Chiesa e Massoneria: cosa è accaduto veramente a Siracusa

Prende, quindi, la parola Sergio Rosso, Gran Maestro Aggiunto Grande Oriente d’Italia, il cui intervento mette in evidenza due aspetti: la libertà dei massoni di professare la propria fede (in quanto la “massoneria autentica” non è contro alcuna religione) e il lungo elenco delle attività filantropiche e solidaristiche da loro organizzate, che, a suo dire, costituirebbe il terreno comune di dialogo con i cattolici. 

Subito dopo viene chiamato ad intervenire S.E. mons. Staglianò, che esordisce citando in tedesco la Zauberflöte di Mozart, considerata proprio un’opera dai tratti massonici. Accenna quindi alla vita del compositore, interessante ai fini del dibattito in corso essen do lui massone e cattolico, come emerge dalla corrispondenza con il padre, che gli raccomandava la confessione e la comunione domenicale. Il fatto che la sua musica fu considerata come manifestazione del divino da tanti teologi, nonostante la sua appartenenza alla massoneria, potrebbe indurci a ritenere che una certa vicinanza sia possibile, dice il monsignore. Ma, in realtà, non è così: non solo “non potremmo dire che Mozart è un cattolico esemplare”, ma addirittura che la musica di Mozart non si possa comprendere e capire senza il suo cattolicesimo.

A partire da questo momento, sotto l’incessante suono delle campane dell’attiguo Duomo, che accompagna le parole del vescovo, egli dà il via ad una superba lectio magistralis, di cui chi scrive non può far altro che riportare alcuni stralci.

Dice Staglianò che

Il cattolicesimo è assolutamente traditio, per cui è sempre lo stesso a partire dalle sue origini e dalle sue fonti, che è il Cristianesimo di Nostro Signore Gesù Cristo; però, vivendo nel tempo, è sempre in continua riforma (Ecclesia semper reformanda), proprio perché consapevole delle origini, la forma perfetta, pura, dogmatica di Gesù di Nazareth. La successione apostolica del Vescovo di Roma continua nel tempo, anche attraverso esercizi del ministero petrino che sono scandalosi. E lo è anche adesso.

Quindi, rivolgendosi ai gran maestri, mette subito in evidenza la mancanza di trasparenza all’interno delle organizzazioni massoniche e nello specifico il loro “problema di identità… che va mostrata”. Lo stesso problema si pone nel suo rapportarsi con la Chiesa, sia con “quella Chiesa cattolica del Concilio Vaticano II, quindi di Giovanni XXIII, che dice “cerchiamo ciò che ci unisce e non ciò che ci divide”, sia con “la Chiesa Cattolica di Giovanni Paolo II che ha detto prima di morire “fides et ratio” (cioè ha invitato i cattolici a lavorare sull’intelligenza, sulla ragione, sul logos, perché, in assenza di questo, la fede rischia di diventare magia e superstizione), sia con

la Chiesa Cattolica di Paolo VI, che nella Evangelii Nuntiandi dice: la chiesa si fa dialogo, la chiesa è dialogo per sua natura, perché l’elemento fondante della Chiesa Cattolica è il dialogo intratrinitario e non c’è figlio di esseri umani che non sia segnato da Cristo, immagine e somiglianza in cui tutti siamo creati, consapevoli o non consapevoli, accettando o non accettando.

Replicando, quindi, al moderatore Cappuccio, sul rischio di totalitarismo insito nelle religioni monoteiste, il vescovo Staglianò precisa che Habermas, però, in un primo momento teorizza l’espulsione delle religioni monoteiste, ma poi cambia opinione dopo l’attentato alle torri gemelle, convinto invece che nella futura società comunicazionale

soprattutto le religioni monoteistiche devono stare al centro, perché in queste religioni ci sono due cose fondamentali che servono alla civitas: l’obbedienza alle regole (i comandamenti) e l’apertura nella carità e nell’amore verso il prossimo, cristianamente identificato con il Dio crocifisso che dona la sua vita per l’altro. Nelle religioni monoteistiche c’è un’educazione della coscienza all’apertura verso l’altro (e questo è fondamentale per una società democratica) e soprattutto la consapevolezza che la propria verità va nella direzione di dover obbedire ad una realtà superiore che chiamiamo Dio, che ti da un comandamento non per incastrare la tua libertà nel dogma a cui devi obbedire, ma perché in quel dogma tu possa sviluppare il massimo della tua libertà. Che cos’è la libertà? La possibilità di fare quello che vuoi? La libertà è la possibilità di fare solo il bene, perché quando tu compi il male, non sei libero, ma sei schiavo del male che compi. 

Andando al cuore del tema oggetto di dibattito, mons. Staglianò si interroga intorno alla possibilità di dialogo tra Chiesa e massoneria, precisando che c’è un primo problema quello dell’identità dell’interlocutore da conoscere e un secondo, dato dal significato da attribuire alle parole, nella società liquida in cui ci troviamo:

Dialogare? E come? Potremmo noi pensare che le espressioni pace, giustizia, amore, solidarietà, dette da un vescovo della Chiesa cattolica, suonino a un massone con lo stesso contenuto con cui il vescovo lo vuole comunicare? È lo Sprachespiel: ogni parola vive del suo significato dentro uno spazio linguistico particolare. Dovendo ragionare sulle possibilità di dialogo tra di noi, bisogna anche prendere atto che c’è una grande difficoltà di linguaggio. Lo Sprachspiel determina anche il contenuto, il significato delle parole che utilizziamo, che sono parole comuni, ma non perché sono parole comuni vuol dire che siano parole che ci accomunano.

Questa precisazione tornerà utile più avanti, quando si dovrà tratteggiare il diverso significato da attribuire ai concetti di filantropia e carità.

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