Bologna e tutta Italia avrebbero bisogno d’un ceffone materno

L’ipocrisia nauseabonda con cui lasciamo che i giovani bevano fino a vomitare in un locale sotto gli occhi di tutti, per poi frignare pietismi inutili sulle conseguenze, è più spregevole e abbietta dei toni esasperati di don Lorenzo. Che poi, diciamolo, quello che più ha infastidito del post del don è il riferimento esplicito all’immigrazione incontrollata e a questa cultura dell’accoglienza senza pregiudizi che tracima ormai nell’irresponsabilità. Ma il don aveva in mente anche altre notizie: nello stesso giorno, sempre a Bologna, era stata aggredita e palpeggiata di primo pomeriggio pure un’altra minorenne mentre tornava da scuola, in zona Bolognina, da un nordafricano sbucato all’improvviso da dietro alcuni cassonetti. La ragazza era riuscita a divincolarsi e a darsela a gambe come un fulmine, ma la paura c’è stata tutta. E in questo caso non era rintracciabile davvero nessuna avventatezza da parte sua (il che forse è ancora peggio, perché non si riesce in alcun modo a organizzare nemmeno una banale prevenzione).

Queste due vittime, incolonnate insieme sul giornale, mettono ben in luce la differenza tra le due situazioni e soprattutto ci fanno fremere di rabbia per quella delle due che, con un po’ più di prudenza, avrebbe potuto risparmiarsi una buona dose di dolori. Non è una rabbia crudele, moralista, giudicante: è la rabbia del genitore che stringe i pugni e sbatte la testa sul tavolo al pensiero che si poteva evitare, che una ragazza poteva essere preservata dallo scempio della violenza, e invece non ce l’abbiamo fatta ad evitargliela. È la rabbia che prende i paramedici quando arrivano sul luogo degli incidenti del sabato sera, a raccogliere i corpi maciullati di giovani, finiti fuori strada per l’alcol e l’eccessiva velocità. E, se non fossero già morti, li prenderebbero a schiaffi dal dolore che hanno nel cuore!

Tempo fa, transitavamo in macchina per un centro abitato, mio marito ed io, quando un bambino sul marciapiede accanto è sfuggito alla mano della madre e si è buttato sulla carreggiata per attraversare. Mio marito ha inchiodato con estrema prontezza di riflessi. La madre ha gridato, ha afferrato il bambino per il braccio, gli ha dato un ceffone sonoro e poi l’ha abbracciato piangendo. In quello schiaffo c’era tutta la paura e la rabbia, c’era l’amore di chi, per la violazione di una norma (non si lascia la mano della mamma per la strada), si era quasi vista portare via il figlio, sfilato così, per un nonnulla. Era uno schiaffo che grondava desiderio di educare, di proteggere, di evitare il male. Grondava la pienezza d’amore di cui solo una madre è capace. Poi, dopo, l’abbraccio, in una successione rapidissima, che non ha lasciato il tempo di piangere per il ceffone, ma quelle cinque dita sulla guancia si sono impresse nell’animo del bambino per la forza dell’abbraccio: solo il rimprovero di chi ti ama ha davvero un’utilità.

Io ho visto nel post di don Lorenzo quello schiaffo, e nella sua lettera successiva anche l’abbraccio: stiamo a fare milioni di sofismi sui modi, mentre i nostri giovani sprofondano. Ma non si può dire, non sta bene, è da moralisti. Però meglio cinque dita sulla faccia che schiacciati sotto una macchina.

2 commenti

  1. Certamente pensieri e parole scritte di getto… forse non tutte delicate o magari del tutto appropriate, ma se andiamo al cuore (e non solo alla “pancia”) di quanto a scritto don Lorenzo – che non conosco – credo siano dettate proprio dall’amore per i giovani, la rabbia di vedere che si fanno male da soli e che qualcuno li inganna e che qualcuno se ne frega, a partire, viene da pensare, dagli stessi genitori.

    Così la morale, che sembra solo dire “te la sei cercata… di cosa ti lamenti” è la stessa del padre del figlio ribelle (e se qui parlaimo di una figlia ribelle quant’anche minorenne, è dura errere buoni genitori), che dopo aver constatato che il figlio/a è sopravissuto all’ennesima cazzata, altroché se non gli ammolla un bel ceffone, di dritto e di rovescio (con buona pace di chi si scandalizza).

    Purtroppo neppure i “…liberi professionisti, insegnanti, gente di cultura, per bene.” sono a priori i “buoni” (sappiamo da Gesù Cristo che nessuno e buono), alcuni di questi frequentano ambienti forse meno luridi. ma per non meno luridi intenti.
    Altri sono forse parte di quei genitoti del tutto assenti che in simili vicende possono avere grosse responsabilità “a monte”.

    Ma anche questo “scivolone” di don Lorenzo che ha del moralismo, fa parte di pensieri espressi sull’onda di un’emozione e senza filtri.

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