signore illumini sempre i tuoi passi.

    P.S. Non mi spaccio per profeta, ma credo che quella Terra, così divisa, martoriata, oggi nuovamente nel caos, così resterà sino alla 2a (ed ultima) Epifania di nostro Signore o se troverà la pace, questo precederà di poco il Suo ritorno (e così non rischio di sbagliarmi …) ;-)

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