Le Madonnine di Fulvia Mendini: che Grazia!

Le sue Madonnine sembrano rendere visibile il κεχαριτωμένη (piena di Grazia, Lc 1, 28). Con questo termine, l’angelo si è rivolto alla fanciulla che con il suo sì ha cambiato le sorti della storia. Non è facile rendere in pittura la Grazia che ricolma la Madre di Dio, ma Fulvia Mendini, pittrice milanese, riesce a farci percepire la bellezza del favore di Dio sulla più bella delle sue creature. Già una volta, qui su Breviarium, è stato toccato il tema del rapporto tra arte e sacro: Giovanni spiegava che nella contemporaneità «l’arte sacra, con alcune lodevoli eccezioni, genera sensazioni oscillanti tra il disagio, la noia e il disgusto». Accade tutt’altro di fronte alle Madonne di Fulvia Mendini, che ci restituiscono la creaturalità redenta di Maria. Fulvia – che ha risposto gentilmente alle mie domande – non è un’artista sacra né, come ci dirà, va sempre in chiesa (ma crede): sono tanti in Italia gli artisti che non necessariamente si dedicano all’arte sacra, che non sono praticanti e, tante volte, nemmeno credenti, eppure a loro vengono continuamente commissionate opere i cui risultati lasciano per lo meno interdetti. Nelle Madonne della Mendini, però, si trova quella delicatezza e quella armonia, quel rispetto e quell’attenzione che ci aspetteremmo da tutti artisti che si accostano alle “cose sacre”. Si potrebbe obiettare che i ritratti delle sue Madonnine sono realizzati nello stesso modo con cui la pittrice si accosta al resto dell’umanità. Eppure c’è una riflessione di San Giovanni Paolo II che ci può indirizzare verso una lettura teologica più gravida di significato: Maria, nella sua creaturalità preservata dal Peccato Originale,

sarà sollevata con l’Assunzione, giungendo, per specialissimo privilegio, ad anticipare il destino riservato a tutti i giusti con la risurrezione della carne. Coronata infine di gloria – come appare nell’ultimo mistero glorioso – Ella rifulge quale Regina degli Angeli e dei Santi, anticipazione e vertice della condizione escatologica della Chiesa

(Rosarium Virginis Mariae, 23)

In Maria contempliamo, dunque, noi stessi, alla fine del nostro cammino, se ci saremmo lasciati cristiformare dalla Grazia. Ma torniamo a Fulvia e alle risposte interessanti che mi ha dato.

Madonnina della Grazia
Madonnina della grazia
2014
acrilico su legno
cm 42 x 30

C. Maria non è l’unico soggetto dei suoi ritratti. Ma ritorna più volte. Perché?

F. Ho cominciato a ritrarre volti umani dopo aver dipinto fiori astratti.

Sentivo la voglia di affrontare i volti, attraverso una forma unica di composizione dell’immagine. Una posa precisa che guarda e scruta in maniera estatica e contemplativa. Ma anche fissa e stupefatta, in osservazione dell’interlocutore, quindi senza mai spostare il punto di vista.

Il tema mariano non è un soggetto della nostra contemporaneità.

Mi sembrava interessante proporlo nei miei dipinti, anche se deprivato della sua più importante rappresentazione, che è quella con il bambino Gesù.

Quindi tutte le mie Madonnine sono delle vergini, nel momento prima del ‘concepimento’.

Forse il fatto che non ho avuto figli ha un profondo legame con questa scelta.

Perché si potrebbe anche dire che l’ossessiva ripetizione di soggetti spesso femminili, comprese le Madonne, sia il risultato di una continua ricerca di identità, che indago con la mia pittura.

 

C. Se credente, c’è un momento in particolare in cui ha sentito forte la presenza mariana nella sua vita?

F. Proprio perché sono credente, penso che le Madonne, che anche magari ho avuto in casa, che erano di mio nonno, sono dei soggetti che mettono gioia e serenità, e mi danno un senso di protezione.

Sono credente, ma non sono totalmente praticante.

 

C. Maria per la Chiesa Cattolica è la Vergine e la Madre. Ma, in qualche modo, è patrimonio dell’umanità, (anche quando non credente), che l’ha “letta” in vari modi. Qual è l’aspetto che la colpisce di più in questa donna?

F. Sono interessata a descrivere del volto di Maria, la dolcezza, la grazia, la profonda umanità, e naturalmente il senso del mistero.

 

C. I suoi ritratti mariani piacciono agli ecclesiastici? Ha mai avuto committenze in ambito ecclesiale?

F. Non mi è mai capitato, anche perché non frequento l’ambiente.

 

C. In quale modo si descriverebbe come pittrice?

F. Sono molto contemplativa, lenta e indecisa. Sempre a caccia di stimoli, che trovo nella natura, nella profondità dei colori e negli infiniti dettagli della vita.

 

C. Quali sono gli artisti che l’hanno influenzata?

F. Sono onnivora e appassionata di cose diverse.

Sono interessata alle arti etniche e figurative di svariate culture, con una particolare passione per la storia della decorazione. Parlando di grandi artisti del passato, mi piacciono, Giotto, Vermeer, Longhi, Bellini, Carpaccio, Tiziano.

Andando un po’ avanti, Modigliani, Campigli, Carrà, Donghi, Gnoli, Casorati, Segantini e alcuni simbolisti svizzeri…

Tra i pittori proprio a me carissimi, Alex Katz, David Hockney, Salvo.

Poi tra i contemporanei, Cindy Sherman, Pippilotti Rist, Miranda Giuly, e poi tanti altri.

Per ultimo citerei Walt Disney, senza il quale la mia fantasia non esisterebbe.

 

C. Che cosa la appassiona, entrando, anche se in modo indiretto, nei suoi dipinti?

F. Quello che succede quando comincio un quadro è stupore e magia di vederlo poi finito, avendolo prima solo immaginato.

C’è tanta ansia comunque, poi il progetto.

L’ horror vacui del mondo a quel punto se ne va perché qualcosa è stato colmato, riempito e ‘sedato’.

 

Per informazioni, qui il sito di Fulvia Mendini.

Le gallerie di riferimento dei lavori della pittrice sono:

Antonio Colombo Arte Contemporanea: qui il sito

Roberta Lietti Arte Contemporanea: qui il sito

I suoi dipinti sono visibili anche su Eccellenti Pittori di Camillo Langone.

La Madonnina con il Velo azzurro (2014, acrilico su legno, cm 42 x 30) «è ispirata – scrive Fulvia Mendini – alla celebre “Annunciata” di Antonello da Messina».

Sotto, invece, un quasi autoritratto della bella pittrice:

Anastasia
Anastasia
2003
acrilico su legno
cm 23 x 33

 

2 commenti

  1. Gentile signore/signora,

    non avendo timore del confronto, pubblichiamo serenamente il suo commento

    Intanto proprio il dato biblico ci porta a dire che Maria è presentata in modo differente rispetto ai giusti che credevano alla venuta del Messia.
    In Lc 1,28 – come già ricordato nel post – viene salutata dall’Angelo come «piena di grazia». Il favore di Dio ricolma in pienezza la ricettività di Maria (questo indica il participio al passivo, ed è un participio perfetto: azione iniziata nel passato che continua nel presente). Giovanni Paolo II, in una catechesi del 1996, dice che l’evangelista vuole: «presentare Maria come puro frutto della benevolenza di Dio, il quale ha preso talmente possesso di lei da renderla, secondo l’appellativo usato dall’Angelo, «piena di grazia». Proprio l’abbondanza di grazia fonda la nascosta ricchezza spirituale in Maria. Nell’Antico Testamento Jahweh manifesta la sovrabbondanza del suo amore in molti modi e in tante circostanze. In Maria, all’alba del Nuovo Testamento, la gratuità della divina misericordia raggiunge il grado supremo».
    In Lc 1,43, poi, Elisabetta la definisce espressamente «Madre del mio Signore».

    Poi, siccome si capisce bene dove lei vuole andare a parare, sulla natura e il fondamento del culto reso a Maria la rimando al bel numero 66 di Lumen Gentium, un documento del Concilio Vaticano II. Spero che la pacatezza di questa lettura possa sciogliere ogni suo dubbio (se poi avesse la pazienza di leggere tutto il capitolo VIII di quel documento non rimarrebbe deluso).

Di’ cosa ne pensi